Il Messaggero, 30 maggio 2024
Biografia di Margherite Duras
«Dalla limousine, un elegantissimo signore mi guarda. Non è bianco, ma è vestito all’europea... Io ci sono abituata. Nei paesi coloniali tutti guardano le bianche, anche se sono bimbette di dodici anni... è sceso dalla limousine, fuma una sigaretta inglese, guarda la ragazza con il cappello da uomo e le scarpe d’oro, le si avvicina lentamente. É palesemente intimidito”.
Queste frasi sono state scritte in un libro celebre e scandaloso, L’amante, che venderà innumerevoli copie, vincerà il Goncourt, sarà trasposto in un film. L’autrice è Marguerite Duras, che in quelle dolorose e affascinanti pagine racconta, in modo un po’ romanzato, la propria storia.
LA STORIA
La storia di una bambina nata nell’Indocina francese (oggi Vietnam) il 4 aprile 1914. E figlia di due francesi: il padre, Henri Donnadieu, è un dirigente scolastico, la madre Marie fa l’insegnante. Viscerale è il rapporto di Marguerite con il genitore: è lui a volere che studi in un collegio privato di Saigon. Ma Donnadieu muore presto, lasciando la moglie, la bambina e i due figli maschi in una difficile situazione, economica e non. Perché Marie adora il figlio maggiore, vizioso, nullafacente e violento, e lascia che i due minori crescano in una casa in cui le percosse sono all’ordine del giorno.
LA POVERTÀ
La povertà, la difficoltà di essere precipitati in fondo alla scala sociale, la solitudine, la necessità di aiutare la famiglia... Tutti questi problemi ossessionano la ragazzina, bianca ma povera, che finirà per allacciare una torbida relazione con il ricco asiatico ventisettenne Huynh Thuy Le, incontrato sul traghetto che attraversa il Mekong.
Marguerite, con un feltro rosa dal nastro nero in testa, sta tornando a scuola con l’autobus, che percorre quel tratto sul traghetto.
«Non prenderò più l’autobus degli indigeni. D’ora in poi avrò una limousine per andare al liceo», scrive ancora. Prende infatti l’avvio quell’iniziazione, quella relazione che ha, come scrive nel libro Scandalose Cristina De Stefano, «il denaro come motore del desiderio, fin dal primo momento».
LA PASSIONE
L’uomo si innamora follemente della ragazzina. «Fin dal primo momento lei si rende conto di averlo in suo potere – dice la Duras, parlando di sé ne L’Amante Dunque anche altri potrebbero cadere così in suo potere, se solo se ne presentasse l’occasione».
Huynh mantiene la sua famiglia, ma viene da questa disprezzato, poiché è cinese. Il padre di lui fa pressioni perché chiuda la storia: per ottenere il suo scopo, paga una grossa cifra a Marguerite e alla madre. Nel 1932 la ragazza si sposta in Francia, studia il diritto e la matematica, rimanendo idealmente legata alla terra natale. Sa già che intende scrivere. «Nella vita non si è nessuno... Si esiste solo nei libri. Sono una che scrive, non una che vive». Conduce una vita libera, trasgressiva. «Tradivo sempre gli uomini con cui vivevo. Me ne andavo. Questo mi ha salvata». É una sopravvissuta. Che, appunto, ha voluto sopravvivere a tutti i costi, portando nell’animo cicatrici che la condurranno all’alcolismo.
IL MATRIMONIO
Nel ’39 sposa Robert Antelme: uno dei testimoni di nozze è il di lei amante. Pubblica un romanzo, ha un bambino che nasce morto o muore qualche tempo dopo. Scompare anche l’amato fratello minore di Marguerite, Paulo.
Lei scivola nella depressione, tuttavia trova la forza di aderire con il marito alla Resistenza francese durante l’occupazione tedesca. Conosce il giovane Mitterand, che gioca un ruolo rilevante nell’aiutarla. Nel frattempo, la scrittrice ha allacciato una relazione con il bel Dionys Mascolo. Antelme lo sa. Comincia un complesso triangolo di amore e amicizia. Sono sentimenti veri, anche se assai intricati. Nel ’44 Robert viene arrestato dalla Gestapo e la Duras – ha preso quel nome ispirandosi a un villaggio francese dove si trovava la casa paterna – tenta di farlo liberare. Ma lui viene deportato a Dachau. Nell’aprile ’45 giunge la notizia che è ancora vivo, benché malatissimo. Sarà Dionys a recarsi in Germania in auto, per recuperare Antelme. Il quale torna a Parigi in condizioni disperate. Sono la moglie e il compagno di lei a salvargli la vita, alternandosi al suo capezzale.
La tremenda vicenda ispirerà alla Duras “Il Dolore” – “Quando scrivo, smetto di amarti” – e a Robert “La specie umana”. Nel ’47 Marguerite ha un figlio da Dionys e Robert lascia la loro casa. La scrittrice milita nel Partito Comunista, da cui poi sarà espulsa. Nel ’50 pubblica “Una diga sul Pacifico”, definito da Vittorini «il più bel romanzo francese del dopoguerra»; fa uscire racconti brevi e romanzi, è la sceneggiatrice di Hiroshima mon amour e di altri film.
L’ULTIMO COMPAGNO
Beve moltissimo, la già difficile relazione con Dionys finisce, lei si isola in campagna. Riceve sempre molte lettere dai suoi lettori, fra cui quelle del giovane Yann Andréa. Che infine si presenta alla porta. I due cominciano una storia singolare e molto stretta. Quando le tremano troppo le mani, la Duras detta a Yann i suoi testi. Muore, infine, nel 1996 per un tumore. «É difficile morire, ma a un certo momento ti accorgi che le cose della vita devono finire. É la vita. É tutto».