Corriere della Sera, 7 giugno 2024
E ancora su Zalone e De Gregori
Francesco De Gregori e Checco Zalone insieme sul palco. «È come La Russa che pomicia con Schlein. Non è bello, ma eccezionale sì», scherza il Monello della risata. «Eccezionali tutti e due, Schlein e La Russa», ribatte il Principe dei cantautori con cappellino in testa e sguardo nascosto dietro lenti scure. È l’inizio di una serata senza regole. Le Terme di Caracalla, mercoledì, hanno ospitato la prima delle due date romane di «De Gregori-Zalone voce e piano (& band)». In platea anche Malika Ayane e Pacifico. Si replica domenica. Due show unici e, per il momento, irripetibili. Biglietti esauriti, 4.500 spettatori per ogni show. Due ore di live con 29 canzoni in scaletta, tra quelle di De Gregori – soprattutto le meno note con l’aggiunta di qualche classico – quelle di Zalone e le cover contenute nell’album Pastiche, pubblicato ad aprile.
Elegante e intellettuale Francesco, irriverente ed esagerato Checco. Per tenere insieme le fila del divertissement ognuno deve sconfinare nel campo dell’altro. Senza strafare. Zalone abbandona i panni dell’attore e regista per vestire quelli del musicista. Al piano, circondato dalla band, attacca Deborah’s theme di Morricone (C’era una volta in America). Canta Piano bar e rivolto a De Gregori: «I maligni dicono che l’hai dedicata a Venditti. Sfatiamo questo mito. Anche perché il pianista che ti ha ispirato era più bravo di lui». Ancora: «Francesco mi ha promesso che se cantate con lui non si irrita e che spiegherà le sue canzoni, perché il mio pubblico è facoltoso ma ignorante».
«Questo è un pezzo di storia italiana», dice De Gregori prima del Cuoco di Salò. Zalone parte con un accenno a Bella ciao e termina con poche note dell’Inno di Mameli. Per Storia di Pinocchio il cantautore ricorda quando Nino Manfredi la incise davanti a lui, «giovane di bottega». Zalone su Rimmel: «L’idea di dividere il cachet in parti uguali mi ha causato un dolore indicibile, poi ho pensato che ha scritto canzoni come questa e ho accettato». Il gioco si fa duro quando trovano spazio le canzoni di Checco. Come Alejandro, che il Principe spiega così: «Un uomo sotto la doccia si rende conto che la sua sessualità è... cambiata». Interviene l’altra metà del duo: «Uno è poeta anche su questi brani cag...». Non bastasse, nella canzone compaiono citazioni di Pablo. «I miei talebani – dice Francesco – non saranno felici, ma non me ne frega».
A metà serata Zalone lascia il palco al «maestro» che con la band propone dal canto popolare Sento il fischio del vapore, omaggio a Giovanna Marini, scomparsa a maggio, al rock di Numeri da scaricare. Entra Zalone con la chitarra. «Complimenti», lo incoraggia Francesco. E lui: «Sì ma vattene». Alla bellezza disadorna di De Gregori si sostituiscono le provocazioni di Checco. Culu piattu racconta i tormenti di una ragazza brasiliana per il suo lato b: «In una canzone ho messo blackface, catcalling e body shaming. Pensavo di essere la persona più scorretta d’Italia... poi c’è stato il Papa». Canta l’inedita Patriarcato, dove l’unica parità è fra i generi della figlia minore e di quella maggiore, e la famosa Immigrato: «L’ho proposta a Vannacci per la campagna elettorale. L’ha rifiutata. Ha scelto Generale di De Gregori e l’ha pure pagata. La mia gliel’avrei data gratis».
La strana coppia si diverte, De Gregori incoraggia gli spettatori a comprare Pastiche («La musica leggera è talmente indifesa che anche i consigli per gli acquisti sono leciti»), sottolinea i virtuosismi dell’amico al pianoforte. Arrivano l’omaggio a Paolo Conte e le riletture da brivido di Buonanotte Fiorellino e Sempre e per sempre. Prima del duetto di I uomini sessuali Zalone ironizza: «È diventata l’inno del Vaticano». E su Angela conquista il coro del pubblico. C’è spazio per il suo inedito Battiato con l’autore de La cura che si aggira per Pornhub. Il finale è per La donna cannone con il pubblico che canta. E De Gregori stavolta non si arrabbia.