il Fatto Quotidiano, 6 giugno 2024
Un giornalaio spiega perché le edicole stanno chiudendo
Lettera di un giornalaio al Fatto
Cari concittadini, noi giornalai ci rivolgiamo a voi dopo anni che cerchiamo di strillare in ogni dove il nostro disagio lavorativo ed economico. Sotto gli occhi di tutti ci sono edicole chiuse in ogni marciapiede e in ogni quartiere delle nostre città. La FIEG (federazione italiana editori), e i dirigenti sindacali della nostra categoria, da 15 anni, stanno operando strategie sempre più asfissianti per portarci a chiusura e per riscrivere poi la storia con nuovi e più impreparati operatori in questo settore. Una filiera rimasta l’ultimo baluardo a difesa della libertà di stampa e di informazione non può e non deve sparire così. Noi operiamo con parametri lavorativi stipulati 18 anni fa (l’accordo nazionale), scaduto 13 anni fa, e mai rinnovato. Non esiste altra categoria di lavoratori bistrattata e sottovalutata come la nostra, e con molta educazione, in un periodo storico sociale, pessimo un po’ per tutti, tentiamo ancora di portare all’attenzione della cittadinanza i reali motivi di quella che non sarà solo una nostra sconfitta, ma una grave perdita per una società che definiamo libera e democratica.
Il nostro margine di guadagno è ridotto ormai al 17,50% lordo dal prezzo di copertina dei prodotti; paghiamo tutto in contanti e in anticipo su presunti venduti (esclusi i quotidiani), e per la merce che ci consegnano in conto/vendita, siamo costretti a riconoscere fideiussioni o altre forme di garanzia; chi ci consegna la merce lavora ormai ai limiti della legalità, e raccoglie ormai gente sempre più disperata, disposta a qualsiasi sacrificio pur di lavorare. I distributori locali non esistono più, e i distributori nazionali operano da centinaia di chilometri di distanza, in automatico, facendo il bello e cattivo tempo sulle NOSTRE rivendite; iniziative editoriali sempre più scarne e prive di attrattive giornalistiche, che invece hanno dato lustro in un recente passato alle testate editoriali, facendo scuola in Europa e nel mondo; la FIEG cerca da sempre di uscire “dall’imbuto delle edicole”, così lo chiamavano, a loro non importa vendere, ma diffondere, che è ben diverso. È dalla diffusione e dalla confusione dei dati che prendono finanziamenti dai vari governi. Loro però sono sempre in attivo e a ogni cambio di presidente scrosciano applausi e laute liquidazioni per i risultati ottenuti. Cercano in ogni modo di far uscire anziché entrare, i clienti dalle edicole, affiliandoli con abbonamenti e regalie quasi a costo zero, sia digitali che cartacei. Per assurdo, sono i nostri maggiori concorrenti.