Corriere della Sera, 7 giugno 2024
Alcol Marcia indietro di Svezia e Finlandia
Quando re Adolfo Federico, nel 1766, permise ai sudditi di fabbricare e bere liquori senza restrizioni, 175 mila case in Svezia diventarono distillerie. La situazione era fuori controllo: non tanto per gli ubriachi, ma perché le scorte di cereali e patate per i mesi freddi venivano sprecate in distillati. Nel secolo e mezzo che seguì, i Paesi scandinavi si dotarono di restrizioni al consumo di alcol. Negli anni Dieci e Venti del secolo scorso era vietato in Finlandia, e in Svezia ogni cittadino aveva un motbok, un carnet per il razionamento. Regole simili vigono ancora: nei Paesi nordici, esclusa la Danimarca, le bevande alcoliche sono soggette a forme di monopolio statale. Con risparmio di patate e grano, ma anche tassi di cirrosi e di altre malattie legate all’alcol più bassi che nel resto del mondo. E il consumo di alcolici tout court, specie in Finlandia, diminuisce ogni anno. Ma ora il vento è cambiato: il governo svedese (a base estrema destra) e il Parlamento finlandese (centrodestra più sovranisti) discutono leggi che erodano il monopolio. In Svezia i produttori di vino, birra e sidro potranno venderli direttamente, e il Parlamento finlandese ha approvato la vendita di alcolici fino all’8% al supermarket. Se la Ue non avrà obiezioni di concorrenza – eccepire a un monopolio crea precedenti e può distruggerlo – svedesi e finlandesi potranno bere alcolici più facilmente. Un progresso a cui brindare, o forse no.