il Giornale, 4 giugno 2024
Le parole della neopolitica
I l politichese è stato spazzato via dal linguaggio virale della Rete e dei social network. Riesce difficile immaginare «le convergenze parallele» in un post su Facebook. Semplificare, ironizzare, associare la parola all’immagine: la comunicazione della neopolitica si basa su questi pilastri. Attenzione, però: ai nostri tempi, uno slogan ben riuscito può facilmente cambiare significato. Pensate al tormentone «Io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono cristiana». Partito come filastrocca ironica sulla Meloni, finito come titolo di un libro della Meloni stessa: Io sono Giorgia. Da quel momento, in effetti, la Meloni è Giorgia anche sulla scheda elettorale: «Giorgia Meloni detta Giorgia».
Il linguista Michele Cortelazzo ha appena pubblicato il saggio La lingua della neopolitica. Come parlano i leader (Treccani, pagg. 245, euro 19). Il libro è una vera miniera di informazioni. Non solo mostra le origini delle nuove espressioni ma sottolinea la diversità di vocabolario tra i leader. Non c’è ombra di giudizio politico se non in termini generali. C’è invece la competenza storica e si avverte una giusta dose di divertimento. Ecco un piccolo dizionario tratto dalle pagine di Cortelazzo.
ESTERNALIZZAZIONE Un classico di Elly Schlein fin dal lontano 2017 quando sparò lì una «esternalizzazione delle frontiere». Si segnala anche una occorrenza nelle parole di Antonio Tajani: «esternalizzazione a un Paese terzo». Esternalizzazione, in rapporto a migrazioni e confini, è un nuovo tipo di parola: l’europeismo. Nasce infatti nei corridoi dell’Unione europea.
INTERLOCUZIONE Quando non si vuole ammettere di aver «ceduto» al dialogo o alla trattativa col nemico, si dice, con un eufemismo, di aver avviato una «interlocuzione». Il Movimento 5 stelle è esperto in materia. Giuseppe Conte, ex premier, e Luigi Di Maio, ex ministro degli Esteri, hanno avviato parecchie interlocuzioni.
INCIUCIO Parola che si sente meno di un tempo, e c’è un perché. Il 44 per cento degli italiani non ha la minima idea di cosa significhi. Per la maggioranza del restante 56 per cento «inciuciare» è sinonimo di «flirtare per tradire» senza relazione con la politica. Insomma, è una volgarità parlamentare.
METTERSI ALLA STANGA È Sergio Mattarella ad aver utilizzato l’espressione in un discorso del 2023. Trattasi di invito a scendere dal carro e mettersi alla stanga con i buoi, vale a dire: essere disposti a faticare. «Mettersi alla stanga» è un arcaismo che si riferisce alla società contadina. Il presidente della Repubblica però non l’ha utilizzato a caso. È un riferimento colto ad Alcide De Gasperi che lo usò durante un congresso della Dc per rispondere alle critiche di Giuseppe Dossetti: vuoi fare da pungolo? Va bene, ma dopo mettiti alla stanga anche tu, cioè condividi la fatica di guidare il partito.
GERMANICUM Sistema elettorale alla tedesca, parola probabilmente di conio renziano. Altri sistemi elettorali: Tatarellum, Mastellum, Cossuttellum, Grazianellum, Berlusconellum, Fisichellum, Sartorellum, Urbanellum, Manzellum, Bersanellum. Poi ci sono anche il Proporzionellum, il Provincellum e il Regionellum. Il migliore è il Porcellum. Così Giovanni Sartori definì la legge di Roberto Calderoli (il quale, a sua volta, la descrisse come una «porcata»).
SARDINE Movimento spontaneo nato in occasione delle elezioni regionali dell’Emilia Romagna. L’appello lanciato sui social invitava la sinistra a riempire una piazza stando stretti come sardine. Ma le sardine richiamano anche il capitone, cioè Matteo Salvini, storpiatura di capitano, termine con il quale i militanti si rivolgono al leader della Lega.
