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 2024  giugno 01 Sabato calendario

L’America in cerca di sé stessa

Per i democratici è la conferma che la quantità di prove raccolte contro Trump in un processo per reati non gravissimi ma che comunque lo fanno apparire unfit, inadatto a governare, è schiacciante: una volta data la parola al popolo – sia pure in uno Stato a maggioranza progressista – il verdetto è stato unanime. Spazzando via il muro di dinieghi eretto dall’ex presidente. Secondo la destra trumpiana, invece, è il giorno più nero della Giustizia americana: la conferma dell’uso politico dei tribunali contro il leader che, secondo i sondaggi, è il più apprezzato dai cittadini.
Nessuno sa quanto la condanna del leader conservatore per aver falsificato la contabilità della sua azienda al fine di nascondere un pagamento a una pornostar e a una cover girl di Playboy peserà sul voto del prossimo novembre. Forse non molto: stando alle rilevazioni demoscopiche, finora le incriminazioni hanno aumentato la popolarità di Trump anziché fargli perdere terreno. Non è, però, scontato che una condanna penale, la prima della storia per un ex presidente Usa, abbia lo stesso effetto. C’è un elemento sorpresa (solo il 35% degli americani si aspettava una sentenza di colpevolezza) e, sempre in base ai sondaggi, c’è un 7% di elettorato conservatore che aveva ipotizzato, in caso di condanna, di non sostenere più Trump. Numeri limitati ma che potrebbero essere significativi in una competizione elettorale che si deciderà su poche centinaia di migliaia di voti in 6-7 Stati «in bilico».
L’ effetto più immediato è quello di rendere ancora più acuta la polarizzazione della politica americana: feriti, i trumpiani ora aggiungeranno veleno, almeno sul piano mediatico, al processo contro il figlio di Joe Biden, Hunter, che inizierà a giugno. E, intanto, si infuocano altre controversie come quella relativa al giudice ultraconservatore della Corte Suprema, Samuel Alito, che si rifiuta di astenersi dal voto sulla irresponsabilità dei presidenti per i reati penali commessi quando sono in carica: sostiene che l’esposizione di una bandiera di solidarietà con gli assalitori del Congresso esposta davanti alla sua casa dopo quel drammatico 6 gennaio 2021 non è rilevante. È stata la moglie ad esporla e lui, pur contrario, non è riuscito a farla desistere.
Insomma, le tensioni da polarizzazione sono arrivate allo spasimo e questo non può non allarmare i Paesi tradizionalmente alleati degli Stati Uniti che vedono già oggi l’America di Biden in difficoltà tanto sul fronte ucraino quanto nel rapporto con Israele e si chiedono cosa accadrà con un ritorno di Trump alla Casa Bianca che in questo momento appare come una prospettiva piuttosto concreta.
All’interno del Paese si percepisce, poi, il timore che l’instabilità cresca, qualunque sia l’esito delle elezioni dato che, come notava ieri il Wall Street Journal, sotto la superficie dello scontro tra due uomini anziani e di non grande levatura storica detestati dai due terzi di un Paese che vorrebbe poter votare altri, si sta consumando la tragedia della lacerazione del tessuto sociale: due fronti che non riconoscono più di essere imbarcati sulla stessa nave e di doverla portare in qualche modo a destinazione, mentre il disprezzo reciproco è ammesso e, addirittura, alimentato a piene mani.
La speranza è che con questa battaglia giudiziaria si sia arrivati ai limiti di ciò che un pezzo di America moderata considera accettabile: un’America che ha perso terreno in Congresso, anche per la guerriglia permanente all’interno della destra parlamentare, ma che ancora esiste nel Paese.
Vale anche per i democratici che in alcuni collegi registrano nei sondaggi consensi per i loro candidati a Camera e Senato superiori a quelli attribuiti a Biden per la Casa Bianca.
Nonostante tutti gli sforzi di rilancio della sua immagine, per la sinistra il problema continua ad essere proprio l’appannamento di Biden. Pesa l’età, ma pesano soprattutto le delusioni economiche e quelle delle minoranze etniche – neri e ispanici – che non hanno ottenuto dal governo democratico i benefici sperati.
Mentre quello che dall’esterno appare un buono stato di salute dell’economia Usa (recessione evitata, crescita, disoccupazione ai minimi e inflazione tornata sotto controllo) non lo è per buona parte dell’elettorato di sinistra: gli si può anche spiegare che, dopo la fiammata oltre il 9%, i prezzi sono tornati al 3,3, ma quello che conta, per i ceti che non hanno avuto sensibili aumenti retributivi, è che dall’inizio della presidenza Biden il costo della vita è aumentato ben più del 20%.
E Trump, che negli anni del suo show televisivo, The Apprentice, ha raffinato la sua capacità di capire la psicologia del pubblico (e anche di alterarne le percezioni), riesce a coniare slogan di grande efficacia: «Da quando c’è Biden avete perso un quinto della vostra ricchezza».
Col presidente democratico in difficoltà con neri e ispanici e con molti giovani che non condividono la sua prudenza nel frenare Israele a Gaza, la sinistra ora spera soprattutto in un repentino calo dei consensi per Trump: continua ad avere un vastissimo e non scalfibile zoccolo duro di fan, ma potrebbe perdere terreno nell’America di mezzo. Difficile che accada sul fronte economico, soprattutto ora che l’ex presidente sta recuperando consensi nella finanza miliardaria di Wall Street e perfino nella Silicon Valley. Potrebbe forse accadere per le questioni etiche tra prove che «nessuno è al di sopra della legge» e qualche sorpresa di fine campagna elettorale come quella del produttore di The Apprentice che ieri, finalmente libero da un obbligo di non raccontare nulla di quell’esperienza durato vent’anni (in caso di violazione rischiava galera e 5 milioni di dollari di multa) ha riferito del disprezzo che allora Trump usava esprimere per quelli che chiamava «negri»: parola al bando in America.
Potrebbe essere un caso isolato o l’inizio di uno stillicidio di nuove rivelazioni su The Donald. Che nel 2016 si è dimostrato capace di attraversare indenne qualunque cerchio di fuoco. Ma gli anni passano anche per lui.