Corriere della Sera, 5 giugno 2024
Università, il balzo del Politecnico
Il Politecnico di Milano continua la sua scalata nella classifica «QS» delle migliori università del mondo. Quest’anno è 111esimo su 1.503 atenei. In questo modo entra di diritto nel «top 8 per cento» mondiale. È il miglior risultato di sempre per un’università italiana. L’ingresso nel club delle prime cento, che fino a qualche anno fa pareva un obiettivo irraggiungibile, non è più così lontano. Anche la Sapienza e l’Alma Mater di Bologna – rispettivamente 132esima e 133esima – continuano a guadagnare posizioni. Ma in generale il cammino delle italiane resta in salita: difficile competere con sistemi come quello britannico che spendono il doppio di noi (in rapporto al Pil) o con quello americano che si conferma al vertice della classifica con il Mit di Boston.
La posizione di eccellenza del PoliMi non è una novità. Nella classifica dei migliori corsi di laurea pubblicata da «QS» pochi mesi fa, era fra le prime dieci al mondo sia in Architettura e in Design che in Ingegneria meccanica e aeronautica. Quest’anno c’è anche un altro exploit da segnalare, quello dell’università di Bologna che scala 21 posizioni piazzandosi subito dietro la Sapienza. Entrambe si distinguono per l’eccellente posizionamento per quello che è considerato l’indicatore più importante di questa classifica: la reputazione accademica, in cui l’Alma Mater è prima in Italia e 69esima al mondo, seguita a ruota dalla Sapienza (70esima). Terzo il PoliMi (90esimo), che può contare anche su un’ottima fama presso i datori di lavoro (82esimo). Al quarto posto in Italia si conferma l’Università di Padova che, rispetto all’anno scorso, perde però ben 17 posizioni (è 236esima). Quinto il Politecnico di Torino che scala 11 posti e ora è 241esimo. Segue la Statale di Milano, che anch’essa scende di 9 posizioni collocandosi al 285esimo posto (la Bocconi, invece, non partecipa in quanto non è un’università «generalista»). Nessun altro ateneo nostrano riesce a piazzarsi fra i primi trecento al mondo.
Delle 42 università italiane classificate, quindici salgono, nove mantengono la stessa posizione e le restanti diciotto perdono terreno.
Uno dei fattori che più penalizza il nostro sistema in queste classifiche è il rapporto studenti-docenti: 20 a uno, contro 17 in Francia, 15 nel Regno Unito, 12 in Germania. Un altro è la scarsa internazionalizzazione: i nostri atenei continuano a essere poco attraenti sia per gli studenti che per i docenti stranieri.
Deficit
Uno degli elementi che penalizza il nostro sistema è il rapporto studenti-docenti
Nella top ten mondiale anche quest’anno Stati Uniti e Regno Unito si spartiscono quattro posti a testa. Al vertice per il tredicesimo anno consecutivo si conferma il Mit di Boston. Sorpresa, invece, al secondo posto dove si impone l’Imperial College di Londra che guadagna quattro posizioni, supera Oxford (terza) e relega un’altra star, Cambridge, al quinto posto. Unico ateneo continentale in questa decina è l’università politecnica Eth di Zurigo, che si conferma settima. Per l’Asia c’è la National University di Singapore, ottava.
Oltre a stilare la classifica, gli esperti di «QS» offrono alle stesse università un servizio di consulenza per migliorare la propria immagine ed eventualmente il piazzamento.