la Repubblica, 2 giugno 2024
Sì al referendum sui 30 all’ora. Lepore si gioca la poltrona
BOLOGNA – Non se lo aspettava Matteo Lepore, che finora aveva schivato persino i fulmini di Matteo Salvini. E non se lo aspettava forse nemmeno la destra, che ormai da settimane non parlava più di Città 30. E invece, il comitato dei garanti del Comune ha preso in contropiede tutti: sì al referendum consultivo sui 30 all’ora. Sì alla consultazione proposta da FdI, Lega e FI che chiede ai bolognesi una cosa semplice: «Volete andare avanti con il limite dei 30 all’ora decisi dal Comune?».
Sulla risposta si gioca il futuro della giunta Lepore. Primo, perché di Città 30 il sindaco ha fatto una bandiera. Secondo, perché come suggerisce il politologo Carlo Galli, «si potrebbe riversare su questo voto tutto il malcontento dei cittadini, non solo quello legato a Città 30».
Posta in gioco altissima dunque, col Comune che stringe i denti. La notizia della “ammissibilità” del quesito proposto dalla destra viene annunciata da Palazzo d’Accursio stesso. Non parla Lepore, ma l’amministrazione, che si sforza di far buon viso alla cattiva sorte: «Lo spirito dei garanti è stato quello di favorire un momento di confronto e consultazione. Accogliamo la sfida positivamente. Il referendum consultivo sarà una bella e ulteriore occasione di partecipazione».
Nel frattempo, beninteso, «continuiamo a lavorare con serenità al provvedimento, che riteniamo fondamentale per salvare vite». Tutto bene, si va avanti, è il messaggio della giunta. Lo stesso che il sindaco ha dato a più riprese, anche di fronte alle direttive del ministro Salvini, che all’indomani dell’entrata in vigore di Città 30, a gennaio, aveva fatto fuoco e fiamme contro il provvedimento «ideologico» del sindaco Pd, e restringendo le possibilità per i Comuni di abbassare i limiti di velocità in modo generalizzato. Una vera e propria battaglia quella di Salvini, evidente anche nel nuovo codice della strada e nel decreto velox, che vieta gli apparecchi fissi per misurare violazioni sotto i 50 all’ora.
Finora, comunque, Lepore ha resistito a qualunque modifica alla sua Città 30, forte dei dati che ad aprile registravano una diminuzione del 16% degli incidenti e ben 73 feriti in meno rispetto allo stesso periodo del 2023. «Abbiamo una riduzione degli incidenti gravi, e come abbiamo spiegato sin dall’inizio stiamo facendo un monitoraggio del provvedimento – spiegava anche ieri l’assessora alla Mobilità Valentina Orioli – quindi già a giugno, a sei mesi dal via a Città 30, potremmo migliorare le nostre ordinanze».
Nel frattempo la palla è in mano alla destra. Per realizzare il referendum infatti bisogna che Fdi, FI e Lega raccolgano 9 mila firme in tre mesi. E bisogna farlo, secondo lo statuto del Comune, a partire da un massimo di trenta giorni dopo il via libera al quesito. Dopodiché il Comune verificherà la validità delle sottoscrizioni e il referendum, che non ha quorum ed è puramente consultivo (non comporta cioè la cancellazione di Città 30 ma solo un giudizio dei cittadini sul provvedimento), sarà indetto nei primi mesi del 2025.
Proprio sui tempi della raccolta firme però è subito polemica. Pronti a partire Forza Italia e Lega, la prima a lanciare l’idea del referendum. Più cauta, a sorpresa, FdI, che chiede di poter iniziare a settembre: «Chiedere di raccogliere le firme in agosto è una vera e propria lesione del diritto di partecipazione dei cittadini – attacca Stefano Cavedagna, fedelissimo del viceministro ai Trasporti Galeazzo Bignami – Se davvero la giunta Lepore parla di occasione di confronto, dovrebbe dar seguito a quanto afferma, non boicottare la libera espressione dei cittadini».
L’estate spaventa la destra insomma. Anche se l’occasione di mettere all’angolo Lepore su un tema delicato come la mobilità è ghiotta. Tanto più nella città che, dati del Codacons alla mano, è risultata quarta in Italia per gli incassi da multe, con un totale di 43,4 milioni di proventi nel 2023. Quando Città 30 ancora non era in vigore.