CAMPO LARGO Sinonimo di alleanza, che non va più di moda. Mentre la destra preferisce il Polo, il Partito democratico apprezza il campo largo. Lo vorrebbe formare assieme al Movimento 5 stelle e agli altri partiti minori. Si direbbe una invenzione di Elly Schlein ma in realtà la prima attestazione è dovuta a Walter Veltroni nel lontano 2005 per poi rimbalzare, associato alla parola «cantiere», nei discorsi dei «prodiani».
STR...A Vaffa, pescivendola, pu...na, vecchia pu...na e soprattutto str...a, epiteto con il quale Vincenzo De Luca ha definito Giorgia Meloni. La quale, incontrando De Luca, si è presentata proprio come «la str...a». Momento di comprensibile gelo. De Luca non riesce a replicare.
PAESI FRUGALI Così Giuseppe Conte definì Olanda, Danimarca, Svezia e Austria, ovvero i Paesi che non sono disposti a prestare denaro a chi non tiene sotto controllo il debito pubblico, ad esempio, guarda caso, l’Italia. Geniale, a modo molto suo, la «risposta» di Matteo Salvini: «Ma che ne sanno i frugali? Mozzarella e panzerotti pugliesi, olio buono, frutti di una terra stupenda che tutto il mondo ci invidia. Orgoglio italiano, sempre!».
RISTORO La parola misteriosa, forse di origine giuridica. Indica il sostegno a una attività danneggiata dalla pandemia e dalle chiusure forzate. Questo significato di «ristoro» è però desueto. Ristoro indica piuttosto il recupero delle forze fisiche attraverso il riposo o il nutrimento. Il ristoro salta fuori durante il governo Conte, che faceva ampio uso di «giuridichese».
UNDERDOG Indica il perdente, l’escluso, lo sfavorito. Giorgia Meloni detta Giorgia si sentiva tale. Ma ha vinto, e l’underdog è arrivato al governo. Meloni usa molto di rado anglismi e quindi questo assume un valore particolare. In origine, XIX secolo, si riferiva al cane sconfitto durante le corse. Da lì il termine passa nelle gare tra umani e poi in tutti i settori della vita pubblica. Non conosciamo i gusti musicali della premier ma l’underdog ha un ruolo speciale nella sottocultura punk di origine britannica: ha battezzato band e compare nei titoli di parecchi brani. Una parte non indifferente di questa sottocultura guardava (e guarda) a destra.
OCCHI DI TIGRE Enrico Letta, tornato alla guida del Partito democratico, subito prima di essere defenestrato per la seconda volta, disse di scendere in campo con gli occhi della tigre. Riferimento alla canzone Eye Of the Tiger dei Survivor, colonna sonora della saga di Rocky. Balboa aveva l’occhio di tigre e il pugno di cemento armato. Infatti vinceva. Letta invece finì come un pugile suonato o se volete come un underdog destinato a rimanere tale.
CACICCHI E CAPOBASTONI Forse l’espressione di Elly Schlein più commentata insieme con armocromista, la professionista dei colori che aiuta la leader a vestirsi. I cacicchi sono i capi degli indigeni delle Antille: gestiscono il potere in modo assoluto. I capobastoni sono invece i capi di un territorio limitato. Elly ci vuole dire che i piccoli potentati non sono accettabili nel Partito democratico. Eppure i cacicchi l’hanno messa al potere, e i cacicchi la faranno rientrare nelle schiere degli underdog assieme a occhi di tigre (Letta). Cacicco, comunque ha una lunga storia a sinistra. Prima attestazione, Massimo Cacciari nel 2000.
REDDITO DI CITTADINANZA Rovesciato dal quotidiano il Foglio in reddito di pigranza, la pigrizia di chi ha la panza, e da altri in reddito di nullafacenza. Di Maio riteneva di aver sconfitto la povertà grazie a questa misura.
ROSICONI Ma anche professoroni, giornaloni, intellettualoni, vescovoni. Quando si scatena il complesso di inferiorità della destra, gli avversari, che ringraziano dell’inatteso credito, diventano tutti -oni.
La campagna elettorale, un tempo, era il momento di massima creazione linguistica. Oggi siamo in campagna elettorale permanente...