la Repubblica, 7 giugno 2024
Le regionali in Piemonte
TORINO – Si potrebbe partire dai simboli. In un grande mercato popolare di Torino, nel quartiere Santa Rita, dove è cresciuto e vive il sindaco democratico Stefano Lo Russo, a distribuire volantini di un candidato della Lega è uno storico militante Pd: «Il partito mi ha deluso», raccontava a pochi giorni dal voto di sabato e domenica. Il presidente della circoscrizione, un civico eletto in quota dem, Luca Rolandi, conferma i timori: «Temo che il quartiere viri a destra». Se lo zoom si allarga e l’osservazione tocca il centro cittadino e la collina, roccaforte del centrosinistra, qualche segnale si coglie anche lì: astenuti, delusi e convertiti dal centrodestra sono numerosi e la preoccupazione cresce: «Noto una grande disaffezione», dice la presidente della circoscrizione Centro Cristina Savio.Il responso delle urne per le regionali del Piemonte pare scontato. Lo è da tempo, in realtà, da quando è naufragato il tentativo di costruire un campo largo Pd-M5S, un tentativo in verità portato avanti con pazienza dal Pd con innumerevoli vertici e rinvii, e snobbato sostanzialmente dal partito di Giuseppe Conte, che in città ha una esponente chiave nell’ex sindaca Chiara Appendino. Se dovesse vacillare anche Torino, il fortino di Asterix che ha permesso di strappare la Regione alla destra con Bresso (2005) e con Chiamparino (2014), una riflessione diventerebbe urgente e il rischio che il Pd piemontese possa deflagrare, rendendo sempre più esplicita la guerra di correnti rimaste ferme al congresso del marzo 2023, sarebbe alto. Da Limone Piemonte, al confine con la Francia, a Vercelli e Novara, sono poche in verità in Piemonte le battaglie dove il centrosinistra parte favorito. Il governatore uscente Alberto Cirio, uomo delle Langhe, imprenditore delle nocciole e vicesegretario di Forza Italia, vede il bis a portata di mano. Cirio è forte di una buona popolarità personale, di una grande pazienza utile a gestire gli estremi delle sue destre (prima Lega, ora in calo, oggi Fdi) ed è stato favorito proprio dalle liti tra Pd e M5S, che implicitamente hanno scelto di non gareggiare, partendo in ritardo, senza fondi né idee. In casa Pd c’è consapevolezzadel rischio. «Dobbiamo tornare a essere il partito della speranza per le persone, capire come riuscire a riconnetterci – dice aRepubblica il segretario regionale democratico, Domenico Rossi –. Quando prevalgono emozioni negative come rabbia e paura cresce la destra che punta su chiusura e logica del capro espiatorio. È una situazione che va affrontata con la massima serietà».A questo punto la principale incognita nel centrodestra sarà capire se Cirio, con Forza Italia e con la sua lista civica, riuscirà ad arginare la bellicosa avanzata dei meloniani, prossimi a sostituire la Lega come forza egemone anche in termini di assessorati e nomine, già ampiamente rivendicati. Dall’altra parte, le trattative per il campo largo si sono interrotte già a gennaio, con i 5 Stelle a mettere sul tavolo temi come il finanziamento pubblicoper la costruzione degli ospedali. Optando di fatto per una corsa solitaria, con la prospettiva di ottenere maggiore consenso di lista a fronte di una competizione contro Cirio già così complessa. I dem hanno atteso fino all’ultimo prima di scegliere il candidato, su indicazione della segreteria nazionale, stoppando le possibili primarie interne fra i due aspiranti Chiara Gribaudo e Daniele Valle. La mediazione ha portato, a metà marzo, alla designazione di Gianna Pentenero, assessora comunale a Torino. Con un centrosinistra in ritardo e frantumato e il governatore netto favorito, la campagna elettorale è stata poco appassionante. La sanità il tema principale, con gli avversari di Cirio ad attaccare sul disastro liste d’attesa, sulla carenza di personale sanitario e il presidente a ribattere rivendicando la gestione Covid e un piano di assunzioni di qui al 2026. Gli unici scossoni sono arrivati dalle inchieste giudiziarie. La prima ha coinvolto uno dei signori delle tessere del Pd, l’ex Psi Salvatore Gallo, adombrando anche la pratica del voto di scambio alle ultimecomunali. Ne ha fatto le spese il figlio Raffaele (non indagato), capolista nella circoscrizione torinese, che si è fatto da parte. Di pochissimi giorni fa quella che riguarda un candidato dei 5 stelle, Marco Allegretti, indagato per reati fiscali. Nel mezzo il curioso caso di due esponenti della Lega – Stefano Allasia, presidente del Consiglio regionale, e Sara Zambaia – pescati a dire esplicitamente di non votare Cirio ma la candidata pentastellata Sarah Disabato. Fra scuse fantozziane e retroscena mai ben chiariti, la vicenda è finita a tarallucci e vino, tanto che Cirio ha partecipato mercoledì sera alla chiusura della campagna elettorale dei due. I conti, al limite, si faranno dopo.