La Stampa, 31 maggio 2024
Francesca Fagnani manacciata
Ora Francesca Fagnani dice di non avere paura per le minacce ricevute, «perché ho fatto solo il mio lavoro di cronista sulla criminalità organizzata romana sugli atti giudiziari». Ma l’allarme resta alto, tanto che la prefettura ha disposto un’attività di vigilanza nei suoi confronti da parte delle forze dell’ordine.
A finire nel mirino di importanti esponenti della malavita della capitale è il libro Mala. Roma criminale. In seguito alle rivelazioni degli affari loschi all’ombra del Cupolone, la conduttrice del talk show Le Belve è stata denigrata e insultata. Per fortuna non ci sono state minacce di morte o che facciano temere per la sua incolumità. Ma le parole di astio e il livore nei suoi confronti sono stati tali da preoccupare la procura guidata da Francesco Lo Voi. Durante un’inchiesta della Dda (Direzione distrettuale antimafia), condotta dall’aggiunto Ilaria Calò e dal pm Francesco Cascini, è emersa la circostanza delle minacce e la notizia, alcune settimane fa, è stata riferita al prefetto Lamberto Giannini.
Di qui la convocazione di un Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica per affrontare la questione. Un caso sicuramente delicato che ha convinto la prefettura a disporre una Vgr, acronimo di Vigilanza generica radiocontrollata, nei luoghi frequentati dalla giornalista e conduttrice televisiva. Quindi una particolare attenzione sia nei pressi della sua abitazione, sia sul luogo di lavoro.
Si tratta di una misura di controllo che rappresenta il primo step nella scala della vigilanza alle persone a rischio. I carabinieri hanno quindi informato Francesca Fagnani della circostanza e lei si definisce «tranquilla. Non ho paura perché io mi sono limitata a unire tutti i puntini delle tante indagini a Roma supportate dagli atti giudiziari. È una vita che svolgo questa professione e che mi occupo di questi temi. L’omicidio di Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik, l’ho seguito dal primo momento e ho voluto approfondire il tema dello spaccio». Fagnani aggiunge che ha ritenuto interessante occuparsi del «cartello del narcotraffico partendo dal suo vertice e dai suoi vice re di maggiore caratura. Ma ho fatto tutto in base agli atti, anche per questo sono serena».
Mala. Roma criminale racconta la criminalità organizzata e le realtà malavitose che si contendono la piazza della Capitale. Lo spunto da cui prende il via la narrazione è l’omicidio di Fabrizio Piscitelli, noto appunto come Diabolik, capo degli ultras “Irriducibili” della Lazio, ai vertici della cosiddetta “batteria di Ponte Milvio”.
Il 7 agosto 2019 al Parco degli Acquedotti a Roma, Piscitelli viene freddato da un sicario travestito da runner, che lo raggiunge mentre è seduto su una panchina e gli spara alla testa da distanza ravvicinata. Diabolik è solo la punta dell’iceberg di una rete criminale che governa la Capitale: il cartello di Michele Senese, la mala storica e quella emergente, e poi il gruppo degli albanesi, un altro cartello violento e potente, cresciuto all’ombra di Diablo. Facevano parte della sua batteria di picchiatori e oggi sono i veri re della cocaina, a Roma come nei porti del Nord Europa.
Fagnani, che ha esordito come giornalista televisiva con Annozero di Michele Santoro, scrive: «Morte che genera morte, delitti che innescano vendette, omicidi che si assomigliano, per la dinamica dell’esecuzione, per il contesto in cui maturano, perché la mano di chi preme il grilletto è sempre la stessa. Non è Tijuana, no: è Roma».
Diabolik è il fil rouge che consente di scivolare nelle viscere di una città che non è vero che non vuole capi. C’è la città “di sopra”, immutabile nella sua bellezza, imperturbabile nella sua indolenza, che galleggia su quella “di sotto”, persa e dannata, una cloaca attraversata dalla ferocia e invisibile a chi non abita quel mondo, dove le minacce non bastano, e allora si tortura, si spara, si organizzano sequestri e pestaggi, al tempo in cui gli equilibri di una precaria pace mafiosa sono saltati. E poi ci sono morti che sono presenze incombenti. —