Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  maggio 31 Venerdì calendario

Rinascimento psichedelico


Usare droghe pesanti per curare depressione e malattie mentali non è più una suggestione. Gli esperti parlano ormai di «rinascimento psichedelico» visto il crescente interesse di ricercatori e industrie farmaceutiche per la psilocibina contenuta nei «funghetti magici», Lsd, mescalina (Peyote Cactus), Dmy, l’Lsd. E l’ecstasy, chiamata anche Mdma o Molly, potrebbe presto essere commercializzata a scopo terapeutico per i pazienti che soffrono di disturbo da stress post-traumatico. Infatti, nonostante la consapevolezza che l’abuso di questa droga possa provocare serie conseguenze negative per la salute, diversi team di ricerca affiliati a istituti in tutto il mondo stanno valutando la possibilità di impiegare la sostanza come adiuvante durante le sessioni di psicoterapia. È in atto un cambio di prospettiva. Gli scienziati ritengono che queste sostanze, a lungo tempo bandite da qualunque forma di sperimentazione per fine terapeutico a causa dei rischi legati all’abuso e alla dipendenza, in realtà potrebbero migliorare la salute di depressi o chi è affetto da malattia mentale. E il mondo della farmaceutica è in fermento.
Sono state già ipotizzate stime succulente: il mercato degli psichedelici in ambito clinico, potrebbe raggiungere un valore di oltre otto miliardi di dollari entro il 2028. Una scadenza quasi imminente. Non è un caso che anche gli esperti italiani riuniti a Verona per il congresso nazionale della Società Italiana di Psichiatria (Sip), abbiano deciso di dedicare al tema un’intera sessione.
Spiega Liliana Dell’Osso, presidente Sip: «Queste molecole bandite negli anni ’70-’80 perché ritenute dotate di un alto potenziale di abuso e prive di un apprezzabile valore medico, col nuovo millennio sono tornate al centro dell’interesse scientifico rimanendo tuttavia in bilico tra chi cautamente frena e prende le distanze dagli errori del passato e chi invece, con toni entusiastici, si spinge in avanti intravedendo un enorme potenziale terapeutico».
Tra gli entusiasti c’è Rick Doblin, fondatore dell’organizzazione no-profit Multidisciplinary Association for Psychedelic Studies (MAPS) che ha presentato una richiesta di approvazione alla Fda di un trattamento per il disturbo da stress post-traumatico a base di Mdma, la famosa ecstasy. E il prossimo agosto potrebbe essere annunciata, come decisione storica, la prima «terapia psichedelica» approvata negli Usa. Anche altri paesi si muovendo nella stessa direzione. L’anno scorso l’ente regolatore australiano ha autorizzato l’uso di Mdma e psilocibina per usi medici. E l’Agenzia dei medicinali europea (Ema) ha incluso una sezione sugli psichedelici nelle sue Linee Guida per la depressione resistente. Ma ovviamente l’uso di certe droghe vanno dosate con cautela. Giancarlo Cerveri, responsabile della sessione al congresso Sip, oltre che primario di psichiatria a Lodi, ricorda «che l’effetto della psilocibina (funghi allucinogeni) è immediato ma va supportato da un intervento di tipo psicologico e somministrata in un ambiente sanitario. I benefici sembrano indiscutibili: persistono per mesi e la psilocibina non appare a rischio di dipendenza».
Per gli psichedelici atipici, invece, la Ketamina è stata ampiamente utilizzata per la depressione resistente e un suo derivato (Esketamina) è già utilizzata anche in Italia per questa tipologia di disturbo.