la Repubblica, 4 giugno 2024
Non si vedono busti di Stalin
Dalla spensieratezza, dal sorriso lieto, si capisce bene che per la sottosegretaria Castiello invocare la Decima Mas è come cantare la sigla dei Simpson, o fare un selfie con il suo cantante preferito. Non sa, non se ne rende conto, e mi chiedo che senso ha pretendere dalle e dai Castiello al governo una professione di antifascismo che non possono o non vogliono condividere.
Non possono nel caso non ne capiscano il senso (vedi Castiello). Non vogliono nel caso siano fascisti. E molti, in Fratelli d’Italia e nella Lega, lo sono. Dunque sarebbe meglio smetterla con il rituale dell’indignazione antifascista. Non serve a niente. È fiato sprecato, come rimproverare il sorcio perché mangia il formaggio.
Piuttosto può valere (perfino per la sottosegretaria Castiello) una osservazione che potrebbe aiutare il livello del dibattito a crescere di mezzo palmo, se non di un palmo intero. La replica “e ma allora, il comunismo?” presuppone che qualcuno, nel centrosinistra, abbia in casa il busto di Stalin; che qualche candidato del Pd inneggi al maoismo; che nei suoi social l’opposizione al governo abbondi di falci e martello.
Ma così non è. Ripeto: così non è. Il comunismo, nella sinistra italiana, è ufficialmente agli archivi dal febbraio del 1991, un terzo di secolo fa. I fascisti, invece, sono al governo. E il busto di Mussolini è tra gli arredi domestici della seconda carica dello Stato.
Dunque non vale, come argomento di discussione, l’idea che ci si trovi di fronte a una contrapposizione ideologica novecentesca: fascismo contro comunismo. La contrapposizione è di stringente attualità: fascismo contro democrazia. Chi omaggia la Decima non cerchi alibi. Invoca il fascismo contro la Repubblica.