La Stampa, 5 giugno 2024
I 90 anni di Donald Duck
Compie 90 anni il 9 giugno Donald Duck, all’anagrafe di Paperopoli Donald Fauntleroy Duck e in Italia (Paolino) Paperino. Malgrado l’età, il personaggio più giovane nello spirito del bestiario antropomorfo creato da Walt Disney a partire da un topo canterino alla guida di un battello fluviale. Il suo successo non era preventivato: nasce per caso, nel 1934, quando appare come spalla dal becco puntuto con berretto e giubba da marinaretto nel corto «La gallinella saggia» («The Wise Little Hen»): è un banale scansafatiche, alla pari di un (dimenticato) maialino. Comunque la data di uscita di quel cartoon, al Radio City Music Hall di New York, viene fatta coincidere da allora con l’atto di nascita di Donald Duck.
La seconda apparizione è ancora del 1934: in «Orphan’s Benefit», disturbato dal pubblico, si arrabbia e fa un’epica sfuriata. Paperino ora c’è tutto: la voce, incomprensibile, prestata fin dalla prima apparizione da Clarence Nash (un abbinamento che durerà più di cinquant’anni) e l’indole iraconda e litigiosa. «Nasce con un caratteraccio – commenterà il regista e animatore Jack Hannah che firmerà circa un terzo dei quasi 200 cartoon di Donald Duck–, ma fu la voce di Nash a darci la traccia, a stabilirne le caratteristiche».
In pochi anni la spalla Donald Duck surclassa Mickey Mouse, che pure è il simbolo scelto da Walt per il suo impero. Ma sono i numeri a parlare: tra 1941 e 1965, interpreta 106 cartoon, Mickey 14, anche Pippo/Goofy con 49 fa meglio. Topolino perfettino non fa ridere. Donald vince perché antieroe e perdente, per le sfuriate e la suscettibilità, la generosità e sfortuna, la testardaggine e goffaggine. Il sorpasso avviene negli anni della guerra: il corto di propaganda antitedesca «Der Fuehrer’s Face» vince l’Oscar, «The Autograph Hound» ne sancisce lo status di star riconosciuta dai massimi divi di Hollywood, Shirley Temple, Garbo, Gable. Nel dopoguerra l’ascesa continua, grazie anche agli epici scontri con Cip & Ciop e altri animali: si conferma alter ego dell’uomo qualunque vessato dalla sorte. Parte con le migliori intenzioni, ma finisce sempre in un disastro.
È questo il personaggio amato da Dino Buzzati, che di lui disse: «È una delle più grandi invenzioni narrative dei tempi moderni», poiché «specchiandoci in lui, nel segreto del nostro animo ci riconosciamo, ma nello stesso tempo ci sentiamo migliori». E da Umberto Eco, per cui Topolino corrisponde al «modello di uomo americano» fino agli Anni ’40, mentre Paperino è «il suo opposto» e lo surclassa perché «dissociato e nevrotico» come in fondo è l’uomo del dopoguerra, e cita come modelli alternativi «i personaggi di Spillane e i beatnik californiani». Tra i fan anche il filosofo ed epistemologo Giulio Giorello, che firma con Tito Faraci il soggetto di «La filosofia di Paperino», che poi Silvia Zico illustrerà.
Parallelamente al cinema, Paperino sbarca nell’editoria: l’adattamento a fumetti è promozione dei cartoon. All’inizio è Al Taliaferro a disegnarlo: sono strisce autoconclusive, a gag, che escono la domenica. Dal 1942 gli si affianca Carl Barks, autore in 25 anni di circa 600 storie, il più famoso dei disegnatori americani. Con lui si imprime un nuovo passo al personaggio, ora protagonista di storie più lunghe, spesso avventurose, in cui lo affianca una famiglia sempre più numerosa, la fidanzata Daisy/Paperina, i nipotini, Nonna Papera e il di lei fratello multimiliardario Paperone. Fumetti e cartoon prendono strade diverse.
Negli Anni ’60 il mondo dell’intrattenimento cambia e Disney si adegua: è la tv a farla da padrona e lì torna a splendere la stella di Mickey Mouse. Donald è ospite, ancorché d’onore, nello show del topo: è il declino. Dopo, sì, restano i fumetti e alcune serie televisive, ma non è più quello delle origini: politicamente corretto verrebbe da dire, snaturato. Si salva in qualche illustre comparsata cinematografica. Su tutte, in Chi ha paura di Roger Rabbit?: indimenticabile la sfida pianistica con Daffy Duck, la papera rivale made in Warner, dove torna il lui che preferiamo: collerico, imprevedibile, intrattabile, starnazzante.
Una storia a parte è quella editoriale che si gioca in Italia: dal 1935 Mondadori pubblica Disney, realizzando anche storie originali (le prime illustrate da Federico Pedrocchi). È Mussolini stesso a dare l’imprimatur al prodotto d’importazione. Gli album sono intitolati «Topolino», ma sono infarciti di storie di paperi. Mondadori, poi Disney, quindi Panini sono gli editori che si alternano da allora a oggi. Una storia che è racchiusa e benissimo sintetizzata nel volume «Paperino d’autore», parte di una trilogia di volumi da collezione (in libreria da domani) composta anche da «La casa di Paperino», raccolta di sole storie made in Italy, e «L’uomo dei Paperi», dedicato al lavoro di Barks tra 1947 e 1963. Oggi invece è in edicola un «Topolino» omaggio ai 90 anni con Paperino che campeggia a tutta cover e allegata una simbolica statuina di Paperino dormiente. Anche Disney+ inoltre rende omaggio a Paperino il 9 con uno speciale composto da tre corti classici, «Crazy Over Daisy» e «Out on a Limb», più un inedito, «Paperino Fai da te». —