Corriere della Sera, 4 giugno 2024
La Costituzione spiegata da Augias, una lezione per i politici
«La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove: perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità».
Su La7, Corrado Augias ha concluso la puntata de «La Torre di Babele» dedicata alla Costituzione con le celebri parole di Piero Calamandrei rivolte agli studenti milanesi nel 1955.
Non so quanti dei nostri parlamentari conoscano questo discorso (e Calamandrei stesso), né so quanti dei medesimi conoscano a fondo la nostra Costituzione (basta pensare alle parole di Claudio Borghi della Lega contro il presidente Mattarella). Se non rischiassi di apparire troppo ingenuo consiglierei loro di vedere questa puntata e di prendere appunti.
La domanda di fondo era questa: oggi la nostra Costituzione è ancora abbastanza robusta da reggere l’urto delle politiche populiste e sovraniste? E noi siamo stati capaci di far fede ai suoi principi visionari?
Insieme al filosofo e storico Luciano Canfora e alla costituzionalista Marta Cartabia, prima donna a presiedere la Corte costituzionale, Augias ha ripercorso la lunga storia degli Stati di diritto a partire dalla Magna Charta.
La prof. Cartabia ha mirabilmente spiegato il secondo comma dell’articolo 1: «La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione». Nelle forme e nei limiti: ben prima degli Stati di diritto, il Limite era figura svelata e venerata in Grecia.
«Il problema della stabilità, con ben 68 governi in 78 anni di vita repubblicana, è enorme – ha poi aggiunto – non permette a chi governa di avere lo sguardo lungo necessario per fare le riforme. Senza stabilità si è sempre sotto ricatto del consenso elettorale e ci si concentra su misure spot. Ma voglio dire con estrema nettezza che la risposta a questo problema non può venire dal premierato».
Se la vera risposta fosse questa? I padri costituenti erano politici molto più colti e preparati degli attuali.