Corriere della Sera, 2 giugno 2024
Benetton e Fiat, lezioni dalle crisi
Che cosa insegnano le ultime crisi imprenditoriali, la sofferenza di certi capitalismi, i casi come Benetton e Stellantis? Che la finanza non può scavalcare l’industria e che «bisogna accettare le sfide, non aggirarle». Lo sostiene Ferruccio de Bortoli che sull’Economia del Corriere della Sera, in edicola domani gratis con il quotidiano, analizza l’imprenditoria italiana bifronte. Da un lato c’è la forza dell’industria, dall’altro la tentazione di alcuni imprenditori di fare i rentier o di affidarsi ai family office anziché gestire le imprese e innovare.
«Gli imprenditori italiani hanno molte qualità – scrive de Bortoli —. Il Paese si regge sulla loro capacità di produrre e, soprattutto, di esportare. Non mancano però i difetti. Uno è sottovalutato. Una scarsa se non nulla capacità autocritica. Gli insuccessi sono sempre colpa degli altri». C’è una «omertà di casta», scrive de Bortoli, che «non favorisce lo sviluppo dell’imprenditorialità italiana. Non la spinge a ragionare pubblicamente sulle conseguenze di alcune scelte che, in alcuni casi, hanno anteposto la dimensione finanziaria (il profitto a breve e la remunerazione degli azionisti) a quella industriale (il lavoro, le competenze, l’innovazione). Né sulla tendenza a trasformarsi in rentier, magari soltanto per superare problemi di successione». Lo spunto viene dall’intervista al Corriere di Luciano Benetton, che si è detto «tradito dal management» e ha denunciato «un rosso a sorpresa di 230 milioni». Scrive de Bortoli: «Sarebbe il caso d’interrogarsi sul perché Benetton sia stato prima imitato e poi superato da concorrenti come Zara e H&M». Quanto a Stellantis, «il traguardo di un milione di vetture resta lontano», mentre Torino «si sente educatamente orfana della Fiat». In entrambi i casi c’entra la «tendenza alla finanziarizzazione dell’economia», sulla quale De Bortoli elenca i dati Mediobanca: «Il rapporto tra investimenti finanziari e industriali era il 30% nel 1992, il 138% nel 2007».
Chiaro che, se abusare della finanza è un problema, anche non usarla per lo sviluppo lo è. Per esempio, per sostenere le piccole e medie imprese non quotate. Innocenzo Cipolletta, presidente Aifi, sull’Economia sollecita il governo a intervenire nella riforma del Testo unico della finanza, perché le risorse dei fondi di private equity siano convogliate sull’economia reale.
Le imprese
Newlat valuta nuove acquisizioni, Longoni riparte dal Palazzo
dello Sport a Lissone
La copertina è dedicata ad Angelo Mastrolia, fondatore della Newlat dei marchi Giglio e Polenghi Lombardo. Dopo l’acquisizione dell’inglese Princes punta a cinque miliardi di ricavi e valuta nuovi dossier. Altro personaggio della settimana è Roberto Gavazzi, presidente e ceo del gruppo brianzolo Boffi De Padova: annuncia nuove aperture in India e negli Stati Uniti e, sulle acquisizioni, segue la linea dell’integrazione: «Non faremo la collezione dei brand». Sempre in Lombardia, poi, Sergio Longoni, storico imprenditore retail dell’abbigliamento sportivo, racconta la ripartenza con Df Sport Specialist, nel Palazzo dello Sport di Lissone.
Nella sezione Risparmio trovate i consigli per investire se la Bce taglia i tassi, dalla Borsa al reddito fisso.