la Repubblica, 2 giugno 2024
La Costituzione perduta e ritrovata
La “Costituzione ritrovata”. Proprio così potrebbe essere chiamato il testo “originale” della nostra Carta fondamentale. Scomparsa nel 1950 e improvvisamente riapparsa. A Lecce. Davvero una vicenda tipicamente italiana. La versione “autentica”, anzi la più “autentica”, della nostra Costituzione che scompare dopo la firma del 27 dicembre 1947 e poi improvvisamente ricompare. Ma non a Roma, non in uno dei palazzi delle istituzioni. A Montecitorio, a Palazzo Madama o al Quirinale. Non in un archivio nazionale. Bensì a Lecce.La storia, che presenta dei tratti a volte incredibili e paradossali, e in grado di provocare un sorriso, è questa. Il 27 dicembre 1947 la Costituzione italiana, appena approvata dall’Assemblea Costituente, viene firmata e controfirmata a Palazzo Giustiniani – adesso una delle sedi del Senato – dalle quattro cariche istituzionali che avevano il compito di promulgare la legge delle leggi. La prima sigla, apposta alla fine del testo alla sinistra dell’ultimo foglio, è del comunista Umberto Terracini, presidente dell’Assemblea Costituente. La seconda, subito sotto, è del presidente del Consiglio, il democristiano Alcide De Gasperi. La terza, a destra del foglio, come controfirma è del presidente della Repubblica, Enrico De Nicola. La quarta, ancora più in basso sempre a sinistra, è del ministro Guardasigilli, il liberale Giuseppe Grassi. Quattro firme e quindi quattro copie conformi e originali della Costituzione. Quattro perché ogni sottoscrittore, una volta apposta la sigla, passava il documento all’altro. La procedura infatti prevedeva una sorta di firma contestuale.Una di queste copie originali, però, vede una dislocazione delle firme leggermente diversa: quella del Guardasigilli si trova a destra sotto quella del Capo dello Stato. Per assegnarleun valore protocollare diverso e superiore rispetto alle altre. Perché? Perché si trattava del documento, se così si può dire, “superufficiale”. Quello “ultraconforme”, destinato poche ore dopo alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale nella edizione straordinaria. Un compito che spettava, appunto, al ministro della Giustizia.Bisogna tenere presente che l’Italia era appena uscita dalla dittatura fascista e la paura che un rigurgito nostalgico o un incidente potesse bloccare l’iter democratico, imponeva un’accelerazione di ogni passaggio formale.E qui inizia il mistero. Ognuno dei quattro rappresentanti istituzionali ritira la propria copia. De Nicola ha la sua, tuttora conservata negli uffici del Quirinale. Terracini ritira la sua, custodita nell’archivio della Camera dei Deputati. De Gasperi prende in consegna la terza, adesso serbata nell’Archivio Centrale dello Stato. Grassi prende, appunto, la versione “superufficiale” per farla pubblicare in Gazzetta. E così avviene. I tipografi provvedono alla stampa sulla base di quell’esemplare.Dopo la pubblicazione, però, l’originale improvvisamente scompare. Il ministro di allora sicuramente l’ha portata in un primo momento negli uffici del suo dicastero. Ma poi svanisce. Letteralmente svanisce. Qualcuno ri tiene che Grassi, insigne giurista, avesse deciso di rileggere con attenzione e con calma il testo perché da giorni coltivava un sospetto: che Meuccio Ruini, presidentedella Commissione dei 75, avesse modificato surrettiziamente alcune parti dopo l’approvazione dell’Assemblea. E voleva effettuare un controllo successivo.Ma al di là dei sospetti, mai verificati, resta il fatto che la “supercopia” della Costituzione si volatilizza. Non è più rintracciabile in nessuna sede ufficiale della Repubblica. Sostanzialmente il Guardasigilli non la consegna ai funzionari ministeriali ma se la porta a casa. Nel silenzio più assoluto.Bisogna tenere presente che il ministro Grassi muore poco dopo. Nel 1950. Professore di diritto, proveniente da una famiglia pugliese ricca e altolocata, aveva una biblioteca e un archivio gigantesco. Quasi novemila volumi. Una miniera bibliografica di tutto rispetto. Resta il fatto che della copia “più vera” della Costituzione non si sa più nulla per decenni. Fino a poco più di quattro anni fa.L’intera eredità libraria, infatti, arriva al nipote, Fabio Grassi Orsini. Una carriera diplomatica prima e accademica dopo. Professore di storia contemporanea e relazioni internazionali all’Università del Salento a Lecce. Poco prima di morire, nel 2018, decide di donare la ponderosa raccolta al Centro studi giuridici Michele Di Pietro di Lecce. E nella raccolta ecco l’epifania, anche l’originale della Costituzione.Per qualche mese, in maniera ancora più incredibile, il centro Studi traccheggia. Con un po’ di imbarazzo semplicemente le sue strutture non erano in grado di ricevere e ospitare tutti quei volumi. Forse, però, non erano pienamente a conoscenza che in tutti quegli scatoloni c’era anche un reperto storico di un valore istituzionale e democratico senza precedenti.A quel punto si inserisce la facoltà di giurisprudenza di Lecce, in particolare il preside di allora, Giancarlo Vallone, amico di Fabio Grassi. Che candida la sua facoltà ad ospitare l’archivio. Per rispettare la volontà del nipote del Guardasigilli costituente, alla fine si trova una soluzione di compromesso. L’archivio viene donato ad entrambi e per una questione logistica è conservato presso il dipartimento leccese di scienze giuridiche, il cui delegato è il professor Ubaldo Villani Lubelli. Nel 2018, lo stesso Vallone intervenendo nell’aula magna dell’università salentina, spiegava: l’esemplare Grassi «è prezioso perché è uno dei quattro che vengono definiti originali. Non sarò certo io a dirvi quanto grande sia il valore simbolico di questo documento e quanto importante sia il fatto che, per volontà del compianto ed amico professor Fabio Grassi e della sua famiglia, a custodirlo sia da oggi questo dipartimento». Dal 2019 è stata costruita una teca che conserva ed espone la Costituzione. Resta, però, il mistero di come sia stato possibile che la versione “super originale” della Costituzione entrata in vigore nel 1948 sia rimasta nascosta per così tanto tempo e sia poi ricomparsa a Lecce. La “Costituzione ritrovata” in tipico stile italiano.