Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  maggio 31 Venerdì calendario

Periscopio

Israele occupa il confine tra Egitto e Gaza. «Trovate decine di tunnell usati da Hamas». Repubblica.
Yoav Gallant, generale e il ministro della difesa, che pure è del Likud come Netanyhau, ha ingiunto al premier «di prendere una posizione chiara e dichiarare che Israele non occuperà la Striscia con un governo militare. La fine dell’attività militare dev’essere accompagnata da un’azione politica; “il giorno dopo Hamas” può essere raggiunto solo con entità palestinesi che prendono il controllo di Gaza e con attori internazionali che portino alla definizione di un governo alternativo al potere di Hamas». Una posizione opposta a quella dei ministri estremisti sui quali si regge Netanyhau, che puntano a un’annessione pura e semplice di Cisgiordania e Gaza a Israele e che infatti hanno subito chiesto a gran voce le dimissioni di Gallant. Carlo Panella, Linkiesta.

Stoltenberg solo in Ucraina: i 32 alleati della Nato non lo seguono. HuffPost, 25 maggio 2024.
Kiev, sì degli alleati agli attacchi in Russia. Repubblica, 30 maggio 2024.
Colpi mirati in Russia, cresce la pressione degli alleati sugli Usa. Sempre più paesi Nato favorevoli. Biden «riflette». No dell’Italia. Corriere.
Mi stupisco che qualcuno dica «piuttosto che allearmi con Le Pen mi alleo con Macron». Io con un bombarolo non voglio avere niente a che fare. Matteo Salvini, Porta a porta.
Borrell? Un bombarolo. Matteo Salvini (La Stampa).
Stoltenberg? Si dimetta. Mai attacchi contro Mosca. Matteo Salvini, repubblica.it.
Socialisti e liberali con l’elmetto trascinano l’Europa al suicidio. l’Unitàski.
Tarquinio: «Sciogliere la Nato». Ansa.
Il punto non è Tarquinio né Cecilia Strada né gli altri sedicenti pacifisti che (…) s’impegnano come Trump, come i populisti e i nazi-stalinisti, per realizzare gli obiettivi strategici dell’imperialismo russo. (…) Il punto è Elly Schlein con la sua classe dirigente di studenti fuori corso, inadeguati e irresponsabili, che si agitano se qualcuno sbaglia un pronome e abbracciano strategicamente chiunque suggerisca di abbandonare gli ucraini ai russi e ignori la guerra dichiarata da Putin alla democrazia liberale. Christian Rocca, Linkiesta.

Nel suo complesso, il centrosinistra guarda ai socialisti spagnoli di Sanchez, quando invece il modello cui riferirsi dovrebbero essere i socialdemocratici di Scholz. E se non si vuole arrivare a questo, c’è il partito socialista francese di Glucksman, la cui linea sull’Ucraina è netta: no a qualsiasi ambiguità circa il sostegno a Kiev. L’opposto della sinistra italiana. Stefano Folli, Repubblica.
Ciò che ci interessa sottolineare non è cosa dicono i Tarquinio o i Vannacci, ma il fatto che anche Giorgia Meloni sembra essersi dimenticata della guerra in Ucraina. Ne parla sempre meno e sempre più malvolentieri, mentre la consegna dei nostri aiuti militari segna il passo e la loro entità e qualità sono «secretate»: non è chiaro se per non spaventare un’opinione pubblica senza guida o per evitare di dover constatare la loro inconsistenza. (…) Vorremmo essere rassicurati che il suo rinnovato interesse per Marine Le Pen e il richiamo della foresta per la destra identitaria e sovranista siano estranei a questo silenzio, e che quest’ultimo non rappresenti invece il preludio a un cambiamento di posizione nei confronti del sostegno all’Ucraina. Vittorio Emanuele Parsi, il Foglio.

[Le Pen?] Anche di noi si diceva che fossimo una forza antieuropea, poi i nodi vengono al pettine. Si può essere europeisti e chiedere che l’Europa non si occupi di tutto. [Orbán?] Non sarò mai d’accordo con l’idea che l’Ue sia un salotto radical chic. Giorgia Meloni (Corriere della Sera).
A proposito di «quella stronza della Meloni» – cito dalla premier medesima in saluto al presidente De Luca – ricordo d’aver sentito Bossi dare dello stronzo a Casini e Fini, La Russa dare dello stronzo ad Amendola (l’attore) e Rosi Bindi dare dello «stronzo che galleggia» a Pannella, di recente Biden dare dello stronzo a Netanyahu, Kamala Harris dare dello «stronzo malato» a Trump, Lehner dare dello stronzo a Bocchino, però in russo, «gavno», e Sgarbi dare dello stronzo a chiunque, compreso quello stronzo di Sgarbi. (…) In confronto De Luca è uno stagista. Mattia Feltri, La Stampa.
Nei talk show [e sui giornali] è tutta una lezione di bon ton con gli urletti di vergini violate che mai dissero «stronzo/a» e deplorano il degrado della politica e la perdita del decoro istituzionale: signora mia, dove andremo a finire con tutte queste parolacce. Pareva quasi che fosse stata la Meloni a dare dello stronzo a De Luca, e non viceversa. Marco Travaglio, il Fatto quotidiano.

Carriere separate, primo sì, e toghe pronte allo sciopero. (…) Insulti e spinte, al Senato il premierato finisce in rissa. Corriere.
Intrattenendo i lettori di Repubblica sull’ultima infelice uscita del Santo Padre, e sottolineandone la compassione, l’umanità e la simpatia, Luigi Manconi scrive, fra l’altro: «Solo gli sciocchi possono stupirsi del fatto che Papa Francesco abbia definito l’aborto “un grave peccato”. E cos’altro mai dovrebbe dire un Papa?» Dimentica, Manconi, che il Papa, ha anche affermato, in più occasioni, che abortire è come «affittare un sicario per eliminare un problema». Siamo ben oltre il «grave peccato». Luca Rocca, il Foglio.
Una volta ebbi un folto pubblico. Infatti l’editore aveva pregato Massimo Fini di presentare [un mio libro]. Fu gentile, parlò tutto il tempo del suo ultimo saggio su Nietzsche senza mai menzionarmi. Antonio Padellaro, Solo la verità, lo giuro, Piemme 2024 (da Dagospia).
Nessun editore italiano, tra quelli che lo pubblicano, ha inserito Roberto Saviano nella lista degli autori proposti per partecipare alla Fiera del libro di Francoforte. Mondadori, Solferino, Feltrinelli e Bompiani rispondono tutti nello stesso modo: non l’abbiamo inserito. [Quindi] niente censura di regime. Ma a differenza di moltissimi altri scrittori italiani che non sono stati inseriti nella lista perché al momento della compilazione, proprio come Saviano, non avevano nuovi libri in catalogo, e a differenza di Paolo Giordano e Francesco Piccolo che stanno rifiutando l’invito a Francoforte in solidarietà con Saviano... ecco, a differenza di loro, Saviano ci sarà comunque a Francoforte perché invitato dai librai tedeschi. Lui sì, loro no. Salvatore Merlo, il Foglio.
C’è una sola cosa più sbagliata che dare l’esempio: seguirlo. Roberto Gervaso.