1 giugno 2024
I jeans di Garibaldi
Tutto è cominciato con i telai delle aziende genovesi che producevano, fin dal Medo Evo, un tessuto grezzo molto resistente, di colore blu, usato per confezioanre vele e coprire merci e in seguito anche per abiti da lavoro di marinai e lavoratori del porto. Tela blu di Genova, dalla dicitura Blu de Genes, darà il nome ai blue jeans. Garibaldi imparò ad apprezzare i jeans grazie al padre, capitano di marina, e poi quando divenne egli stesso marinaio.
Per tutta la campagna di Sicilia Garibaldi indossò i blue jeans, ora conservati al Museo del Risorgimento di Roma. Sono jeans di fattura molto semplice, che mostrano i segni dell’usura: uno strappo su un ginocchio, un rammendo, bottoni di diverso tipo… Furono donati al museo da Timoteo Riboli, suo medico personale. Il generale in realtà li aveva affidati al suo cameriere Galliano, affinché li regalasse a un pastore di Caprera. Il cameriere decise invece di regalare al pastore un paio di pantaloni nuovi e di tenere per sé i jeans di Garibaldi. Nel 1863, Riboli, in cambio delle cure prestate, chiese in dono a Galliano i jeans del Generale.
Carta d’identità:
Età: 150 anni circa
Tessuto: tela di Genova
Lunghezza: alla caviglia
Segni particolari: sul ginocchio sinistro c’è una toppa in jeans che copre uno strappo. Si dice, ma non esistono testimonianze storiche, che sia il risultato di un attentato cui Garibaldi scampò.
Mistero: il certificato di autenticità che accompagna i jeans parla della toppa, ma sul ginocchio destro! Svista o errore?
(appendice al romanzo: Luisa Mattia, Paolo D’Altan I jeans di Garibaldi ovvero come Celestina vinse la sua battaglia Charthusia, Milano 2005)
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