Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  giugno 06 Giovedì calendario

Chi è Fabbri

Non serve essere il numero uno del mondo per giungere da favorito alla rassegna continentale, ma aver gettato la sfera di ferro aldilà dei propri limiti, oltre ad aver caricato oltremodo Leonardo Fabbri in prospettiva olimpica, fa sì che agli Europei di Roma il fiorentino rappresenti un dardo dorato nella faretra azzurra. L’anno passato si era rivestito d’argento nel lancio del peso ai Mondiali all’aperto di Budapest, in inverno si è tinto di bronzo al Mondiale al coperto di Glasgow, il 15 maggio a Savona l’allievo di Paolo Dal Soglio, con una bordata a 22 metri e 95 centimetri, ha migliorato di quattro centimetri il primato italiano di Alessandro Andrei che resisteva da 37 anni, divenendo il quinto uomo di sempre al mondo.
«Da quando ho iniziato a star bene fisicamente e mentalmente, sono entrato in una nuova dimensione e il gesto tecnico è diventato stabile e abbondantemente sopra i 22 metri». Pioggia, vento, sole, pedane ruvide o scorrevoli ormai non fanno più la differenza, perché Leonardo il Magnifico è pronto a dare la caccia al metallo pesante: «Speriamo che a Roma sia la volta buona. Non mi aspetto un clima normale perché il pubblico di casa sicuramente ci regalerà qualcosa di unico. Arrivarci con tante belle gare nelle spalle mi dà la giusta carica emotiva non solo per vincere ma anche per fare una grande misura». Ci sarà tempo per infrangere il muro dei 23 metri, intanto il gigante fiorentino si gode il suo momento di popolarità: «Dall’anno scorso ho capito di aver fatto un salto di qualità e mi fa piacere che si sia tornato a parlare anche di noi pesisti. Solitamente le gare di lancio sono sempre confinate in orari non di punta dei meeting e anche poco seguite dai registi televisivi. Spero che con i miei risultati si possa dare il giusto risalto a tutto il settore e che anche i giovani possano essere motivati. Mi sento un po’ come il paladino dei lanci, le mie vittorie servono per farci considerare di più». Tre sono gli ingredienti della ricetta magica. Il primo è di natura logistica: «Lo scorso ottobre la scelta di trasferirmi da Firenze a Schio, la città di Dal Soglio, è risultata azzeccata perché abbiamo trovato una base fissa e ideale per il nostro gruppo, di cui fa parte anche il compagno di nazionale Zane Weir». Il secondo riguarda il fisico: «In due anni ho perso 25 chili, cambiando completamente la dieta e adesso mi sento decisamente mepeso, glio». Il terzo è la nuova preparazione: «Usando pesi più leggeri della canonica palla da 7 chili e 260 grammi sono riuscito a carburare subito. Ora in allenamento il primo lancio mi riesce bene, quando in passato ne avevo bisogno di tre o quattro per ingranare. Un attrezzo nuovo costa tra i 500 e i 600 euro e solitamente dura anche 5 o 6 anni». Il resto è una questione mentale: «Quando a Budapest mi sono arreso solo a Crouser e mi sono messo alle spalle Kovacs e Walsh ho compreso che non mi dovevo porre limiti. Anche coloro che pensavo imbattibili erano alla mia portata». Allo stadio Olimpico i giorni da circoletto rosso saranno domani (qualificazione alle 19.55) e sabato. «Gli Europei sono una prova generale delle Olimpiadi, vorrei fare una bella figura». Poi tra giugno e luglio un altro paio di uscite prima di vivere l’avventura a cinque cerchi: «Pensare che è stato Paolo Dal Soglio, il mio coach, l’ultimo italiano a entrare nella finale olimpica del ad Atlanta nel 1996, mi fa capire che è arrivato il tempo di aggiornare gli almanacchi. Spero di vivere un’avventura diversa da Tokyo, dove senza spettatori è stata brutta». Tifoso sfegatato della Fiorentina, Fabbri vuole anche cancellare la beffa della Viola (»Ho sofferto per la sconfitta contro l’Olympiacos») e far da traino agli Azzurri di Spal-letti: «Da piccolo volevo fare il calciatore, poi ho scoperto il peso ed è stato amore a prima vista». Ventisettenne di Bagni a Ripoli, tesserato per l’Aeronautica Militare, il babbo Fabio è stato un discreto velocista (10”9 sui 100 metri) e ha portato Leo sui campi di atletica a sei anni. La prima allenatrice è stata Stefania Sassi, nel 2012 l’alloro ai Tricolori Cadetti, quindi il primo podio internazionale, il bronzo all’Eyof da Allievo, poi la finale ai Giochi olimpici giovanili. Il passaggio sotto la guida tecnica di Franco Grossi lo aveva fatto esibire anche nel disco, mentre studiava all’alberghiero, successivamente la specializzazione definitiva nel peso con l’unione con Dal Soglio, prima a Bologna, poi girovagando con la valigia in mano, infine a Schio. Una faccia finora d’argento e bronzo che sogna ardentemente di colorarsi d’oro.