Avvenire, 1 giugno 2024
Petrolio giù, per l’Opec+ rebus tagli: «Il mondo ha meno fame di greggio»
Se il prezzo del gas ha raggiunto in questi giorni i valori massimi degli ultimi cinque mesi, il petrolio ha continuato ieri la sua discesa, alla vigilia della riunione di domani dei Paesi dell’Opec+ su cui regna l’incertezza riguardo all’estensione dei tagli alla produzione. Per prevenire un ulteriore aumento della produzione da parte di Stati Uniti, Canada e Brasile, ed evitare così di cedere ulteriori quote di mercato, il fronte guidato dall’Arabia Saudita e dai suoi alleati potrebbe infatti decidere di revocare parte dei tagli almeno fino alla fine dell’anno. Una mossa su cui però non c’è ancora accordo, tanto che secondo alcune fonti l’organizzazione potrebbe anche confermare i tagli attuali, optando per una posizione di cautela anche in considerazione delle incertezze geopolitiche attuali. Dopo i cali dei giorni scorsi, ieri il Brent cedeva oltre lo 0,28% venendo scambiato a 81,63 dollari al barile, mentre il Wti lasciava sul terreno lo 0,31% passando di mano a 77,67 dollari al barile, valori al ribasso nonostante la diminuzione a sorpresa delle scorte settimanali di greggio Usa annunciata giovedì dalla US Energy Information Administration (Eia), a causa dell’accelerazione della produzione delle raffinerie statunitensi. Nella settimana conclusasi il 24 maggio, le riserve commerciali degli Stati Uniti – che nel 2023 si sono confermati primo produttore mondiale di greggio – sono infatti diminuite di 4,1 milioni di barili, mentre gli analisti si aspettavano, in media, un calo di soli 1,15 milioni di barili.
A inizio aprile, le quotazioni petrolifere avevano visto un netto aumento, rafforzato dalle aspettative di una riduzione dell’offerta causato dai tagli Opec (che aveva esteso i tagli alla produzione fino a fine giugno), dagli attacchi alle raffinerie russe e dai dati positivi sulla produzione cinese che riflettevano le prospettive di miglioramento della domanda. Due mesi dopo, lo scenario sembra però già cambiato. Paesi come l’Iraq sembrano contrari a ulteriori tagli Opec alla produzione, mentre restano dubbi sulla ripresa economica globale senza un’accelerazione sul fronte del taglio dei tassi di interesse, il tutto mentre la crescita della produzione di greggio sia degli Stati Uniti che di altri Paesi non appartenenti all’Opec+ ha contribuito a compensare l’impatto dei tagli del cartello. Attualmente l’Opec e i suoi alleati guidati dalla Russia stanno tagliando un totale di 5,86 milioni di barili al giorno, equivalenti al 5,7% della domanda globale di greggio, un taglio che include 3,66 milioni di barili fino a fine 2024 più altri 2,2 milioni di barili al giorno da parte di alcuni Paesi membri su base volontaria, che scadono a fine giugno. L’accordo a cui si punta ad arrivare domani potrebbe prevedere l’estensione di tutti o anche solo una parte di questi tagli anche per i prossimi due trimestri. Non sono in vista tagli aggiuntivi, mossa che si scontrerebbe probabilmente con la resistenza dei membri più piccoli del gruppo, che non vogliono vedere diminuire i loro ricavi petroliferi. Il gruppo sta provando a trovare un’intesa sulla nuova capacità produttiva programmata dei suoi Paesi membri entro la fine del 2024, un argomento che ha provocato non poche tensioni in passato. Oltre all’Arabia Saudita, i Paesi che hanno aderito ai tagli volontari finora sono Algeria, Iraq, Kazakhstan, Kuwait, Oman, Russia ed Emirati Arabi Uniti. Secondo l’ultimo rapporto dell’Aie, l’Opec e i suoi partner producono ora 41,5 milioni di barili al giorno, meno della metà della produzione mondiale di greggio, la quota più bassa dal 2016.
La riunione dell’Opec+ coincide peraltro con la decisione da parte di Riad di mettere sul mercato 1,5 miliardi di azioni (lo 0,64% del totale, per un incasso di 12 miliardi di dollari) della sua compagnia petrolifera nazionale Saudi Aramco, maggior esportatore di petrolio al mondo. Di recente, la stessa Saudi Aramco aveva annullato il suo piano di aumentare la capacità produttiva a 13 milioni di barili al giorno entro il 2027. Nei giorni scorsi l’Agenzia internazionale per l’energia (Aie) ha tagliato le sue stime sulla crescita della domanda di petrolio per il 2024, dopo un avvio d’anno rallentato con l’attività industriale contenuta e le temperature invernali miti che hanno ridotto i consumi in alcune delle più grandi economie del mondo, in particolare in Europa. La crescita della domanda di petrolio è ora prevista a 1,1 milioni di barili al giorno rispetto ai precedenti 1,2 milioni. Si prevede che la domanda totale sarà ancora in media di 103,2 milioni di barili al giorno. Nei Paesi Ocse, in particolare, si registra una contrazione della domanda di 70.000 barili al giorno su base annua, mentre la domanda europea di gasolio è scesa di 140.000 barili al giorno nel trimestre, trascinata anche dal calo della quota di auto diesel. Tutti fattori che hanno contribuito, sui mercati, alla discesa delle quotazioni petroliferi di questi giorni, in attesa di capire come si muoverà l’Opec+.