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 2024  giugno 03 Lunedì calendario

Intervista a Lucetta Scaraffia

“Sono le donne a tenere in piedi la Chiesa. Le donne a testimoniare la carità, principalmente le donne a organizzare la rete di assistenza, a dare corpo e vita al cattolicesimo nel mondo. Nella Chiesa non esistono più suorine ignoranti, schiave ubbidienti e purtroppo silenti. Testimoni assolute del dolore e dell’orrore di cui erano vittime”.
Lucetta Scaraffia, il suo impegno femminista dentro l’universo cattolico è riconosciuto e apprezzato.
Mica tanto! Chiunque valorizzi, studi, sostenga la condizione femminile viene emarginato, vigilato, tolto dal circuito del confronto e della discussione, non dico della decisione. Il potere dei maschi è ancora assoluto.
Lei dice: la Chiesa è donna anzitutto.
Sono i numeri che raccontano chi interpreta e rappresenta la Chiesa. È questa grande forza culturale femminile. Le suore oggi sono competenti, spesso laureate, assolutamente dentro il circuito culturale e sociale.
Il potere è ancora tutto dei maschi?
Il rapporto è uno a cento. Sappia che quando ho partecipato al sinodo sulla famiglia subivo sempre la perquisizione all’ingresso. Mi conoscevano tutti eppure mi scambiavano sempre per qualcun’altra, ritenevano sempre di procedere con formalità che non erano necessarie per i maschi. Donna delle pulizie? Così chiedeva il picchetto della vigilanza vaticana per sincerarsi dell’identità. Però ci sono novità rilevantissime anche se misconosciute.
La Chiesa al femminile.
Le donne hanno saputo valorizzare un’organizzazione esistente– la Uisg – che raggruppa tutte le superiore generali del mondo, e che si occupa di difendere la condizione femminile nel mondo, di vigilare sul traffico degli esseri umani, di dare sostegno attivo alla lotta per la dignità delle persone. Gli organi direttivi di questa associazione vengono eletti dalle iscritte, che valorizzano donne capaci e intraprendenti, non donne obbedienti.
Le iscritte, cioè le suore?
Esatto. La Superiora Generale è eletta, così come il comitato direttivo, l’ufficio stampa.
Sembra il sindacato delle donne.
È anche un sindacato, sì. Il problema è che i meriti di questa questa associazione sono stati riconosciuti dalle Nazioni Unite con onorificenze, ma non dal Vaticano. Non se ne parla in nessuno dei media d’oltretevere, non è considerata un interlocutore dalle gerarchie ecclesiastiche e dal Papa. Una condizione taciuta, chiusa alla vista.
La Chiesa ancora è immersa negli scandali a sfondo sessuale.
Io direi che più grave ancora della pedofilia è la sequela dei reati contro le donne. Nel conventi il numero degli aborti obbligati dopo le violenze e gli abusi è alto, così come le violenze sessuali e la gerarchia liquida la faccenda come una trasgressione, una violazione del sesto comandamento da parte del maschio e della femmina.

La fuitina dei peccatori, diciamo così.
Ecco, in questo modo si copre l’orrore di veri e propri soprusi, la viltà della schiavizzazione. La verità è che la cultura ecclesiastica è essenzialmente paternalistica e le parole delle religiose che denunciano non contano niente.
Ma Bergoglio è il Papa dell’apertura, il Pontefice che muta i rapporti di forza dentro il mondo immutabile di una gerarchia conservatrice, volta a sigillare la fede.
La sua è la strategia del doppio colpo: uno al cerchio e l’altro alla botte. Sui gay dice: chi sono io per giudicare e poi se ne esce con quella parola (la frociaggine, ndr) che oltraggia i gay e mina l’istituzione, prende a martellate l’edificio culturale e semantico con cui la Chiesa parla al mondo. Quando sento il Prefetto per la dottrina della fede Fernandez commentare un documento pontificio dicendo “fare una cazzata”, capisco che il lessico è usato a mo’ di piccone. Cosa si aspetta da un piccone? Macerie.