La Stampa, 5 giugno 2024
Le quattro incognite sul voto
Togliere a Schlein negli ultimi giorni di campagna elettorale un argomento di propaganda – la sanità pubblica che non funziona, l’impossibilità di curarsi per chi ne ha bisogno e non ha soldi – che ha funzionato più di quel che era dato prevedere per Meloni. Di qui il decreto approvato ieri mattina in Consiglio dei ministri e accolto dalla segretaria del Pd come un pannicello caldo, anche perché, per verificare se funzioni, dovranno passare settimane, forse mesi, e intanto la scadenza del voto dell’8 e 9 giugno sarà trascorsa.
Pensiamo non solo ai tempi tecnici della pubblicazione di un decreto sulla Gazzetta ufficiale, dove il testo che deve apparire deve essere giuridicamente controllato fin nei dettagli, ma ai provvedimenti successivi: in questo caso l’unificazione nazionale dei Cup, i Centri unici di prenotazione che per ora già agiscono a livello locale, attraverso circolari, ordinanze, documenti che dovranno fare i conti con tutti gli abituali ostacoli burocratici.
La verità è che nei due maggiori partiti di maggioranza e di opposizione cresce la paura che l’astensione di metà dell’elettorato – queste sono le previsioni, ma potrebbe anche andare peggio – possa giocare brutti scherzi e influire sul risultato finale. Anche perché la partecipazione al voto potrebbe distribuirsi sul territorio a macchia di leopardo, cioè con record di diserzione dalle urne soprattutto al Sud, su cui ad esempio il centrodestra confida perché ha solidi serbatoi di voti e il centrosinistra tradizionalmente fa fatica e per questo talvolta si avvale di alleanze spurie nelle elezioni locali.
A livello di centrodestra l’altro timore è nel tipo di campagna «strada per strada, porta a porta» fatta e dichiarata da Schlein soprattutto in questi ultimi giorni che precedono il voto. Mentre i membri del governo hanno ovviamente avuto meno tempo – Salvini escluso, che non ha fatto altro – per dedicarsi a comizi e incontri con gli elettori. Infine l’ultima incognita è rappresentata dal voto il sabato pomeriggio oltre alla domenica, che viene sperimentato per la prima volta e va a sbattere contro le prime giornate estive, dopo un periodo di turbolenza meteorologica, che potrebbero diventare una ragione in più per scegliere di andare al mare e non di recarsi ai seggi elettorali. —