la Repubblica, 1 giugno 2024
La Storia di Giulia Calenda “Un racconto che illumina l’importanza degli ultimi”
«All’inizio avevo paura di affrontare
La Storia», racconta Giulia Calenda «dovevo confrontarmi con nonno (Luigi Comencini), che aveva diretto lo sceneggiato e con mamma (Cristina Comencini) che firmò la sceneggiatura con Suso Cecchi D’Amico. Da piccola mi portarono sul set, al ghetto, ricordo immagini potenti. Poi non l’ho voluto vedere apposta, per essere libera». La Storia di Francesca Archibugi, dal romanzo di Elsa Morante – scritta da Calenda con Ilaria Macchia, Francesco Piccolo e Archibugi – trasmessa sui Rai 1, è la “Serie dell’anno 2024” e riceverà oggi a Napoli il Nastro d’argento dei Sindacato giornalisti cinematografici italiani. Grandi interpreti (Jasmine Trinca, Valerio Mastandrea, Elio Germano, i giovani Lorenzo Zurzolo e Francesco Zenga) sarà premiata per la regia, la sceneggiatura, la produzione e il cast. «Francesca ha saputo raccontare bene gli ultimi» dice Calenda «i personaggi minori sono diventati importanti. Il resto era tutto nel libro, bisognava solo dargli una forma: la mia copia è consumata. Per me fare la sceneggiatrice è ilmestiere più bello del mondo».
Talento e passione, Calenda ha vinto con Furio Andreotti e Paola Cortellesi il David di Donatello per la miglior sceneggiatura originale di C’è ancora domani «un film che abbiamo amato tanto, accolto dal pubblico con lo stesso amore. Paola me ne parlò, chiedendomi di mantenere il segreto sul finale. Mamma e mio fratello Carlo lo hanno scoperto al cinema, erano entusiasti. Ci avviciniamo alle elezioni, si dice che andrà a votare meno del 50%. Quando arrivò il diritto di voto, le donne andarono ai seggi vestite eleganti. Sarebbe bello che alle Europee ci fosse grande partecipazione».
Ama la commedia («è la cosa più difficile: è chirurgica, tutta scritta»), ma la sceneggiatura non era il suo destino: «Certe passioni fanno giri larghi, ma ho respirato il cinema da piccola in casa ed eccomi qua» racconta «ho frequentato il Conservatorio a Milano. Dopo aver scritto un documentario su Giuseppe Verdi ho capito che mi veniva naturale. L’opera sono sentimenti, intrecci, ci vuole l’orecchio musicale nei dialoghi». I primi lavori con la madre Cristina «che è stata una grande scuola. Ha capito che avevo bisogno di essere libera, per questo la ringrazio. Ci siamo ritrovate sul lavoro, ora ci confrontiamo ad armi pari». Per la tv ha firmato Petra (Maria Sole Tognazzi sta girando la terza stagione con Cortellesi), ha raccontato le donne con la saga Di padre in figliadi Riccardo Milani e firma la sceneggiatura con Valia Santella (anche regista con Daniele Luchetti) della serie RaiPrima di noi, dal libro di Giorgio Fontana, storia italiana al femminile dalla Prima guerra mondiale. Con Maschi veri, per Netflix, ironizza su quattro maschi alfa (Maurizio Lastrico, Matteo Martari, Francesco Montanari e Pietro Sermonti). «È l’adattamento del format spagnolo Machos alfa:loro usano toni grotteschi. Noi siamo sentimentali».