ItaliaOggi, 6 giugno 2024
Periscopio
Sinner numero uno al mondo. HuffPost.
[D-Day, 6 giugno 1944]. Una scena selvaggia, frenetica. Uno dopo l’altro i razzi ruggivano trascinandosi dietro cavi e scale di corda munite di rampini. Colpi di cannone e di mitragliere da 40 prendevano d’infilata la cima della scogliera, facendo rovinare sui Rangers valanghe di terra e di sassi. Gli uomini correvano attraverso la spiaggia stretta piena di crateri, con scale a piuoli, corde e razzi. Dulla cima della scogliera i tedeschi scaraventavano giù bombe a mano o sparavano con gli Schmeisser. I Rangers schizzavano da un riparo a un altro, scaricavano le loro imbarcazioni e sparavano verso l’alto, tutto nello stesso tempo. E al largo due veicoli anfibi DUKWS che trasportavano lunghe scale estensibili (prese a prestito per l’occasione dai vigili del fuoco di Londra) cercavano d’avvicinarsi. Dalla cima delle scale alcuni Rangers coprivano di fuoco la scogliera sparando con i fucili automatici Browning o con i mitra. L’assalto era furioso. Certuni senza aspettare che le corde fossero agganciate, si misero le armi a bandoliera e tagliandosi degli appigli con i coltelli cominciarono la scalata della scogliera alta quanto una casa di nove piani. Cornelius Ryan, Il giorno più lungo, Garzanti 1961.
Domani, 6 giugno 2024, la cerimonia internazionale per commemorare l’ottantesimo anniversario dello Sbarco in Normandia avrà luogo a Saint-Laurent-sur-Mer, il comune di Omaha Beach. Con Emmanuel Macron ci saranno Joe Biden, re Carlo III, il presidente italiano Sergio Mattarella. Ci sarà Volodymyr Zelensky, che combatte da due anni contro la tirannia, ma che all’orizzonte sbarchi alleati non ne vede. Putin e i suoi accoliti invece non sono stati invitati: è una cerimonia per ricordare l’eroismo che ha difeso le democrazie contro i dittatori. Maurizio Crippa, il Foglio.
Cara Milena, oggi voglio scrivere d’altre cose, ma le cose non vogliono. Franz Kafka, Lettere a Milena, Mondadori 1954 (dal Foglio).
Guerra in Ucraina: la Nato supera anche l’ultima linea rossa. Il Fattosky quotidiano, fingendosi indignato.
È dal 2022 che gli strateghi di Putin tentano di fissare paletti nei confronti di Usa e Ue. Allora chiedevano la promessa che l’Ucraina non sarebbe entrata nella Nato, che non le sarebbero state date armi, che l’Alleanza si sarebbe ritirata dagli Stati ex sovietici. Richieste ritenute irricevibili. Poi, dopo l’invasione, la Russia iniziò a parlare di «linee rosse» da non superare. Non mandare armi occidentali. Niente tank tedeschi e americani, niente caccia F16, e così di seguito. Gli Stati Uniti si sono mossi per mesi con molta cautela. Molti degli strumenti bellici donati avevano lo stesso vincolo: colpire il nemico solo nelle aree dell’Ucraina che sono state occupate dopo il 2022. In un primo momento era esclusa la Crimea, ma poi questo vincolo è caduto. Il problema oggi è costituito dalle province russe vicine al confine con l’Ucraina. I russi hanno concentrato lì uomini e mezzi con i quali colpiscono poi tutto il territorio del vicino, senza dover temere di essere attaccati. Per questo Zelensky (…) ha chiesto e ottenuto di poter allargare il conflitto anche a queste zone. Fabrizio Dragosei, Corriere della Sera.
Biden spinge la guerra un po’ più in là. Dagospia.
[E nell’Italietta meloniana?] L’articolo 11 della Costituzione è diventato anche nella retorica italianista della destra di governo quel che da tempo era nelle prosopopee pacifiste della sinistra d’opposizione: una sorta di comma 22 della responsabilità politica, per cui, essendo l’uso delle armi costituzionalmente bandito «come strumento d’offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali», sarebbe da considerarsi interdetto anche dove offenda la libertà d’un paese aggressore e una controversia internazionale sfortunatamente discenda dalla mancata resa del paese aggredito. Carmelo Palma, Linkiesta.
Non un D-Day, ma uno Sdidey. Fratelli d’Italia, a noi! Dal web.
Ali Khamenei, pochi giorni fa, ha esaltato l’assalto palestinese del 7 ottobre perché ha provocato lo stop al dialogo tra Tel Aviv e le monarchie sunnite del Golfo Persico. Un elogio pubblico che potrebbe dare ragione a quanti pensano che l’eccidio nei kibbutz sia stato ispirato dagli ayatollah, decisi a ostacolare il disgelo. Guido Olimpio, Corriere della Sera.
Tramonta anche il piano americano. Hamas rifiuta l’accordo per gli ostaggi.Libero.
Sono andati in fumo circa 1500 ettari di foresta al confine israeliano col Libano, che hanno preso fuoco dopo il lancio di razzi da Hezbollah. Nello Del Gatto, La Stampa.
Donald Trump sbarca su TikTok (l’app che anni fa voleva bandire). ilfattoquotidiano.it.
[Donald Trump,] il primo presidente antiamericano degli Stati Uniti, è la variabile impazzita di questo tempo. Christian Rocca 1, Linkiesta.
Le forze di destra avanzano, i socialisti calano. Ma alle destre non basteranno i risultati, storici per alcuni paesi, per avere una propria maggioranza nell’Europarlamento, perché rimangono comunque molto distanti dai socialdemocratici. Paolo Natale, politologo alla Statale (Alessandra Ricciardi, ItaliaOggi).
Taglio alle liste d’attesa e più medici assunti. Svolta alla Sanità. Libero.
Giorgia Meloni: «Come sarebbe addì che il decreto sulle liste d’attesa non cià la copertura? E che se mettemio a finanzia puro gli spot?!? Anvedi questi». Ellekappa, Repubblica.
Il sospetto: lockdown e vaccini hanno fatto più morti del Covid.La Verità (si fa per dire).
Come si dice «frociaggine» in latino? Saverio Raimondo, il Foglio.
A guardare i talk show, a leggere i social e a seguire la campagna elettorale, sembra che l’America, l’Europa, la Nato e il capitalismo, e anche gli ebrei, non abbiano garantito libertà e prosperità per ottant’anni (…) ma che al contrario i suddetti siano gli unici responsabili d’ingiustizie sociali, pronomi sbagliati e altre calamità. Mi chiedo se valga ancora la pena ribattere a queste enormità o non sia meglio ignorarle come se questi (…) fessi non esistessero. Posso testimoniare che si vive meglio, molto meglio, spegnendo la tv, e non ascoltandoli, ma poi questi indeboliscono il discorso pubblico, vincono le elezioni e provano a smantellare lo stato di diritto. Così ogni tanto [riaccendo la tv e] ci riprovo. Christian Rocca 2, Linkiesta.
Quante ingiustizie sono state perpetrate al grido di «giustizia è fatta». Roberto Gervaso.