Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  giugno 06 Giovedì calendario

Il risveglio di Sinner

PARIGI – Diventare numero uno del mondo per gustarsi un dolce sugli Champs Élysées. Il piccolo, intimo premio di trasgressione. Fermarsi un momento a gustare quel buon sapore, osservando il simbolo di Parigi e riflettendo per un momento su se stesso. Un momento solo di svago perché, come canta Vasco Rossi, «la felicità dura un attimo».
Jannik Sinner ne ha vissuti vari, e li ha già digeriti. Perché c’è ancora del lavoro da fare, da finire. La celebrazione del Centrale di Parigi, le prime domande da leader mondiale. L’applauso della reception, tornando in hotel martedì sera. Attimi che strappano sorrisi, mettono di buonumore. Ma tutto finisce lì: «Sono venuto qui per giocare il torneo, mica per sperare in qualcosa...».
Jannik è fatto così. Se non lo fosse, avrebbe avuto il destino dei tanti talenti prodotti dal tennis italiano che poi si sono perduti nei fumi dei cinque minuti di popolarità. Sinner, semplicemente, se ne frega. Il suo primo giorno da numero uno del mondo? Un po’ come giocare a nascondino: sui social non ha postato nulla, lui.
Il racconto delle sue prime ore da world number one parte dall’altra sera, dopo il match dei quarti vinto contro Dimitrov: «C’mon!» dice Darren Cahill, il coach che è giunto al suo quarto atleta numero uno (i precedenti? Hewitt, Agassi e Halep), alzando i calici. «Alè, alè, alè...» risponde il fisioterapista Giacomo Naldi, ma i calici sono analcolici, il brindisi che celebra il momento è moderato come da policy, vedi la foto postata su Instagram da Simone Vagnozzi, l’altro coach. Infatti il lavoro non è finito: il tempo di mandare giù un boccone e Cahill&Vagnozzi si reimmergono nella visione del match tra Alcaraz e Tsitsipas, che ha proiettato lo spagnolo verso la sfida contro l’azzurro. Spunti e appunti (mentali) memorizzati per la semifinale di domani.
Poi tutti a nanna, in ordine sparso: il tempo – per Jannik – di salutare i suoi e di mandare qualche messaggino veloce (da Anna Kalinskaya, fidanzata tennista, agli amici più stretti di Sesto). Poi solo riposo, l’unica parola del mercoledì di Jannik Sinner.
Passata la nottata arriviamo a ieri, mercoledì: il primo dei due giorni di vigilia, e l’organizzazione del clan Sinner non si sposta di una virgola dal solito. Colazione tutti insieme, Jannik viene accolto con il sorriso: «Buongiorno, dormiglione! Ti salvi solo perché oggi è riposo totale per tutti...». Esatto. Ieri è stato un giorno di stacco totale, per favorire il recupero e la ricarica delle batterie. Ma questo discorso è valso soltanto per l’attore principale, Jannik, che per un giorno ha dimenticato anche il trasporto ufficiale verso il campo, visto che non ha raggiunto il Roland Garros. Qualcuno, come Vagnozzi, ha voluto regalarsi un po’ di cultura, andando al museo d’Orsay per trovare ispirazione, registrando il momento su Instagram. Poi, tornato alla base, con Cahill ha visionato i video per studiare e preparare la tattica e le possibili varianti (piano A, piano B e piano C) per la partita di domani. «Occhio alle smorzate...». «Però hai notato che adesso il dritto lo muove così...». «E l’ultima volta usava questa manovra...». Più o meno, il tenore della conversazione tra i coach.
Un discorso simile per Umberto Ferrara e Giacomo Naldi, che si occupano del motore, ossia la parte fisica di Jannik. Il buon Giacomo è l’unico che non stacca mai perché un minimo di trattamento c’è sempre: le coccole dei muscoli sono decisive, oltre al santo riposo su cui Sinner fa sempre affidamento, un Eta Beta moderno («riesce a dormire dappertutto, grandissimo»). Invece Ferrara ha impiegato la giornata a immaginare le “torture” (come ama chiamarle Jannik) di oggi, movimenti nuovi, sempre con un occhio di riguardo all’anca che fortunatamente non fa più i capricci.
E lui, Jannik? Beh, dopo essersi stiracchiato più volte, s’è rilassato come solo lui sa fare: ha alzato il livello dei suoi videogiochi alla Playstation, ha visto un po’ di tv su Netflix ed effettuato qualche videochiamata a Sesto. Non si sa se papà Hanspeter, mamma Siglinde e il fratello maggiore Mark domani faranno capolino a Parigi: sono presi dalla festa (organizzata da tempo per il suo ritorno, ma buona per celebrare il n.1) a Sesto, prevista per martedì, e gli ultimi preparativi sono i più rognosi. È per questo che i contatti Sesto-Parigi sono fondamentalmente tenuti da Alex Vittur, ex tennista, manager e amico, che ha informato Jannik dello striscione che a casa sua hanno dedicato alla nuova impresa, ma non solo.
Così è andata via la giornata, con il ritrovo nel tardo pomeriggio, prima di cena, per la classica sfida a burraco che è diventata ormai un rito scaramantico: davvero avete bisogno di sapere chi ha vinto?
Le videochiamate con i genitori e il fratello Mark che hanno preparato una grande festa per martedì a Sesto Pusteria. Il giorno libero di Jannik a Parigi da numero uno Atp mentre il suo staff ha preparato la tattica per la semifinale di domani con Alcaraz