il Fatto Quotidiano, 1 giugno 2024
Biografia di Barbara Alberti
“Barbara Alberti è felicemente pazza” ha scritto Sabelli Fioretti. In effetti a scorrere la biografia della scrittrice umbra ma romana d’adozione – per scomodare un suo titolo del 1998 – si potrebbe concludere che nessuna come lei dimostra che La donna è un animale stravagante davvero.Classe 1943, Alberti è da sempre una femminista avversata dalle femministe. Lei stessa compendia la sua militanza negli anni 70 a “un ambiente di mostri dove la mediocrità imperava”. Le compagne di lotta la criticavano perché il marito la seguiva come un’ombra. “Stai sempre col maschio” recriminavano. E lei rispondeva: “Ragazze, fatevi qualche scopata in più”. Ecco un aneddoto utile a svelare la sfrontatezza di una irregolare che ha sperimentato anche amori saffici e cotte per uomini gay. “Avevo un fidanzato finocchio” ha raccontato, “piaceva anche a Tondelli. Io glielo avrei regalato. Lui ha preferito rubarmelo”. Con un sincretismo temerario ha firmato biografie mescolando Tolstoj e Gianna Nannini, Majakovskij (Gelosa di Majakovskij, Marsilio 2002) e Vittorio Sgarbi (Il promesso sposo, Sonzogno 1994). Nel giornalismo si è distinta tra l’altro per una rubrica di recensioni di film porno su Playmen e per una posta del cuore su Amica diventata celebre per le sue “risposte cattivissime”. Ha saputo reinventarsi come personaggio televisivo. Da anni è ospite come opinionista in svariati talk e non ha mai disdegnato i reality. Concorrente al Gf Vip così ha giustificato l’avventura: “Ti pagano solo per esistere. Fantastico”.
Non teme le battaglie scomode: contro la gestazione per altri ha pubblicato il pamphlet Non mi vendere, mamma (Nottetempo 2012). In Tremate, tremate. Le streghe son tornate, antologia di medaglioni, da Paola Cortellesi a Platinette, in libreria per Rizzoli, tuona: “Altro che censurare le parole, io le voglio dire tutte e inventarne altre, il mio ideale linguistico è Céline, non la parrocchia”. Alberti è convinta che “esprimere il proprio pensiero senza cautele è una forma di generosità”. Tanto generosa che le sue punture di spillo non si contano. Fior da fiore: “Elly Schlein ha detto di avere un armocromista… Se non sa scegliersi l’abito come può decidere per noi?”; “Di Dacia Maraini non sopporto, oltre la piattezza delle sue pagine, il suo perbenismo”. Capace anche di rivolgere contro se stessa il sarcasmo più feroce. Ferzan Ozpetek la sceglie come attrice nel ruolo della madre di Jasmine Trinca nel suo La dea fortuna grazie a un suggerimento di Mina. Il regista turco cercava “una vecchia cattiva, una faccia da carogna, una che fa paura solo a guardarla”. La cantante non ha dubbi: “Ma c’è l’Alberti!”. Il grande schermo lo ha sempre vissuto come sceneggiatrice, ruolo propiziato in virtù della sua unione sentimentale con il produttore Amedeo Pagani. Ha collaborato a film come Il portiere di notte di Liliana Cavani, Monella di Tinto Brass, Melissa P. di Luca Guadagnino, Incompresa di Asia Argento.
È evidente la sua missione artistica: combattere un’immagine stereotipata e sottomessa del sesso femminile. Anche la sua produzione narrativa è all’insegna di una trasgressione tra eros e blasfemia. Tra la fine degli anni 70 e gli anni 80 presso Mondadori escono titoli controversi. Delirio è il diario di un maniaco sessuale, Donna di piacere la parabola di una donna che “era stata una signora, divenne una puttana, incontrò un angelo”, Il signore è servito racconta attraverso il suo servitore le scorribande omosessuali di un benestante vizioso, Povera bambina ha al centro una bambina che per una scommessa seduce un uomo adulto. La sua storia più estrema risale al suo terzo romanzo datato 1979, oggi riproposto da Rizzoli perché Paolo Zucca ci ha tratto un film con protagonisti Benedetta Porcaroli e Alessandro Gassmann. In Vangelo secondo Maria la Madonna sceglie di abortire in nome del libero arbitrio: “Non m’abbandona il pensiero fisso – come sconfiggere Dio, come uscirne… Rivoglio la mia incertezza, rivoglio il mio faticoso cammino di ragazza. Ho nostalgia del mestruo, del suo rigoglio”. Alberti confessa sorniona di avere sempre confidato in uno scandalo: “Quando scrivi una roba di questo genere, t’aspetti che ti mettano al rogo! Io speravo che la Chiesa mi scomunicasse e invece niente”.