la Repubblica, 3 giugno 2024
Dalla poligamia ai divorzi Marocco, nuova battaglia per i diritti delle donne
TUNISI – Il vento della rivoluzionetorna a soffiare sul Marocco. Nel 2004 la riforma delle leggi sulla famiglia (Moudawana ), che riguardava soprattutto i diritti delle donne, rappresentò una svolta in un Paese arcaico e dalla forte influenza islamica. Era stato re Muhammad VI, che aveva l’ultima parola su quel testo, a volere certe aperture, per le quali tante donne e femministe gli sono ancora oggi riconoscenti. Oggi però ci risiamo. Una nuova riforma delMoudawana sta arrivando nella sua fase finale. E ancora una volta è il sovrano a doversi esprimere.
L’attesa si prolunga in un contesto di forte tensione e polemiche (in un Paese dove sfrecciano ormai treni ad alta velocità e autobus elettrici nelle principali città, ma dove la modernità non evolve allo stesso ritmo in una società estremamente conservatrice). Senza contare che i margini di azione di Muhammad VI appaiono ridotti rispetto al 2004, l’anno della precedente riforma. Nel luglio del 2022 il sovrano aveva puntato il dito contro le «imperfezioni» dei cambiamenti varati una ventina di anni prima: nonostante le rivendicazioni delle femministe, la poligamia non era stata abolita, ma condizionata all’autorizzazione della prima sposa (attualmente lo 0,66% dei matrimoni viene celebrato dopo questo via libera). Altro problema: il matrimonio di minorenni. Nel 2004 era stato proibito, ma era stata prevista una deroga possibile da parte dei giudici. Ma nel solo 2020 (ultimodato disponibile) ne vennero accordate più di 12mila.
Così nel 2023 il re ha nominato una commissione consultiva, incaricata di redigere il nuovo progetto di riforma. Ne fanno parte rappresentanti dello Stato e dell’islam, ma il premier Aziz Akhennouch ha assicurato di aver «ampiamente consultato» anche la società civile. Il 30 marzo scorso la commissione ha ultimato il suo lavoro e consegnato il proprio documento a Muhammad VI. Lui deve ora vagliarlo e sottoporre il testo rivisto al Parlamento per l’approvazione entro fine luglio.
Nessuno sa con certezza cosa conterrà il testo finale. Sta di fatto che, mentre il re riflette, infervora la polemica tra gli islamisti, che non vogliono toccare nulla (e si propongono come baluardo contro l’invasione dei valori occidentali), e le femministe, molte anche musulmane, che invece premono per strappare nuovi diritti. Muhammad VI, riconosciuto come “comandante dei credenti” dalla Costituzione (e quindi leader religioso, oltre che politico) deve trovare un compromesso. Dimostrerà lo stesso coraggio del 2004? Il problema è che, spesso assente dalla scena pubblica, appare più deboledi allora. Da sottolineare: una volta reso pubblico il testo rivisto, l’adozione da parte dei deputati appare più o meno scontata. Quindi, la sua decisione sarà determinante.
In Marocco circolano voci secondo le quali sulla poligamia e il matrimonio di minorenni ci sarebbero troppe resistenze a modificare le norme. Invece, il sovrano dovrebbe riuscire ad assicurare, nel caso di un divorzio, anche alla madre la possibilità di ottenere la tutela del figlio, finora aggiudicata sistematicamente al padre. Inoltre, non dovrebberopiù esistere discriminazioni tra i figli nati fuori dal matrimonio e quelli di chi è regolarmente sposato. E dovrebbe essere soppresso l’obbligo per il marito non musulmano di convertirsi all’islam prima del matrimonio con una marocchina. Quanto all’eredità, la norma attuale prevede che le donne si assicurino solo la metà di quanto previsto per i fratelli, e tale dovrebbe restare, ma la pratica del testamento dovrebbe essere finalmente riconosciuta ed estesa, con la possibilità di variare le percentuali di quanto si lascia e a chi(tra uomini o donne) e potendo coinvolgerei nipoti. È improbabile, in ogni caso, che intervenga sull’aborto, proibito in Marocco (ma dove le Ong stimano tra le 600 e le 800 interruzioni di gravidanza al giorno). Al centro della concertazione del sovrano, intanto, ci sono le relazioni sessuali al di fuori del matrimonio. Adesso sono sanzionate con una pena da un mese a un anno di carcere, senza la condizionale. Una conseguenza è l’obbligo per una coppia che alloggi in un hotel di presentare sistematicamente il certificato di matrimonio. È anche per questo che nel paese la piattaforma Airbnb ha un notevole successo: le coppie “clandestine” evitano così i controlli. Ebbene, nei giorni scorsi nelle città di Rabat e Fès l’obbligo di presentare il certificato è stato tolto. Chissà che il re non vada oltre.