Corriere della Sera, 30 maggio 2024
Storia dei senatori a vita
Sono stati 49 in tutto e hanno fatto un pezzo di storia della Repubblica. Ma ora stanno per andare in soffitta. Dopo il taglio dei parlamentari, battaglia simbolo M5S, oggi la maggioranza di centrodestra ha votato la cancellazione dei senatori a vita. L’articolo 1 della riforma, cara alla premier Meloni e che introduce il premierato elettivo, è chiarissimo: abroga il potere del presidente della Repubblica di nominare i senatori a vita, previsto dall’articolo 59 della Costituzione. Anche se gli attuali 5 resteranno in carica, dalla prossima legislatura non ce ne saranno più, di nuovi. È un altro potere del Colle che viene meno, oltre a quello (ancora da votare) di disporre lo scioglimento delle Camere.
Negli archivi di Palazzo Madama, in cima alla lista figura Guido Castelnuovo, illustre matematico, nominato senatore a vita dal capo dello Stato Luigi Einaudi. La data recita: 5 dicembre 1949. Che poi è lo stesso giorno in cui il Colle scelse «per alti meriti artistici» pure Arturo Toscanini. Ma il grande direttore d’orchestra declinò il giorno stesso, scelta rimasta poi senza precedenti. «È un vecchio artista italiano, turbatissimo dal suo inaspettato telegramma – recita il messaggio dell’epoca, da New York al Quirinale – che si rivolge a Lei e la prega di comprendere come questa annunciata nomina a senatore a vita sia in profondo contrasto con il suo sentire e come egli sia costretto con grande rammarico a rifiutare questo onore...».
Poi fu la volta dello storico Gaetano De Sanctis, dello scultore Pietro Canonica, dell’economista Pasquale Jannaccone. Dei poeti Eugenio Montale e Mario Luzi e del grande autore teatrale Eduardo De Filippo. Sono stati automaticamente senatori a vita, come dettato dalla Carta, tutti i presidenti della Repubblica: Enrico De Nicola, Luigi Einaudi, Giovanni Gronchi, Antonio Segni, Giuseppe Saragat, Giovanni Leone, Sandro Pertini, Francesco Cossiga, Oscar Luigi Scalfaro, Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano. Mentre tra gli altri, per nomina: Norberto Bobbio, Giovanni Spadolini, Giovanni Agnelli e Giulio Andreotti.
Notazione politica: al centrodestra, che non è mai riuscito a far eleggere al Quirinale nessuno dei suoi esponenti, la figura del senatore a vita non è mai andata troppo a genio. Basti pensare agli epiteti che furono rivolti a Rita Levi Montalcini, con in testa gli esponenti di Lega e An, per il suo sostegno al governo Prodi, che in quella fase era in bilico. Scarsa considerazione anche da parte della medesima Meloni: anni fa, quando scattò una raccolta firme per chiedere la nomina di Berlusconi a senatore a vita, l’allora leader dei «piccoli» Fratelli d’Italia aderì, precisando però che si trattava «di un istituto ottocentesco da abolire, slegato dalla volontà popolare e non suffragato dal voto». Mentre per le nomine di Claudio Abbado, Elena Cattaneo, Carlo Rubbia e Renzo Piano – sul Colle c’era Giorgio Napolitano – la futura premier fu durissima, sostenendo che «sono stati nominati per puntellare la maggioranza di centrosinistra al Senato, alterando di fatto gli equilibri usciti dalle urne».
Gli attuali 5 senatori a vita rimasti sono: Mario Monti, Elena Cattaneo, Renzo Piano, Carlo Rubbia e Liliana Segre, l’ultima nominata dal presidente Sergio Mattarella «per altissimi meriti nel campo sociale». E se la riforma del premierato superasse anche il referendum, il prossimo Parlamento dovrà dire addio alla figura dei «saggi».