la Repubblica, 6 giugno 2024
Intervista a Donatella Rettore
“Ma sei ancora al telefono?”, chiede il marito Claudio Rego. “Sei sparita”. Due ore. E potevamo continuare perché Donatella Rettore è una forza della natura. Ha appena pubblicato il nuovo singolo Il senso del pericolo, prodotto da Luca Chiaravalli, primo capitolo del suo nuovo album. Un inno all’estate e, alla spensieratezza, ed è pronta per il tour. Nata a Castelfranco Veneto (Treviso), classe 1955, una carriera segnata da successi come Kobra, Lamette, Splendido splendente, non si è vantata con gli alti e ha saputo superare i bassi. “Claudio è sempre stato al mio fianco, ci siamo sposati a 50 anni: è un uomo fantastico perché è femminista”.
È stata fortunata.
“Molto. Lui è un punto fermo, la persona su cui posso sempre contare, condividiamo tutto: la vita, la musica e il grande amore per i pelosi. Senza i cani non posso vivere. Nella carriera mi sono presa tante pause, sono realista: senza fare storie, mi metto da parte. Se non c’è spazio non intasiamo le orecchie, esco solo quando c’è la possibilità di essere ascoltata. Ed eccomi qua”.
Il suo personale ‘senso del pericolo’?
“Sono un’incosciente, rifletto da qualche anno: se faccio così succede colà. Ma sono sempre stata spericolata e istintiva”.
Il tour la porterà su e giù in giro per l’Italia, è preoccupata?
“Ho sempre con me ho la mia terapia: da 15 anni sono i miei pelosi. Orso, il mio amore, il giorno prima che se ne andasse ha fatto un giro di agility, aveva un tumore al miocardio. Stavo andando a fare il Capodanno a Crotone, ero sola a Fiumicino e ho visto un cane che gli assomigliava tantissimo. Sono scoppiata a piangere, pensavo che non mi vedesse nessuno. Si è avvicinata una hostess e le ho spiegato che quel cane somigliava al mio. Si è messa a piangere anche lei”.
È vero che sua madre, Teresita Pisani, attrice goldoniana, non è mai andata ai suoi concerti, non le ha mai detto “brava”?
"Mai venuta. Quando ero piccola mi accompagnava e diceva alle amiche: ‘È femmina e la devo tutelare perché è scema. Una che vuol cantare e ha la possibilità di studiare è scema’”.
Da ragazzina cosa sognava?
"Di fare la ballerina, l’attrice: accendevo la tv e vedevo Delia Scala, Raffaella Carrà. Amavo il mondo dei lustrini e delle paillettes. Mamma, attrice con Cesco Baseggio, era severa. Aveva delle idee sulla sua bambina, figlia unica. Fra un po’ avrei dovuto fare l’astronauta, aveva perso tre figli prima di me. Ho frequentato la scuola inglese. Papà, grande lavoratore, un anno prima che se ne andasse mi ha detto: ‘Se c’è stata una stella nella mia vita, sei stata tu’. Mi ha stretto il cuore”.
Bella e spiritosa: sarà stata corteggiatissima.
”Sempre stata molto volitiva. Mia madre mi rimproverava: ‘Stai dritta, non camminare come Gianni Morandi’. E io le rispondevo: ‘A me Morandi piace un casino’. Gli uomini non ci hanno mai provato sfacciatamente”.
Forse un po’ li intimoriva?
“Forse. Anche Claudio, quando mi telefonava, non era esplicito: ‘Pronto ciao, sono sempre io’. ‘Io chi?’. ‘Claudio, il bassista’. Ero nella sua testa, ma agli inizi non si sbilanciava. Siamo insieme da una vita, adoro gli uomini che capiscono le donne”.
Matrimonio a 50 anni.
“Ci ho pensato tantissimo, ero indemoniata per la mancanza dei Pacs, ma come, chi convive non ha diritti? I diritti devono essere di tutti. Siamo una coppia normalissima. Ma se mi guardo intorno, nel mondo della spettacolo tanti si sono lasciati. Altra coppia bellissima sono Carmen Russo e Enzo Paolo Turchi. Fellini, non avrebbe mai lasciato la Masina, e lei non l’ha messo mai davanti a fatto compiuto: o me o le altre. Ho sempre amato Federico e Giulietta”.
Di cosa è nemica?
“Della parola ‘genere’ in tutti i sensi’. Ma che vuol dire? Quando mi chiedevano: che genere fa? Se vuole le canto anche il liscio, avevo una faccia tosta pazzesca”.
Le è servita nella vita?
“Facevo ridere. La prima volta che sono andata da Gianni Ravera disse: ‘Questa è matta, ma fa successo’. E mi rimproverava: ‘Retto’ taci, parlo io. Pensa a scrivere le canzoni’. Adoro i giovani che vengono massacrati, vorrei proteggerli tutti; noi boomer eravamo tanti, complici: questi sono soli, prima che trovano un amico, fanno prima a trovare una gang”.
La passione per la musica quando nasce?
“Da sempre. Gita della scuola con le suore a Trieste, seconda media. La classe visita la città, passano tre ragazzi, capelloni con gli zaini, suonavano. Scappo e li seguo. Fanno l’appello e Rettore non c’è. Mi giocai le altre gite, liti furibonde con mia madre. Poi a 15 anni col maestro Roberto De Simone, la mia prima esperienza nel mondo della musica: Nuova compagnia di canto popolare. Che ricordi bellissimi con Eugenio Bennato e Patrizio Trampetti”.
Quanto ha contato Lucio Dalla nella sua vita?
