Corriere della Sera, 29 maggio 2024
I repubblicani vogliono «processare» Fauci
New York Tre giugno 2024: è il giorno programmato dai repubblicani per la crocefissione di Anthony Fauci. Lo scienziato che per 38 anni è stato l’immunologo della Casa Bianca servendo sotto 7 presidenti è diventato anche il medico più famoso del mondo negli anni della lotta contro l’epidemia del Covid-19.
Malsopportato da Donald Trump, appoggiato da Joe Biden, il virologo d’origine italiana è stato comunque determinante, anno dopo anno, nelle mosse-chiave del governo Usa per combattere non solo il coronavirus, ma anche epidemie precedenti, da Ebola alla Sars. Senza le sue battaglie contro i tabù sull’Aids e il suo sostegno ostinato alla ricerca, difficilmente si sarebbe arrivati in tempi relativamente brevi ai cocktail coi quali oggi si cura questa terribile sindrome.
Ma è stato il Covid a renderlo celebre nel mondo: celebre e controverso. Nemico giurato del mondo no-vax e detestato dai trumpiani che vivono di teorie cospirative, nonostante Trump sia sempre stato un sostenitore dei vaccini. Ma l’ex presidente, che ha accusato i cinesi di essere responsabili della pandemia, etichettando il Covid-19 come «virus di Wuhan», non è mai riuscito a convincere Fauci a fare lo stesso: per lo scienziato non c’è modo di arrivare a certezze assolute sulla provenienza del coronavirus.
Molti repubblicani, insospettiti dalla collaborazione che gli istituti di ricerca Usa hanno avuto per molto tempo coi laboratori cinesi (compreso quello di Wuhan), sostengono fin dal 2020 che Fauci stia coprendo qualche responsabilità americana. Sotto attacco mediatico da anni, minacciato di morte un’infinità di volte, la vita sua e della sua famiglia devastata, Fauci è diventato bersaglio politico-giudiziario dei trumpiani da quando, due anni fa, i repubblicani hanno conquistato la maggioranza della Camera e hanno potuto creare una serie di commissioni per mettere sotto accusa vari aspetti dell’attività del governo democratico di Biden.
La sottocommissione sulla pandemia da coronavirus ha lavorato alacremente usando i suoi poteri giudiziari per ottenere 30 mila pagine di email scambiate tra i virologi degli istituti governativi. A gennaio ha convocato e interrogato per due giorni a porte chiuse Fauci: otto ore di testimonianza della quale non esistono trascrizioni pubbliche, ma che verranno probabilmente usate per mettere in difficoltà lo scienziato 83enne quando, la prossima settimana, comparirà in un’udienza pubblica: stavolta l’hearing sarà teletrasmesso e l’evento sembra concepito come un vero processo. Con la sentenza già annunciata tra le righe delle note diffuse nei giorni scorsi dalla commissione.
Nel corso delle loro indagini, gli investigatori repubblicani sono riusciti a cogliere in fallo David Morens, per anni consigliere scientifico di Fauci che ha ammesso di aver cancellato (o tentato senza successo di cancellare) email relative ai suoi rapporti con Wuhan e a quelli con EcoHealth: un laboratorio privato non-profit che ha come missione «proteggere la salute pubblica dalle malattie» che a partire dal 2014 ha ricevuto finanziamenti pubblici dall’Istituto per le malattie infettive diretto da Fauci. Fondi in parte successivamente girati al laboratorio di Wuhan per svolgere alcuni esperimenti.
Dalle mail pubblicate dalla sottocommissione emerge che EcoHealth ha commesso irregolarità nella gestione di questo finanziamento pubblico e che Morens ha cercato di nascondere la cosa rassicurando il presidente di EcoHeath, Peter Daszak: inviti a comunicare con le mail private per sfuggire alle richieste di informazioni su atti pubblici presentate in base al Freedom Of Information Act. E, poi, rassicurazioni: andrà tutto bene perché siamo protetti dall’autorevolezza di Fauci. Mercoledì scorso Morens, interrogato dalla sottocommissione, ha riconosciuto le irregolarità per aiutare Daszak del quale si è detto amico personale da vent’anni. Non ha accusato Fauci di esserne al corrente, ma davanti a domande ripetute, ha detto di ricordare vagamente un colloquio nel quale aveva accennato ai problemi di EcoHealth, e che lo scienziato era rimasto in silenzio.
Non è difficile arrivare alla conclusione che le ammissioni di un ex collaboratore di Fauci verranno usate per mettere il capo sotto accusa.
Fauci sapeva? Lo ha difeso? Quanto gravi sono le mancanze di questo collaboratore dello scienziato? La prossima settimana si discuterà di questo, ma la presidenza repubblicana nella sua ultima nota usa un linguaggio durissimo: «Ci sono email che fanno ritenere che Fauci fosse al corrente del nefasto comportamento di Morens e potrebbe essere stato coinvolto egli stesso nei tentativi di occultare documenti».
Il 18 giugno uscirà On Call, il libro di memorie (sottotitolo: Il viaggio di un medico nel servizio pubblico) col quale Fauci vuole raccontare, spiegare a tutti, la complessità e l’importanza delle sfide che ha affrontato per 40 anni cercando di tutelare al meglio la salute dei cittadini. Prima, però, lo aspetta la Via Crucis del Congresso.