Corriere della Sera, 2 giugno 2024
Nella piazza di «Giorgia»
ROMA «Dai ragazzi... in fila con quello davanti a voi, a un braccio di distanza. Dai, ordinati... non fate i compagni». I giovani di Fratelli d’Italia oggi si chiamano Gioventù nazionale e si stanno preparando a scendere dal Pincio su piazza del Popolo dove parlerà Giorgia Meloni. Il riflesso condizionato forse è ancora quello del dispregio per «i compagni», ma tutto l’armamentario di un tempo, caro al Movimento sociale e sopravvissuto fino ad Alleanza nazionale, non esiste più. «Siamo diventati borghesi...» scherza un militante, Alessandro, e un po’ è così. A vederli, tutti con la loro t-shirt blu repubblicano, sembrano proprio quello che probabilmente sono: studenti di buona famiglia senza troppe volontà frontiste. D’altronde, l’orizzonte è chiaro: Conservatori europei.
Perché sarà vero che «le radici profonde non gelano», come si legge su una maglietta, e in qualche modo riemergono ma sono echi lontani, nemmeno è detto che i ragazzi li colgano. Il vecchio «Boia chi molla», per dire, è diventato qualcosa del genere: «Contro i mercanti la gioventù si scaglia, Europa nazione è il grido di battaglia». Mentre il vecchio motto, che per molti anni appariva sui muri delle città, «il nostro onore si chiama fedeltà», sembra essere cambiato, molto. Fin quasi a essere irriconoscibile su una t-shirt: «Fedeltà con amore, valore con onore».
La musica resta quella dei genitori: Rino Gaetano, Lucio Battisti e Alan Sorrenti. E la discesa su piazza del Popolo è molto preparata, con le sagome ben realizzate di Elly Schlein, Lucia Annunziata, Fabio Fazio, Luciana Littizzetto e Corrado Formigli che certamente sulla scheda «non scriveranno Giorgia». L’età media della piazza non è poi bassissima. Ci sono famiglie che sicuramente non sono passanti, visto che la bambina in passeggino regge un tricolore, ma in piazza i gruppi di ragazzi danno nell’occhio. Per esempio quelli della sezione Prenestino Centocelle con maglietta «Scossa generazionale».
La campagna
Sul palco la prima linea del partito. Poli Bortone: «Cacciare
i leninisti dalle città»
A guardar bene c’è anche una t-shirt con la scritta «Siam folgore che esplode dal cielo in tempesta», ma oggi sembra assai più adatta al generale neoleghista Vannacci, che nello stesso momento è dietro piazza Duomo a Milano con Matteo Salvini. Alla Gioventù nazionale di quel che succede là interessa poco, sono quelli più in età che si informano: «Ma quanta gente c’è al comizio di Milano?». Un’occhiata a una foto sul telefonino è sufficiente a rincuorare il Fratello d’Italia: «Non mi sembrano moltissimi...», dice compìto. Prima di diventare caustico: «Noi non abbiamo bisogno di Vannacci». E in effetti in piazza del Popolo gli organizzatori danno presenti 30 mila persone. Intanto, nella piazza arrostita dal sole di giugno, i cori continuano a invocare «Giorgia, Giorgia». La sensazione è che il lascito ideologico della Fiamma sia stato in gran parte sostituito dal carisma della tre volte presidente: del Consiglio, di FdI e del gruppo Ecr. Il perché non è un mistero per FdI, visto che lo si dice anche nel video motivazionale che scorre sugli schermi: «È una di noi e non si è montata la testa».
Il capo dell’Organizzazione, Giovanni Donzelli, fa gli onori di casa. Prima per i candidati sindaci tra cui Adriana Poli Bortone da Lecce, che si lancia in una promessa un po’ bizzarra: «Cacciare i leninisti dalle nostre città». C’è anche un nuovo arrivo in FdI, la preside ed ex sindacalista Cisl Valeria Cittadin da Rovigo: «Nelle mie scuole si studia Dante e si festeggia il Natale». Poi tocca ai capigruppo, Lucio Malan e Tommaso Foti, al capo dell’euro delegazione Carlo Fidanza, al copresidente dei Conservatori europei Nicola Procaccini. Che profetizza: «Secondo me, Ursula von der Leyen non sarà il prossimo presidente della Commissione Ue».