la Repubblica, 7 giugno 2024
Chi è Jasmine Paolini
PARIGI – C’è una luce che risplende sul Bois de Boulogne. È la luminosità contagiosa di Jasmine Paolini, la quinta tennista della storia azzurra a disputare una finale Slam dopo Francesca Schiavone, Sara Errani, Flavia Pennetta e Roberta Vinci. Due le abbiamo vinte (Schiavone e Pennetta), domani chissà. «E pensare che ho ancora il ricordo vivido di noi bambini, ragazzini al circolo davanti alla tv a tifare per Francesca. Un momento pazzesco...».
Questa ragazza è un antidoto naturale, prima ancora che campionessa di sport. Se qualcuno si sentisse sopraffatto dal logorìo della vita moderna, triste e depresso, provasse a starle vicino per qualche minuto. Si sentirà meglio, guarito. «Oddio, io sono così, è il mio modo di essere e mi fa star bene. Se non avessi questo spirito solare diventerebbe dura, vedrei tutto nero. Infatti, quando le cose non vanno, mi sforzo e mi ricordo di pensare che mi piace quel che faccio. Sono così fin da piccola, penso di essere una persona molto facile. Mi piace sorridere, divertirmi. Niente di speciale».
Mica tanto, viene da aggiungere. Applaudiamo dunque Jasmine Paolini da Bagni di Lucca, nuova numero sette del mondo (eguagliata Roberta Vinci), che ha respinto la teenager del futuro, Mirra Andreeva. «Forte, accidenti se è forte». Ma lei l’ha disinnescata, anche se giura di non sapere bene come: «Ero così nervosa, poi ho messo i piedi in campo e ho cominciato a colpire la palla cercando di muovermi velocemente, per essere nel presente,per giocare punto per punto. Poi, quando ho preso il primo set ho iniziato a sentirmi sempre meglio...». E vorremmo vedere: 6-3, 6-1 lo score finale, di corsa verso la finale (proibitiva) contro Iga Swiatek, che è un po’ la Nadal in gonnella. Che al Roland Garros si trasforma e che ha sempre battuto la tennista toscana.
«Che si fa? Cercherò di godermela. Immagino che sarò nervosa, ma non sarebbe normale se non lo fossi». Comunque andrà, abbia il coraggio di alzare la mano chi ha puntato un euro sulla sua vittoria (era quotata a 66 a inizio torneo). «Io sognavo di diventare una professionista, ma non ho mai sognavo di essere numero 1 o campione di uno Slam. Non ho mai sognato così in grande. Mai. Tipo essere tra le prime 10 del mondo. È importante sognare, ma io sogno passo dopo passo. Non così lontano».
Non la si conosceva, perché lei stessa ancora non credeva in sè. Ognuno ha i suoi tempi. Ci voleva anche un tipo come Renzo Furlan, umile e lavoratore, per tirarle fuori la fiducia magica. «Guardavo gli altri italiani arrivare in finale, li vedevo vincere negli Slam, ma mai lo immaginavo per me. Certo, avrei voluto, ma ora è qualcosa di folle per me. Sono davvero felice. Anche sorpresa. Sì, se devo esprimermi questa è la sensazione in questo momento».
Il suo lungo viaggio approda nel porto di Parigi (ha pur sempre la Senna...), lei che quando impugnò la prima racchetta a cinque anni capì che era l’elongazione della sua mano. «Me ne sono innamorata. Mi piace molto giocare a tennis. Mi sento bene quando gioco».
Era già felice. «Quando sentivo Nole ragazzino che diceva di voler vincere Wimbledon, oppure Jannik a 15 anni dire che il suo sogno era quello di essere il numero 1, per me era incredibile. Mi dicevo: si può sognare questo? È possibile? Beh, ho capito che sono un tipo diverso di persona. Però oggi sono in una finale Slam. E sono così felice». Jasmine, resta così per sempre.