Corriere della Sera, 5 giugno 2024
La Lune per la Cina è solo un progetto politico
La Cina ha compiuto un altro balzo verso la Luna. La sonda Chang’è-6 ha raccolto per la prima volta dei campioni nel Polo Sud del nostro satellite nel grande bacino di Aitken riportandoli sulla Terra. Oltre la scienza, dietro alla complessa operazione che ha inanellato fallimenti negli ultimi mesi da parte di sonde americane e giapponesi, c’è la concretizzazione di una strategia che vede sempre di più il «celeste impero» primeggiare in tecnologie ancora carenti negli altri Paesi considerati tra i più avanzati. Non solo. La Luna è diventata prima di tutto un grande progetto politico che attraverso lo spazio costruisce una coalizione planetaria sempre più forte contrapposta all’Occidente. Se la Nasa e oltre quaranta nazioni (Italia compresa) condividono il programma Artemis per insediarsi sulla Luna, Pechino ha già raccolto una decina di Paesi impegnati nella realizzazione della sua International Lunar Research Station. Tutti guardano al Polo Sud per iniziare la colonizzazione imparando ad estrarre risorse locali utili all’insediamento ma anche sulla Terra. Non a caso Pechino e Mosca sono stati i primi a compiere valutazioni sulla presenza dell’elio-3 che sarà necessario alle prossime centrali terrestri a fusione nucleare. Chang’è-6, dunque, accelera il rischio che il sud lunare diventi rapidamente un territorio di contesa se le Nazioni Unite e gli Stati interessati come l’Italia non scriveranno regole che rispettino i diritti di tutti.