il Giornale, 5 giugno 2024
Il piano anti-fentanyl
Fentanyl, ossicodone, doping. La battaglia contro lo spaccio non riguarda solo le droghe «di strada», ma anche (e sempre di più) i farmaci. Nati per le terapie del dolore e le cure palliative di 600mila pazienti all’anno, escono dal circuito medico per alimentare il mercato delle sostanze illegali. E creare dipendenze pericolosissime nei giovani.
In Italia l’allarme fentanyl – oppioide sintetico 80 volte più potente della morfina – è scattato dopo l’analisi di una dose di eroina venduta a Perugia: conteneva il 5% della «droga degli zombi» che ha già messo in ginocchio gli Stati Uniti. Da lì il ministero della Salute ha diffuso le linee guida per il piano nazionale di prevenzione.
È prematuro parlare di emergenza, ma le forze dell’ordine sono impegnate in un’attività quotidiana per intercettare le corsie dello spaccio. L’obbiettivo è capire quali medici peccano di un eccesso di prescrizioni, in quali farmacie vengono rubate le confezioni, quali canali web vengono usati dagli spacciatori per cercare clienti. Sono tutti campanelli d’allarme su cui indagare prima che la diffusione dell’oppiaceo sia troppo radicata.
«Di fatto cerchiamo i punti deboli della filiera medica per scoprire gli usi impropri dell’oppioide – spiega Maruska Strappatelli, comandante del Nucleo Carabinieri Agenzia Italiana del Farmaco – Per combattere il mercato del fentanyl stiamo replicando il metodo già utilizzato contro l’ossicodone che ci ha portato, in una sola indagine, a fermare un traffico illegale del valore di 3 milioni di euro. I due farmaci hanno la stessa modalità di prescrizione e di uso, quindi possiamo muoverci nello stesso modo».
Tra ossicodone e fentanyl c’è tuttavia una sostanziale differenza: il primo viene prodotto in pasticche – facilmente smerciabili e quindi più semplici anche da intercettare -, il secondo invece viene prodotto in cerotti transdermici e quindi è più difficile da estrarre. «Questa difficoltà – spiega Strappatelli – è anche un vantaggio, ci dà più tempo per indagare sulle rotte del nuovo spaccio». Non tutto il fentanyl viene sottratto ai canali farmaceutici o ospedalieri delle terapie del dolore. In gran parte viene importato: non ci saranno trasporti su navi cargo o camion, «il fentanyl viaggia per posta, attraverso quei corrieri che solitamente portano lettere o fanno consegne, ignari di ciò che stanno consegnando» spiega Salvatore Leotta, direttore della sezione analisi presso la Direzione centrale per i servizi antidroga (Dcsa) dei Carabinieri. Per produrre dosi ne basta una quantità talmente minima rispetto agli stupefacenti (ma con effetti devastanti) che il canale posta sembra quasi «sufficiente» a penetrare il mercato europeo.
C’è un grosso tema da affrontare, trasversale a tutte le droghe-medicinale: «è la tracciabilità farmacologica – spiega Strappatelli – Funziona bene rispetto ad altri Paesi ma è ancora troppo permeabile». L’attenzione delle sezioni anti droga è concentrata anche sui furti di farmaci ospedalieri: non solo oppiacei ma anche medicinali oncologici, anti sclerosi o contro l’Alzheimer. Costano tanto, anche 7mila euro a scatola, e all’estero non vengono erogati gratuitamente come in Italia, quindi è facile finiscano nel giro dello spaccio internazionale. I danni per il sistema sanitario nazionale sono alti: solo nel 2023 sono stati rubati farmaci ospedalieri per un valore di 4,5 milioni, e quest’anno (considerando anche un furto della scorsa settimana) per un valore di 1,5 milioni. I carabinieri hanno in corso indagini sulle farmacie delle Asl o delle aziende ospedaliere meno sorvegliate. E stanno monitorando i magazzini di farmaci in cui i corrieri esterni possono entrare a scaricare merce, spiando cosa c’è sugli scaffali e tenendo d’occhio le modalità e i tempi di rifornimento delle scorte. L’obbiettivo è correggere le maglie larghe della sicurezza e prevenire possibili «infiltrati». E ora che i sequestri sono ancora poche decine è ancora possibile impedire (o rendere la vita difficile) alla rete illegale. Prima che anche i nostri giovani si trovino a vivere come gli «zombie» statunitensi, devastati.