la Repubblica, 1 giugno 2024
Paolo Rossi non vota al 1987 ma questa volta andrà alle urne (e forse a Strasburgo) per la pace
Paolo Rossi, candidato con Pace Terra Dignità, la lista di Michele Santoro, chi gliel’ha fatto fare?«Mi ha telefonato Vauro dicendomi che mi doveva fare una proposta indecente. D’istinto gli ho detto di sì. Sento molto forte l’odore della guerra, e specialmente qui a Trieste dove abito. Voglio fare qualcosa per la pace».È la sua prima volta?«No, c’è un precedente. Una volta mi candidai con Rifondazione comunista, o con Democrazia proletaria, adesso non ricordo. Ma credo di essere l’unico candidato che non si è nemmeno votato».In che senso?«La mattina del voto mi sono guardato allo specchio e mi sono detto che non meritavo fiducia».Che anno era?«E chi se lo ricorda? C’era pure Paolo Villaggio in lista».Politiche, 1987. Democrazia proletaria.«Quelle».In questi anni per chi ha votato?«Non ho mai più votato».Non è molto educativo.«I miei figli penso di averli educati bene, direi».Lei passa per essere di sinistra.«Sì, ma parecchio anarchico. In realtà ho le idee di sempre, anche se hanno cambiato posto: i riferimenti di un tempo non ci sono più».Si sente orfano?«C’è un grande disorientamento. È come stare su una giostra. Ma il teatro è anche una terapia politica. È perfetto per raccontare il caos».Perché stavolta si è candidato?«Per portare una testimonianza. Non lo fa quasi più nessuno: metterci la faccia. Non farò comizi. Ho dato soprattutto una mano a raccogliere le firme per presentare le liste».In un movimento contro la guerra.«Sì, perché la guerra è la priorità inquesto momento. Vede, ora c’è una guerra reale in Europa, dopo alcune guerre psichiche come il Covid e la crisi finanziaria».Ma la pace in Ucraina non deve essere anche giusta?«La si può solo ottenere con la politica, non con le armi. Vedo in tv quelli che spiegano il Risiko. Non sono altrettanto bravo”.La sua ricetta qual è?«Semplice: dialogo, trattativa».Putin non vuole.«Gli darei il premio Nobel della pace insieme a Zelensky. Gli unici che possono fermarla. Sarebbero costretti a stringersi la mano, a incontrarsi. Sarebbe un grande colpo di teatro».Non c’è un aggressore e un aggredito?«Eh, lei conosce la favola del lupo e dell’agnello. Nell’ultimo atto è stato Putin ad aggredire. Ma se andiamo a vedere chi ha iniziato per primo non la finiamo più. È come quando si litiga in una coppia».È vero che lei è figlio di un repubblichino?«Mio padre militò nella Repubblica sociale. Ma aveva 17 anni. Con me non si comportò da fascista».Lo era.«Ma molto sui generis. Fece amicizia con un partigiano sloveno. Anni dopo mi chiese di andarlo a trovare.Bevemmo una grappa e il partigiano mi disse: io sparavo addosso a tuo padre, lui addosso a me, e io ora brindo con te. Questa è la guerra».È vero che lei ha militato in Lotta continua?«Facevo teatro in un gruppo, i circoli Ottobre, vicini a Lotta Continua.Sostenni che dovevamo studiare un po’ più di recitazione per comunicare meglio con gli operai. Mi cacciarono perché colsero nella mia osservazione una tendenza borghese».Tornerà a votare?«Stavolta sì. Sono candidato nel Nord Est e nel Nord Ovest, ma non riesco a votarmi in tutti e due”.