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 2024  maggio 30 Giovedì calendario

Periscopio

Stoltenberg? Lo ricordo quand’era primo ministro norvegese e ancora non soffriva di demenza. Vladimir Putin.
Gli fa subito eco (pronti, via) il Fattosky quotidiano: «La Nato ci porta alla catastrofe. Fermiamola subito».
Armi contro la Russia. S’allarga il fronte del sì. Il Messaggero.
[O] c’è qualcuno in giro per le capitali europee che possa definire la guerra ucraina come una guerra aggressiva? (…) il fatto anomalo e forse scandaloso è costituito dal limite posto dall’Occidente e dagli Usa all’uso offensivo delle armi fornite all’Ucraina. Kiev conduce una sanguinosa e impari guerra di difesa del territorio nazionale, del popolo e dello stato ucraino: se non fosse in condizioni difficili, sarebbe stato naturale rifiutare un aiuto così concettualmente limitato e logicamente sbagliato. Domenico Cacopardo, ItaliaOggi.

Berlinguer (…) diceva di voler restare nella Nato [per poter] lavorare alla costruzione del socialismo senza subire ingerenze sovietico/russe. (…) Grande balzo all’indietro di Marco Tarquinio. Star delle liste Pd, ingaggiato a Tagadà su La7, Tarquinio indica come cosa opportuna l’abbandono della Nato da parte italiana e, perché no, il suo scioglimento di fronte ad azioni ostili dell’Ucraina verso la Russia condotte con armi occidentali. il Foglio.
Il Pd: «Non è la nostra linea». [Meno male]. Repubblica.
Le accuse di genocidio [a Israele] possono essere contestate ricordando al mondo, se ve ne fosse bisogno, l’inconcepibile efferatezza di Hamas. Corriere.
[Ma intanto:] «In quel tempo non c’era re in Israele; ognuno faceva quello che gli pareva meglio». Il versetto biblico allude a uno dei periodi più vergognosi della storia del popolo ebraico, e compare sia all’inizio che alla fine del Libro dei Giudici: non c’è descrizione più calzante della situazione attuale d’Israele. Il ministro delle Comunicazioni fa confiscare le apparecchiature fotografiche dell’Associated Press; il ministro della Sicurezza nazionale twitta «Hamas – emoticon cuoricino – Biden»il ministro delle Finanze invoca «l’annientamento totale» di Rafah nella Striscia di Gaza; il primo ministro convoca una riunione di guerra per discutere l’ammodernamento della piscina presso la sua residenza privata; sulle reti social i soldati israeliani si ritraggono mentre bruciano il Corano, agitano in aria in segno di scherno gli indumenti intimi delle donne di Gaza, e rubano bambole dalle stanze dei bambini. Non affaticatevi a cercare un filo conduttore che colleghi questi comportamenti offensivi: non esiste nessun piano concordato. È semplicemente una tempesta perfetta, fatta di interessi personali, egoismo, stupidità e messianesimo. Edgar Feret, scrittore e regista israeliano (Corriere della Sera).

Le occupazioni pro-Palestina sono partite, e in modo molto più cruento, negli Usa, ma i dati mostrano che gli americani a larga maggioranza restano pro-Israele e guardano con sospetto a queste occupazioni, che [oltretutto] hanno una chiara colorazione ideologica. [Un fatto che] potrebbe spingere gli elettori indipendenti a guardare con più simpatia ai repubblicani piuttosto che ai democratici. Luigi Curini, politologo della Statale di Milano (Alessandra Ricciardi), ItaliaOggi.
Trump è un pagliaccio e un tiranno. Robert De Niro.
In un mondo dove persino al Papa slitta la frizione sulla «frociaggine», non ci si può stupire se la premier stringe la mano a un presidente di Regione che le aveva mancato gravemente di rispetto, presentandosi a lui come «quella stronza della Meloni». È il nuovo bon-ton istituzionale. Massimo Gramellini, Corriere della Sera.
Se tocca i gay il Papa pop non piace più. La Verità.
Giorgia Meloni e Francesco I, entrambi vestiti di bianco. Meloni: «Semo in sintonia su tutto». Bergoglio: «C’avemo puro lo stesso armocromista». #lepiùbellefrasidiosho (da Dagospia).

Ricordo con malinconia i tempi nei quali, come al solito inascoltato, Benedetto XVI metteva in guardia che nei seminari c’era troppo poca figaggine. Andrea’s Version, il Foglio.
Bergoglio e pregiudizio. Libero.
Dopo lo scivolone «frociaggine», Francesco si scusa: «Nella Chiesa c’è spazio per tutti». il Fatto quotidiano.
Le scuse del Papa qualcuno le troverà soddisfacenti, qualcuno no, ma la mia impressione è che ci si concentri sui punti sbagliati: frociaggine è con tutta evidenza un’espressione poco pastorale, eppure ancora meno pastorali erano le condoglianze, e piuttosto calde, offerte al governo iraniano e alla famiglia di Ebrahim Raisi, il macellaio di Teheran, quando non ne sono mai offerte, nemmeno tiepide, alle famiglie dei ragazzi macellati perché osano ribellarsi alla più tirannica sharia. Mattia Feltri, La Stampa.
Catalogo dei grandi romanzieri che si vorrebbero cancellare? Jane Austin (figlia di razzisti). Geoffrey Chaucer (stuprò la figlia del panettiere). Arthur Koestler (pure lui stupratore). Jack London (sosteneva il genocidio delle razze inefriori). John Steinbeck (sadico donnaiolo seriale). William Golding (stupratore mancato ma pur sempre stupratore). André Gide (pedofilo perso). Pablo Neruda (stupratore, manco a dirlo). George Orwell (cercò di violentare, senza riuscirci, vai a capire, una ragazza di nome Jacintha Buddicom.). Jorge Luis Borges (razzista). Walt Whitman (razzista e barbuto). Tutti reietti. Nel tempo della cancel culture retroattiva, basta perdersi nei dettagli. Anche per i grandi autori che hanno già passato la «reductio ad hitlerum», ma che non possono farla franca con il woke. Dal Foglio.

E poi la neolingua, naturalmente. ItaliaOggi.
Si potrebbe obiettare che, dopotutto, gruppi e minoranze che fanno esperimenti sulla lingua sono sempre esistiti. Pensiamo ai poeti ermetici, alla letteratura sperimentale, al Gruppo 63, per stare al contesto italiano. Ma proprio questi esempi mostrano la radicale differenza con ciò che succede oggi. In quei casi le istanze di cambiamento della lingua non poggiavano, come ora, su un progetto politico di cambiamento della società e tantomeno pretendevano di uscire dall’ambito letterario, coinvolgendo la gente comune. Oggi al contrario la sperimentazione linguistica ha l’ambizione di propagarsi al resto della società e grazie a Internet ha la possibilità tecnologica di farlo. Contemporaneamente, i suoi destinatari hanno ipso facto la chance di convertirsi, diventare essi stessi propagatori della neolingua e infine ergersi a censori di chi non si converte. Luca Ricolfi, la Ragione.
Avendo fatto l’uomo con le orecchie, Dio pensò bene di dargli la parola. Roberto Gervaso.