La Stampa, 1 giugno 2024
Intervista a John Musker
Insieme a Ron Clements, John Musker ha firmato alcuni capolavori Disney: La sirenetta, Aladdin, La principessa e il ranocchio. L’ultimo film è stato Oceania. In Disney è entrato 40 anni fa, come semplice animatore, ha fatto lo sceneggiatore e infine diretto quei film indimenticabili. Anche ora che è in pensione, dall’animazione non riesce a stare lontano. E infatti ha passato gli ultimi quattro anni disegnando e realizzando pressoché da solo un corto di 4 minuti, I’m Hip: entrato nella short list agli Oscar 2024, è un divertissement scatenato disseminato di caricature di amici e colleghi sulle note di una canzone degli Anni 60 di Dorough e Frishberg. A Cartoons on the Bay (a Pescara fino a domani) Musker è l’ospite d’onore: insignito del «Pulcinella d’Oro Speciale», racconterà la quarantennale carriera in una attesissima masterclass.
Partiamo dal presente: come è nato I’m Hip?
«L’idea ha una trentina d’anni. Poiché, mentre lavoravo alla Disney, non avevo tempo, l’ho tenuta nel cassetto e ripresa quando mi sono ritirato. Non ci ho lavorato full time, però: sono un pensionato, e voglio godermi la vita e la famiglia. L’ho progettato avendone il completo controllo creativo (con me hanno lavorato solo pochi collaboratori). Ho disegnato come non facevo da almeno 30 anni e animato tutti i personaggi, non su carta ma usando un programma che riproduce il disegno tradizionale. L’ho pensato come un omaggio all’animazione di quando ero giovane e alla musica jazz che amo moltissimo (e al design delle copertine degli album di quegli anni)».
Il protagonista è un gatto: ricorda il mitico Fritz di Robert Crumb degli Anni ’60 underground. Ma ci sono anche situazioni che rimandano a Gli Aristogatti e il finale è scatenato, alla Tex Avery. È corretto?
«Il gatto è un animale molto “jazzy”, cool. Qui è un elegantone che si sente molto “hip”, “alla moda” e vuole essere sempre al centro dell’attenzione. Con il risultato di essere preso a scarpate, schiacciato da un pianoforte, buttato in mare. Ho sempre amato l’ironia».
E infatti è pieno di caricature di colleghi cartoonist: omaggi o piccole vendette?
«Non so resistere al piacere di una caricatura. Il film ne è pieno: ce ne sono più di 120. C’è mia moglie, i miei figli e nipotini, Ron con i suoi bassotti, gli amici Brad Bird (Gli Incredibili) e Henry Selick (Nighmare Before Christmas), Taika Waititi e Lin Manuel Miranda (con entrambi ha lavorato in Oceania, ndr). I miei ex capi in Disney, Michael Eisner e Jeffrey Katzenberg: sono loro che buttano il protagonista in mare. E c’è, soprattutto, Eric Larson: gli dedico tutto il film, ed è il pescatore che salva Hip dal mare. Eric è stato il mio mentore, a lui debbo tutto quello che so sull’arte dell’animazione»
Ha lavorato per decenni in coppia con Ron Clements: come è cominciato tra voi?
«Sono sposato con mia moglie da 45 anni e con Ron da 35. Quando sono stato assunto come disegnatore in Disney, era lì da tre anni ed era il mio supervisore. Abbiamo lavorato insieme in Red e Toby – Nemiciamici, Taron e Basil l’investigatopo. Poi è arrivata La Sirenetta, la nostra prima regia. Siamo sempre stati complementari: lui si dedicava più al soggetto e alla sceneggiatura, io ai dialoghi e all’improvvisazione. Per fare un esempio, nella Sirenetta, lui si è dedicato alle scene sott’acqua, mentre è mia la sequenza Kiss the Girl. Ma la direzione artistica era davvero condivisa».
Vi vedete ancora?
«Abbiamo scritto insieme un lungometraggio. Ora stiamo vedendo di trovare chi lo produca. Ma, anche se le piattaforme hanno aperto importanti porte, dopo il Covid è diventato tutto più difficile. Ora aspettiamo l’uscita di Inside Out 2: molto dipenderà dal suo esito al botteghino. Quanto a me sto lavorando anche a un paio di cortometraggi, anche loro in qualche modo legati alla musica»
È passato dai cartoon disegnati a mano e su carta a quelli digitali, dove il computer è strumento indispensabile. Ora si parla di AI. Cosa ne pensa?
«È una incognita che riguarda il futuro. Come ogni tecnologia può essere impiegata bene o male. Comunque, non è destinata a sparire, dovremo imparare a conviverci. Sperando che resti uno strumento e non venga usata per sostituire la creatività umana».
Un consiglio ai giovani?
«Bisogna perseverare e non rinunciare mai. Io sono stato respinto ad esempio da Disney quando ho inviato il mio primo progetto. Ho detto “oh no!”, poi mi sono messo a studiare di più e a imparare a disegnare meglio. Quindi bisogna lavorare molto, con perseveranza».
E ai potenti della terra consiglierebbe di guardare un film di animazione per calmarsi e o risvegliarsi?
«Beh, sì. A Putin si potrebbe fare vedere il Re Leone, anche se non l’ho fatto io quel film, Il Cerchio della Vita: perché siamo tutti collegati». —