Corriere della Sera, 1 giugno 2024
Sulla futura presidenta della Massico
Città del Messico «Non arrivo quassù sola, arriviamo tutte», grida Claudia Sheinbaum dal palco montato allo Zocalo, cuore storico e da sempre ribelle di Città del Messico. È elegante, algida, con la coda di cavallo che non lascia mai scivolare un capello fuori posto, anche dopo aver attraversato l’enorme piazza cercando l’abbraccio del popolo di «Amlo», il presidente-mattatore Andrés Manuel López Obrador, che l’ha imposta come erede. Strizza l’occhio alle donne Claudia, «alle nostre madri, alle figlie, alle nipoti»: ce l’abbiamo fatta. E si autoproclama, con largo anticipo, «prima Presidenta del Messico». L’applauso è tiepido.
Jousué Medina è arrivato alle 9 del mattino con il figlio dodicenne, e per ore ha aspettato sotto il sole l’inizio del comizio. Ha la pelle scura di chi appartiene a una classe molto lontana dall’élite che per decenni ha governato il Messico e anche da quella borghesia illuminata da cui proviene Sheinbaum. Lui vive in uno dei quartieri più poveri, insicuri e popolosi della capitale, Iztapalapa, un bacino di voti cruciali per il partito governativo. «Non mi interessa che il capo sia una donna o un uomo, voglio soltanto che continui la Quarta trasformazione, il cambiamento che ha avviato López Obrador», dice il commerciante.
Il presidente uscente l’ha detto: «Queste non sono solo elezioni, sono un plebiscito sul mio progetto». La poco carismatica Sheinbaum sa che la sua vittoria dipende da gente come Jousué. O come Maria Elena Romero, casalinga di 66 anni che non è arrivata alla quinta elementare. «Speriamo che la dottoressa continui a vedere il suo popolo, umile, lavoratore, forte. Lei è una scienziata e saprà come fare». La «dottoressa» sa che deve essere obbediente e fedele alla linea, almeno fino a dopo il voto.
Dal palco urla con voce metallica lo slogan che nel 2018 diventò il mantra del neo-eletto Amlo: «Primeros los pobres» (per primi i poveri). Accetta perfino i discussi megaprogetti del Tren Maya e della Raffineria Dos Bocas, così lontani dalla sua sensibilità ecologica. «Mi impegno a portare avanti l’eredità di López Obrador», conclude, conquistando finalmente l’ovazione della folla.
A guardarla sul palco dello Zocalo, compunta e con le braccia tese lungo il vestito color pervinca, è difficile pensare che questa signora di 61 anni, nata a Città del Messico, che ha studiato balletto da adolescente e si è laureata in Fisica e Ingegneria, rampolla di una famiglia di origini ebraiche che in Italia definiremmo radical-chic, sia davvero la delfina del provinciale, tumultuoso e teatrale López Obrador, il carismatico presidente populista del Messico che gli oppositori chiamano «caudillo» o «el rey». Gli è sempre stata fedelissima, anche quando il marito, fondatore del Partito rivoluzionario democratico di cui Amlo fu presidente, finì nei guai per corruzione. Claudia lo scaricò subito.
Ora deve dare continuità alla Quarta trasformazione di López Obrador, che sei anni fa promise guerra aperta alla corruzione e al neoliberismo. La sua presidenza si chiude tra luci e ombre. Quasi 9 milioni di messicani sono usciti dalla povertà, il salario minimo è aumentato sensibilmente, l’economia è stabile, con una crescita stimata per il 2024 del 2,2%, gli investimenti dall’estero sono cresciuti. Ma la sua ricetta ha un costo troppo pesante per José Gil Olmos, autore del saggio Amlo, el pastor de masas («Amlo, il pastore delle masse»): «Negli ultimi cinque anni, gli investimenti che questo governo ha stanziato per i programmi sociali sono aumentati del 30%. Cioè, ha investito 6,5 miliardi di pesos per tenere prigioniero il sostegno popolare attraverso i famosi programmi di assistenza sociale».
Sheinbaum promette «austerità fiscale» ma anche di continuare le generose politiche sociali. La sua storia personale forse la spingerà a smarcarsi, per esempio su un tema delicato come l’energia. Ministra dell’Ambiente del governo di Città del Messico, quando Obrador ne era sindaco, carica che poi ha conquistato lei stessa prima di diventare la candidata-presidente, Claudia non può però allontanarsi di colpo dalla strada tracciata dal suo mentore, che ancora vanta una popolarità del 60% e tiene insieme un movimento assai eterogeneo.
Le differenze sono evidenti. Amlo appartiene alla sinistra nazionalista che ha intriso la storia del Paese, Sheinbaum viene dal movimento studentesco che negli anni Ottanta fermò la privatizzazione delle università. E ha promesso di voler essere ricordata come «la presidente dell’educazione pubblica», tema che non è mai stato al centro dei pensieri di Obrador.