ItaliaOggi, 31 maggio 2024
Gli spretati sono in aumento
Papa Francesco ha scandalizzato molti con la sua uscita con linguaggio popolare sui seminaristi gay, ma i problemi che ha avuto fin qui vicinissimo a lui se non proprio in casa sono stati di natura esattamente opposta: il parroco della parrocchia del Papa che circa cinque anni fa dalla mattina alla sera abbandonò l’incarico che aveva, spogliandosi perfino dell’abito talare per amore di una parrocchiana.
È accaduto nei primi giorni del mese di dicembre 2019 quando all’improvviso ha lasciato il suo incarico e nei giorni successivi si è scoperto anche l’abito il parroco di San Roberto Bellarmino, parrocchia nel cuore del quartiere Trieste (accanto alla università Luiss e nei pressi di piazza Ungheria), don Nicola, che era stato in anni precedenti già due volte segretario del vescovo vicario di Roma, prima con Camillo Ruini e poi con Agostino Vallini. Nessuna spiegazione ufficiale, salvo il tam- tam dei parrocchiani (e di gran parte dei colleghi del clero diocesano): la crisi del prete sembrava causata dal sentimento provato per una parrocchiana, che ha mandato in tilt la sua vocazione a 51 anni, dopo molti lustri di sacerdozio. Nessuna versione ufficiale, né allora né dopo: don Nicola non figura più nell’elenco del clero diocesano e di lui si è persa ogni traccia.
Il caso fece clamore più di altri perché la parrocchia di San Roberto Bellarmino era stata soprannominata «la chiesa del Papa» quando Francesco fu eletto. La chiesa aveva infatti ottenuto il titolo cardinalizio nel 1969 da Paolo VI e quando il 21 febbraio 2001 il concistoro voluto da Giovanni Paolo II fece cardinale Jorge Mario Bergoglio, la chiesa in cui fu incardinato fu proprio quella parrocchia. Il neo-cardinale argentino celebrò la sua prima messa da porporato. Negli anni poi non l’ha frequentata spesso: quando veniva a Roma preferiva celebrare messa in altre parrocchie, dove aveva amici: a Trastevere con la comunità di Sant’Egidio e al Verano insieme a don Giacomo Tantardini che per tanti anni era stato la guida di Comunione e liberazione nella capitale. Ma San Roberto Bellarmino era la sua parrocchia, comunque, e diventato Papa fra i suoi primi atti ci fu l’invito al clero di quella chiesa a partecipare con lui alla messa a Santa Marta.
Don Nicola è solo uno delle migliaia di preti che hanno lasciato in Italia e nel mondo l’abito e i voti di castità per amore di una donna. Non ci sono statistiche ufficiali, ma secondo stime sarebbero più di 120 mila i preti nel mondo a essere tornati sui propri passi scegliendo poi il matrimonio con una donna. In Italia qualche migliaio e ogni anno si registrano nuovi casi. Qualcuno arriva agli onori della cronaca perché la scelta viene fatta pubblicamente, spesso annunciando agli stessi parrocchiani la propria decisione per finire poi ovviamente su giornali e televisioni.
Fece scalpore nel 2000 la scelta comunicata pubblicamente dal parroco della Calvana (Prato), Ezio Palombo, amico di don Lorenzo Milani. Lasciò la tonaca per amore di una donna e costituì una sua famiglia. Scelta insolita, perché don Enzo aveva 70 anni e alle spalle 47 anni di sacerdozio, ma felice perché poi per 19 anni si sarebbe goduto la sua famiglia, fino a quando non se lo sarebbe portato via il coronavirus nel marzo 2020.
L’anno successivo fra marzo e aprile sarebbe scoppiata una sorta di pandemia di amore in Umbria. Lasciò la tonaca don Riccardo, il parroco di Massa Martana (PG), folgorato da Laura con cui è convolato a nozze (in chiesa) l’anno successivo. Il mese dopo clamore ancora più grande di un parroco e del viceparroco di una chiesa di Città di Castello: entrambi avevano scoperto di essere innamorati di una donna. Uno dei due è convolato a nozze pochi mesi dopo.
Anche quest’anno a gennaio è riaccaduto, e il protagonista è stato don Antonio, parroco da 23 anni di Chiusano San Domenico, Avellino. L’annuncio è avvenuto con un post su Facebook, in cui ha spiegato come «dopo una lunga amicizia, ho scoperto di amare una donna con la quale condivido sentimenti, aspirazioni, progetti, valori, fede e ideali. Non posso continuare a combattere contro la mia natura».