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 2024  giugno 01 Sabato calendario

Repubblica, una parola che abbiamo inventato noi

Caro Aldo,
domani sarà il 2 giugno. Le chiedo: se nel 1946 la Monarchia avesse vinto, sarebbe stata in grado di gestire il passaggio dal fascismo alla democrazia? Con quali strumenti istituzionali? È vero che la storia non si fa con i se, ma lo scarto di voti referendari pro Repubblica e pro Monarchia fu (non troppo sorprendentemente) minimo. Quel che basta non a uno storico, bensì a un semplice studente di storia, per porsi una domanda lecita.
Alessandro Prandi
Caro Alessandro,
Umberto II era una brava persona. Lo dimostrò in più occasioni nella sua vita. Quando Margherita Sarfatti si ubriacò per la disperazione al ricevimento al Quirinale in onore di Hitler, nell’intuire che l’uomo che aveva creato – Mussolini – avrebbe distrutto lei e la sua famiglia, fu Umberto ad affidarla al proprio autista affinché la portasse a casa. Quando il re e Badoglio fuggirono da Roma, tentò invano di far loro cambiare idea e anche di tornare indietro. Quando gli estremisti monarchici erano pronti a battersi per sovvertire l’esito del referendum, chiarì che non voleva che una sola goccia di sangue venisse sparsa per la sua casata, e partì dignitosamente per un esilio durato sin troppo, sino alla sua morte.
L’Italia sarebbe diventata una democrazia anche con i Savoia, che non hanno avuto solo demeriti (lo sanno i neoborbonici che oltre il 70% dei napoletani votò per la monarchia sabauda?). Tuttavia, possiamo essere orgogliosi della Repubblica.
Repubblica è una parola che abbiamo inventato noi. Res publica significa cosa pubblica: nasce a Roma l’idea che lo Stato sia di tutti. In età repubblicana il popolo votava i magistrati, le leggi, la pace e la guerra. Repubbliche sono nate nella penisola italiana nel Medioevo, in età moderna, durante la Resistenza. Repubblica si dice così non soltanto nelle lingue neolatine ma pure in inglese e in tedesco.
Anche per questo è bello e giusto che l’Italia sia una Repubblica. Cerchiamo di meritarcelo, e di essere all’altezza di noi stessi.