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 2024  maggio 31 Venerdì calendario

Intervista ad Angelina Mango


Angelina Mango, si è appena concluso l’anno che le ha cambiato la vita.
«Eh Amici, Sanremo ed Eurovision uno dopo l’altro».
Ad Amici ha vinto la categoria per la categoria Canto, a Sanremo ha battuto tutti e all’Eurovision è arrivata settima con 20 milioni di visualizzazioni su Instagram e TikTok.
«Diciamo che è stato un anno emotivo».
Solo emotivo?
«È stato anche motivo».
Di cosa?
«Motivo di crescita. Vivendo e attraversando queste cose mi sono resa conto che le posso fare. Insomma sono più adulta».
Mentre parla, Angelina Mango è come se avesse sempre un velo di malinconia. È gioiosa, e come potrebbe non esserlo, ma si protegge con il pudore dei sentimenti, quella cosa che ce l’hai non ce l’hai ma, se ce l’hai, ti impedisce di esternarli in modo sfacciato o invadente. Forse per questo tanti artisti, come lei, usano il grimaldello della musica per potersi svestire completamente delle proprie sensazioni e comunicarle, persino urlarle, al mondo. Lei ora lo fa con il suo primo album di inediti che esce oggi, si intitola Poké melodrama e celebra il suo secondo inizio decisivo. Prima il disco, poi i principali festival italiani ed europei prima di farsi un doppio giro autunnale di concerti. Nei club italiani con già tanti sold out (ad esempio Roma, Milano e Napoli). E poi in Europa con passaggi a Parigi, Monaco e Londra, il raddoppio della data di Parigi (nuova concerto l’8 novembre a Les Etoiles) e il sold out a Colonia con conseguente spostamento in un locale più grande, ossia l’Essigfabrik. In poche parole Angelina figlia di Pino e Laura, 23 anni compiuti da poco, sta diventando un catalizzatore di attenzione. I fan la seguono (8 dischi di platino, oltre 383 milioni di stream audio e video). E l’ambiente musicale la stima, visto che il nuovo disco raccoglie ospiti e produttori che hanno un bel peso specifico. Sia chiaro, lei firma tutti i brani insieme con il meglio in circolazione. Il primo singolo Melodrama è con Federica Abbate e Alessandro La Cava, per dire. La noia, che ha vinto il Festival, è scritto con Madame e prodotto da Dardust. Ed Edmund e Lucy è stata composta insieme al fratello Filippo. Le atmosfere non sono mai prevedibili, neppure quando, come in Another world con il feat. di Villabanks, il mondo è quello strausato del reaggaeton e del clubbing. In sostanza, Poké melodrama è la ricerca di una crescita, di un distacco dalle consuetudini e dai luoghi comuni di tanto pop. Segue insomma la lezione di famiglia, quella di chi si è speso fino in fondo per trovare l’upgrade, il passo in più, il miglioramento ulteriore. «Mi viene così, anche in studio di registrazione sono molto attenta».
Attenta quanto?
«Diciamo che sono molto presente, una perfezionista totale al punto che forse i miei musicisti mi odiano...».
Si vedeva già durante Amici di Maria De Filippi.
«Ero una ragazza che cresceva, ora lo capisco. La distanza da miei cari, dalle persone di famiglia mi ha stimolato ancora di più a cercare quello che sarei diventata. E credo sia giusto così».
E i pregiudizi che talvolta l’hanno pedinata?
«Non voglio pensare ai pregiudizi degli altri o alle critiche su come mi vesto. L’unica certezza è che, quando canto, si superano i pregiudizi».
Il New York Times si è chiesto se «Angelina Mango può diventare la prossima stella italiana del pop mondiale?».
«Quando ho letto quell’articolo sono stata felice. Mi sento davvero soddisfatta di come ho affrontato l’Eurovision Song Contest. Penso che la musica sia un linguaggio universale».
Ci sono state polemiche intorno alla sua interpretazione di Imagine. Si dice che non ne fosse soddisfatta.
«Solo perché dopo sono andata via di corsa? In realtà ero commossa e non volevo che le mie lacrime potessero turbare un momento così importante e delicato non solo per me».
Esce con un disco nuovo. L’idea di fare un disco intero è sempre meno popolare.
«Per me il disco è centrale nella storia di un artista».
Perché Poké melodrama?
«Perché raccoglie tanti elementi diversi selezionati con un’unica sensibilità».
Ma ci sono anche tanti ospiti.
«Li ho scelti non per convenienza ma perché sentivo il bisogno di coinvolgerli in questo progetto».
Marco Mengoni in Uguale a me?
«Un brano che parla all’umanità di tutti noi. Una volta che l’ho scritto con Cheope e altri, ho capito che avrei voluto condividerlo con Marco. È molto pop, va bene per i concerti ma rende l’idea che siamo tutti uguali pur nella vastità delle nostre sfumature».
Lei non è una che «parla» molto.
«Spesso ho l’impressione di dire tutto o troppo, ma stavolta ci sono cose che non pensavo di poter dire a voce così alta. Insomma qui guardo le persone negli occhi».