“Tantissimo. Parlò con mia madre: ‘Come ha educato sua figlia?’. ‘Nella Santità di Cristo’. E lui: Allora tutte le volte che sua figlia canta dica una ave maria. Guardi che sua figlia vuole fare la cantante mica la troia’. C’era Ron, di una dolcezza e di una bellezza, mi accompagnava al piano. Ci vogliamo bene dal 1973”.
Cos’è per lei la trasgressione?
“Mai saputo di essere trasgressiva, facevo le cose che mi venivano naturali. La vera trasgressione è la legalità, seguire le regole. Sono curiosa e anche un po’ romana ho vissuto 30 anni a Roma, di provinciale non ho niente”.
È tornata a Sanremo con i La Sad, ci era stata con Ditonellapiaga. Può spiegare cosa c’è di vero della rottura con Loredana Bertè?
“Ci siamo incrociate l’ultima volta nel 2022, ci siamo guardate negli occhi, lei si è girata ed è scappata. Guardi, l’unica lite è a Saint-Vincent, e riguardava Mimì. Le dissi: ‘Basta dire questa cosa della iella, fa del male’. Mimì mi diede ragione e lei però se la prese con me. Quella è stata la cattiveria di un giornalista, per fomentare la rivalità, inventò che aveva detto che Bertè portava iella come la sorella. Ma ci rendiamo conto? Il giudice diede non luogo a procedere. Sono da sempre fan di Loredana, la adoro. È fortissima e vorrei tanto cantare con lei e Patty Pravo, noi tre insieme, come hanno fatto Gianni Morandi, Al Bano e Massimo Ranieri a Sanremo. Pensi che bello. Sa come chiamavo Loredana?. Abracalabria e lei mi chiamava la polentona”.
È una donna forte, e ha parlato anche del tumore.
“Lo voglio dire alle donne: è una cosa subdola perché non ti senti niente. Io avevo fatto da due mesi la mammografia, ci sto attenta, qui in Veneto si fa la prevenzione, nasco nel paese di Tina Anselmi, che grande donna. Poteva essere presidente della Repubblica, ma subentra l’invidia. Lei non era un’arrivista ma una statista, mamma le scriveva sempre. Quando la incontravo mi sorrideva: ‘Ti chiamo Rettore perché so che vuoi essere chiamata solo Rettore, io credo nei giovani’. Ma di che stavamo parlando?”.
Della prevenzione.
“Ci sono donne che non hanno mai fatto una mammografia, un’ecografia. Prenotatevi e andate. Quell’anno avevo appena fatto la mammografia ed ero andata a farmi visitare da Alessandra Graziottin, ho avuto una menopausa con crisi di panico, facendo la terapia ormonale sostitutiva, ero sotto controllo. Mi fa la visita, la palpazione: non mi piacciono questi granelli di riso. Ecografia, ago aspirato e venti giorni dopo mi hanno ricoverata. Mi hanno operato il 5 marzo 2020 allo Iov. Ringrazio tutti, sempre”.
Le è cambiata la vita?
“Mi ha segnato dopo. Perché devi fare sempre i controlli, è una spada di Damocle. A ottobre mi sparavo la Sardegna che era tutta mia, la Spagna dove ancora fa caldo. Invece in autunno faccio i controlli e la fila, con tante donne. Ma grazie alla prevenzione sono qui che lo racconto”.
La malattia non è più un tabù.
“Bisogna parlare e farsi aiutare, penso anche alla depressione. Devi dire ‘aiuto’, se no la gente non se ne accorge. Per gli attacchi di panico ho fermato due aerei in decollo a Fiumicino: sono arrivati i dottori, ero tutta sudata. Sono andata dallo psichiatra che mi ha detto: ‘Queste cose non si risolvono, deve prendere gli psicofarmaci due anni’. E mi ha aiutato l’analisi”.
Hai un rimpianto?
“Il primo: aver lasciato la casa discografica Ariston stupidamente, non avevano capito Kamikaze rock’n roll. Non è modernissima, di più. ‘Tu sei la nostra stella’ mi disse Alfredo Rossi, ‘ti abbiamo voluto accontentare e abbiamo fatto un disco che a noi non piace’. Era prima in Francia e in Germania. Sono permalosa, non ho mai pensato ai soldi. Andavo bene in Inghilterra, avevo contratti, ho cantato con i Traffic, i Bad Manners e i Devo. Per dispetto sono andata in Cgd. Erano uscite Anna Oxa, Mannoia, Gianna Nannini. In Cgd mi trattavano come merce di scambio e ancora mi dispiace, ma la colpa è anche mia. A 27 anni dovevo mantenere la calma. Ho avuto successi e dispiaceri”.
Altre recriminazioni?
“Avevo cominciato a fare cinema e ero piuttosto brava, la Monica Vitti del nord. Sono amica della famiglia Tognazzi, di Maria Sole e Gianmarco. Franca Bettoja mi chiamò: facciamo una cenetta con Ugo. Mi offrì di fare un film con lui. Rifiutai. Poi feci un altro sbaglio, mi scrisse Francesco Nuti per Io, Chiara e lo scuro. Non lo conoscevo. E ho perso l’occasione con Diego Abatantuono, che mi prendeva sempre in giro: ‘Il cobra non è un prosciuttoooo’, quante risate. Però non ho fatto Attila il flagello di Dio, ennesimo errore della mia vita. Avrei potuto fare l’attrice comica”.
Si vedeva comica, non bella?
“Quando ero bella non lo sapevo e non me ne importava”.