la Repubblica, 1 giugno 2024
“A Los Angeles un signore armeno lasciò 300 dollari Stavo per svenire”
Più che per mettere dei soldi da parte, quell’impiego da cameriera in un ristorante a Glendale, città della contea di Los Angeles, Elisa Costa l’aveva cercato per fare esperienza. E così, lo scorso anno, la ventunenne studentessa universitaria di Bologna, per due mesi ha lavorato in un ristorante italiano per famiglie. «Se non ci fossero state le mance, però, sarebbe stato impossibile», dice oggi che è tornata a studiare a Bologna.
Per quale motivo?
«Più della metà del mio stipendio veniva da quelle, senza non sarei riuscita a pagarmi nemmeno le spese per vivere a Glendale».
Quanto spendeva al mese?
«Personalmente non così tanto, perché fortunatamente ero ospite di amici. Ma il costo della vita è davvero alto: una Pepsi costa anche 8 dollari e uno stipendio da cameriere non basta per l’affitto e tutto il resto. Anche se ti accontenti di una stanzetta in un appartamento servono almeno 1.500 dollari al mese».
E la sua paga a quanto ammontava?
«Prendevo 17 dollari l’ora, che sarebbero stati circa 80 dollari al giorno. Grazie alle mance, invece, in media a fine turno tornavo a casa con 230 dollari».
I clienti venivano obbligati a lasciarle?
«No, sullo scontrino potevano scegliere se aggiungere il 15, 18 o 25 per cento alla somma totale oppure lasciare una cifra a loro scelta. Alcuni davano appena 3 dollari, altri proprio nulla. E non venivano mica rincorsi per il locale».
Come si convincono i clienti a farsi dare le mance più alte?
«Devi avere sempre il sorriso sulle labbra e fare tanti complimenti. Soprattutto alle famiglie, che di solito hanno più voglia di chiacchierare rispetto a chi è lì in pausa pranzo dal lavoro. Il mio accento poi mi aiutava molto perché gli italiani stanno particolarmente simpatici».
La mancia più generosa?
«Nella zona ci sono tanti armeni molto ricchi. Una volta un gruppo mi chiese di sedersi nel tavolo più grande, li accontentai perché il locale era quasi vuoto.
Alla fine della cena mi lasciarono 300 dollari, stavo quasi per svenire».
L’ha tenuta tutta per sé?
«In quel caso sì, il titolare stesso mi ha detto di farlo. Ma solitamente le mance cartacee venivano divise tra i camerieri in turno e quelle del conto tra tutti i dipendenti, cuochi inclusi.
Questa cosa spingeva tutti a impegnarsi molto di più».
E di chi si lamenta delle mance che ne pensa?
«Anche a me scocciava spendere molto di più quando andavo a mangiare fuori. Ma c’è molta libertà, ognuno può scegliere di fare come preferisce. Poi, è ovvio, non si può impedire che a fine turno i camerieri si lamentino dei clienti più tirchi (sorride, ndr )».