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 2024  giugno 03 Lunedì calendario

Sandra Milo, la strega bambina

Elvira Serra
Il suo sorriso gentile ci saluta dagli scaffali delle librerie lasciandoci un velo di nostalgia. Perché Salvatrice Elena Greco, per tutti Sandra Milo, incredibilmente scomparsa il 29 gennaio scorso (sembrava avrebbe vissuto per sempre, ventenne nello spirito e nell’energia con la quale ha affrontato la vita anche a 90 anni!), è una immagine vivida nella memoria di chi ha avuto la fortuna di incontrarla. Generosissima, umile, allegra, spensierata (pure quando di pensieri ne aveva tanti e complicati), non si lamentava mai, non spettegolava mai (altro che «chiacchiericcio una roba da donne»...), riusciva a guardare ogni cosa con la lente della gratitudine di chi non la dava per scontata. Piemme ha appena pubblicato il suo libro postumo, La strega bambina, dove oltre all’immancabile (e audace) ricordo di Federico Fellini, degli amori, dei dolori della sua lunga avventura terrestre, c’è una parte, proprio alla fine del memoir, che racconta di quando andò a Buenos Aires perché in Italia si sentiva troppo giudicata. Quelle pagine da sole mettono di buon umore e illuminano la sua figura di una luce scintillante. Per esempio nel passaggio in cui ricorda di aver impacchettato e spedito dall’Italia le sue due pantere nere di ceramica a grandezza naturale, il cucciolo di leopardo, la camera da letto in legno dipinto di rosso, e già solo immaginare queste memorabilia assurde fa un po’ ridere. A un certo punto scrive: «A Buenos Aires ho pitturato, dipinto, cucinato e cucito lenzuola, copriletti, paralumi, cuscini. Di giorno compravo i tessuti e di notte cucivo, tutto rigorosamente a mano, facevo gli orli ai lenzuoli. La cosa più bella fu un copriletto di seta con roselline, gale, pizzi e nastri. Ce l’ho ancora. Se così non fosse, non potrei credere davvero di aver fatto queste cose». In Argentina fece anche la cuoca, nel ristorante che aveva aperto con il figlio Ciro in Avenida Figueroa Alcorta, di fronte al River. Aveva dipinto personalmente dei grandi vasi di cemento armato, che a furia di mani di vernice lucida sembravano di maiolica bianca. In quella occasione, come sempre nella vita, era riuscita a cancellare tutte le sue conquiste e le sconfitte, finendo con il diventare lei una donna nuova. Ci manca la sua leggerezza, la gentilezza rara della bambina che è stata alla scoperta del mondo. Occhi incantati, cuore d’oro.