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 2024  giugno 02 Domenica calendario

Così i leader si «giocano» la campagna

Primo comandamento: metterci la faccia. Poi la campagna elettorale l’hanno fatta un po’ ognuno come gli pare, ma su questo i leader, candidati o no, non transigono. Faccioni ovunque: tv, manifesti, social, e tutti con un bel sorrisone, sereno e ammiccante. Giorgia in blazer blu con bottoni color oro o con la camicetta bianca. Camicette sportive anche per Elly, sui muri o sul traghetto anti-ponte sullo Stretto. Tajani insieme a Berlusconi, che gli solleva il braccio a titolo di investitura. Salvini immancabilmente accanto a una scritta che mette in guardia dall’Europa. Conte con giacca e cravatta blu, con la pochette o senza, e addirittura senza cravatta. Vannacci con postura militare o sulle immagini del «mondo al contrario», con basco rosso e mimetica. Calenda con Bonetti. Renzi sorride anche lui, ma c’è anche la versione corrucciato. Fratoianni e Bonelli che si stringono la mano allegri, con la parola d’ordine «Il coraggio di osare». Ma Salis invece serissima e probabilmente è lei il traino più valido per l’Alleanza Verdi Sinistra. Insomma, è la sfida tra comandanti che domina, vuoi per Strasburgo, vuoi per prendersi le misure in chiave italiana.
Meloni ha ridotto le piazze al minimo sindacale, ma ha inondato i social, dove è cintura nera con oltre nove milioni di follower. Forcing su e giù per lo Stivale invece per Schlein, che aveva previsto cento comizi in cento città e invece è andata ben oltre. Ci ha aggiunto anche WhatsApp vocali, sotto la forma di note di viaggio. Tajani pure ha scelto la campagna capillare. Quando si libera dagli impegni di ministro degli Esteri fa almeno tra sei e otto tappe al giorno. Salvini sta un po’ di qua e un po’ di là, a volte in compagnia del generale ma soprattutto da solo. La chiave di Elly è «io contro Giorgia», e gira per fabbriche, tra imprenditori, giovani e altro per dire che il governo fa male su lavoro, salari, sanità, costo della vita e riforme, puntando sul Pd che è ritornato a stare tra la gente, mentre la premier sta chiusa nel Palazzo. Il grimaldello di Giorgia batte sempre sullo stesso punto: io sono una di voi, una del popolo, non sono mai cambiata. E allora eccolo il tormentone social con gente diversa che dice perché la voterà: «Viene dal basso. Crede in chi lavora. Mi ha aumentato la pensione. Non si è montata la testa». E poi qualche zampata, come con De Luca, che le aveva dato della stronza. Salvini si gioca tutto su «Più Italia, meno Europa», e punta l’indice contro l’Europa matrigna: che ci vuole portare via le auto e le case, che ci fa mangiare gli insetti e la pizza con l’ananas, che spinge per gli uomini incinti. L’esatto contrario, nell’alleanza di centrodestra, dell’immagine che vuole dare Forza Italia. Recita lo slogan: «Una forza rassicurante al centro dell’Europa». Ve la ricordate la «Force tranquille» con la quale Mitterrand vinse le elezioni in Francia più di quarant’anni fa? E quindi sostegno a Kiev, alleanza con Ue e Usa, ricerca di un percorso di pace sia in Ucraina che in Medio Oriente. Conte intanto in video palleggia agile con le ginocchia, lancio lungo a Carolina Morace, che insacca al volo di collo pieno. Per lui «L’Italia che conta protagonista in Europa, dove il giochino «Conte-conta» è più che evidente. Parole d’ordine: no alle armi sì alla pace, reddito di cittadinanza europeo e una campagna elettorale combattuta soprattutto sul fronte del Sud. Vannacci fa Vannacci, ovviamente, e si sforza di rinverdire il successo del suo libro, ma non mancano ammiccamenti al fascismo e alla X Mas. Non è chiaro se per la passione per l’iperbole o per calcolo politico, magari sperando che almeno una parte degli elettori più a destra preferisca lui a Meloni. Calenda ha per slogan «La politica sul serio», e promette che se non prende il 5% si tatuerà sul polso le stelline dell’Europa.
Poi, per i futuri equilibri post voto del Continente, ognuno ha puntato su una sua strada. Schlein guarda alla componente socialista, Tajani cerca la conferma dei Popolari, Salvini vuole un fronte unito della destra, ma si è liberato della zavorra AfD, il raggruppamento cripto nazista della Germania, mentre Meloni ha respinto le accuse di inciucio e aperto un canale con Marine Le Pen. Non è dato sapere al momento quanto queste scelte abbiano avuto presa sull’elettorato. Preoccupazione comune dei leader è stata quella di spingere i cittadini ad andare al voto, perché il timore di una forte astensione appare giustificato. Ma, come al solito, la bassa affluenza può danneggiare alcuni partiti e favorirne altri. I sondaggisti qualcosina alle orecchie dei leader l’hanno soffiata, e chi ci guadagna tutto sommato è pronto a rassegnarsi, se non ci sarà folla nei seggi.
Come tutte le cose belle, anche questa campagna volge al termine. Ultimi fuochi: ieri Meloni a Roma, il 7 Schlein a Padova, nel ricordo di Berlinguer, e Conte a Palermo. Salvini, Vannacci, Bonino e Renzi il 6 a Roma, Tajani e Calenda a Napoli, Bonelli e Fratoianni a Torino.