il Fatto Quotidiano, 6 giugno 2024
Perché votare per l’Ue è meglio che stare a casa
I votanti nelle elezioni per il rinnovo dell’Europarlamento dovrebbero considerare che l’invadenza e l’aggressività dimostrate da Russia, Stati Uniti e Cina rendono essenziali l’esistenza e il potenziamento dell’Unione europea perché Germania, Francia o Italia, da sole, conterebbero poco o nulla nello scenario internazionale. Ma è vero che l’Ue ha deluso e deviato dai suoi valori originari. Soprattutto non ha rispettato la sua missione fondamentale, che è sempre stata garantire la pace. Non si è impegnata efficacemente per fermare i vicini conflitti Russia-Ucraina e Israele-Palestina. Nella prossima legislatura il principale europartito Ppe, che fa maggioranza con i socialisti e i liberali, punta addirittura a sviluppare l’industria degli armamenti, quando Ernesto Rossi, Altiero Spinelli ed Eugenio Colorni nel “Manifesto di Ventotene” sognavano l’unione dei popoli europei per eliminare per sempre le guerre. E sulla stessa linea si mossero i padri fondatori, il tedesco Konrad Adenauer, l’italiano Alcide De Gasperi e il francese Robert Schuman.
L’Europa dovrebbe trasmettere valori alti per migliorare la vita dei suoi 450 milioni di abitanti. Invece spesso sembra importare a Bruxelles e Strasburgo il peggio degli apparati di potere nazionali. Governi ambigui e lobby influenti usano l’Ue come una “zona d’ombra” – grazie a controlli esterni minimi rispetto alle istituzioni pubbliche nazionali – per far passare in un colpo provvedimenti in 27 Paesi, che sarebbe più difficile imporre ai cittadini in singoli Stati democratici.
Sostanzialmente nei tre Palazzi del potere a Bruxelles si privilegiano interessi economico-finanziari nazionalistici o di settore, trasformando l’Ue in un “mercato” condizionato da banchieri, imprese, lobby, faccendieri, malcostumi e pratiche corruttive (confermate dal recente scandalo Qatargate). L’Europarlamento, unica istituzione comunitaria eletta direttamente dai cittadini, non può proporre leggi e ha poteri co-decisionali solo su alcune materie. È il Consiglio dei 27 governi a decidere quasi tutto “a porte chiuse” senza la necessaria trasparenza. L’organo tecnico Commissione europea elabora le bozze delle leggi e sarebbe indipendente, ma i suoi 27 commissari vengono lottizzati e influenzati da governi, europartiti e ricchi lobbisti, mentre i circa 40 mila euroburocrati non producono in proporzione alle loro grasse retribuzioni.
Votare alle elezioni per l’Europarlamento può servire a migliorare l’Ue? Un po’ sì. Ma conta di più il voto alle Politiche, che esprimono poi il governo destinato a rappresentare l’Italia nel Consiglio dei 27 Stati. Questo organismo decisionale è dominato dalla Germania – in asse con la Francia o alleata con Paesi del Nord (Olanda, Austria, Finlandia, ecc.) – attraverso compromessi tra popolari, socialisti e liberali (anche per la spartizione delle europoltrone). L’Italia conta poco a causa della sua classe politica affollata di incapaci, opportunisti, servi e a volte corrotti. Anche il governo Meloni-Salvini-Tajani finora ha operato male in Europa. In più i partiti italiani usano la campagna elettorale delle Europee con fini di politica interna. Leader come Meloni di Fratelli d’Italia, Tajani di Forza Italia o Schlein del Pd sono in lista per misurare il loro consenso ed escludono di entrare nella Camera Ue. A Bruxelles e Strasburgo finiscono spesso scarti dei partiti e soggetti da riciclare o ricompensare. Gli eurodeputati di altri Stati non appaiono molto migliori. Quelli tedeschi, francesi, spagnoli od olandesi in genere vengono pilotati dalle loro capitali per difendere gli interessi del “sistema Paese” su base bipartisan. Alti euroburocrati in ruoli strategici, lottizzati e sostenuti dai loro governi, integrano dall’interno il peso politico nazionale.
L’aspettativa di una svolta con la crescita dei sovranisti sconta precedenti scoraggianti. La leader dell’estrema destra francese, la sovranista Marine Le Pen, nel dicembre scorso è stata rinviata a giudizio con altri membri del suo partito per presunta appropriazione indebita di fondi Ue tra il 2004 e il 2016. Il sovranista Salvini, quando era eurodeputato della Lega, brillava per assenteismo. Molti parlamentari britannici dell’Ukip, che hanno promosso la Brexit nell’Europarlamento denunciando gli sprechi di denaro pubblico Ue, approfittavano dei criticatissimi “stipendi d’oro” e privilegi dei loro euroseggi (per pochi giorni di presenza al mese).
L’astensione però non servirebbe nemmeno come atto di protesta. Finirebbe di fatto per rafforzare partiti che hanno deviato l’Ue o non in grado di ripulirla e rilanciarla. Non è facile. Ma è meglio sforzarsi di scovare nelle liste qualche candidato/a meritevole di un po’ di fiducia.