Corriere della Sera, 31 maggio 2024
Quando l’app va in papp
Che cosa ci facevano migliaia di veicoli sulla statale di Vipiteno, ingorgati in direzione Austria, nonostante l’autostrada del Brennero risultasse completamente libera? Per qualche ragione misteriosa, il satellite di Google Maps aveva smesso di riconoscere un tratto della A22, suggerendo a tutti di svoltare. Inutile aggiungere che la app è stata coscienziosamente assecondata da camionisti e automobilisti, anche se i pannelli elettronici lungo l’autostrada li esortavano a proseguire. Sarei un ingenuo a scandalizzarmene: già una decina di anni fa mi persi nella nebbia dopo essermi rifiutato di imboccare l’ultima uscita per Parma, nonostante dovessi recarmi proprio a Parma e un cartello grande come una casa mi esortasse a farlo, solo perché la voce robotica aveva ordinato di tirare dritto.
Ogni lettore, temo, potrà portare una testimonianza personale di questa sudditanza nei confronti dei giganti della tecnologia, di cui subiamo il fascino al punto da perdonargli tutto, anche una certa parsimonia nel pagamento delle tasse. I medici passano ormai metà delle visite a convincere i pazienti che è più saggio seguire le loro ricette che quelle reperibili sui motori di ricerca (e non sempre ci riescono). Si tratta di una dittatura che rifiuta il dissenso e persino il dialogo: non esistendo un numero di telefono di Google Maps, per segnalare il problema un dirigente dell’autostrada del Brennero ha dovuto rivolgersi direttamente alla app. Chissà se gli hanno risposto, ma soprattutto chi.