la Repubblica, 2 giugno 2024
Allegri licenziato per giusta causa si va in tribunale
TORINO – Otto anni di successi bruciati in un attimo a colpi di carte bollate. È finita nel peggiore dei modi la storia tra Allegri e la Juventus. Un divorzio annunciato, certo, dopo tre anni poco convincenti per gioco e risultati, al punto che da gennaio i bianconeri avevano bloccato Thiago Motta. Ma che la rottura con uno dei tre allenatori più vincenti della storia del club potesse finire in tribunale era uno scenario impensabile fino a qualche settimana fa. La Juventus ha scelto la via del licenziamento per giusta causa, firmato dal presidente Ferrero e notificato ieri ad Allegri mentre era a Londra ad assistere alla finale di Champions: il tecnico impugnerà il provvedimento e avanzerà anche una richiesta di risarcimento per danni d’immagine.
Se il giudice del lavoro riconoscerà la giusta causa, la Juventus risparmierà l’ultimo anno di ingaggio del contratto che scade nel 2025. Allegri guadagna 7 milioni netti a stagione, più 2 di bonus legati allo scudetto e alla Champions dai quarti in avanti, premi mai scattati. Ma non è solo una questione economica. Il messaggio del club è chiaro: nessuno è più importante della Juventus, neanche un allenatore che ha vinto cinque scudetti e cinque Coppe Italia. E il comportamento di Allegri dopo la finale contro l’Atalanta, la plateale insubordinazione, lo show a favore di telecamere contro Maresca e Rocchi, e poi lo “sciò” prima della premiazione indirizzato a Giuntoli, il punto di riferimento per la dirigenza del nuovo corso, non vengono perdonati dalla società. L’addebito era stato contestato già insieme all’esonero. Le controdeduzioni fornite dai legali di Allegri nei cinque giorni previsti non hanno modificato la posizione della Juventus.
Un addio più traumatico rispetto al precedente, sempre datato venerdì 17 maggio (ma del 2019), quando l’ex presidente Andrea Agnelli decise di abbracciare la transizione verso un calcio più propositivo, affidandosi prima a Sarri, che vinse lo scudetto, quindi a Pirlo, che strappò la qualificazione in Champions all’ultima giornata grazie ad un gol di Faraoni del Verona contro il Napoli. Lo spavento convinse Agnelli al ritorno al passato: Allegri era considerato una garanzia di stabilità, avrebbe assicuratosempre la qualificazione in Champions, fondamentale per reggere economicamente una rosa e una struttura diventate ormai ipertrofiche.
Oggi la Juventus riparte con due mosse che delineano una strategia chiara. Oltre al licenziamento comunicato ad Allegri, proprio ieri infatti il presidente del Psg e dell’Eca, Nasser Al-Khelaifi, ha annunciato il ritorno dei bianconeri sotto il cappello dell’ente che rappresenta i club calcistici europei dopo l’addio sancito con il varo del progetto Superlega. Una nuova fase per la Juve, un ritorno al passato per garantirsi un futuro più solido.