Corriere della Sera, 28 maggio 2024
Periscopio
Nato scatenata. Incita Kiev ad attaccare Mosca. La Veritasky.
Stoltenberg si scusa o rettifica o si dimette. Matvej Salvinoff, tg24.sky.it
Per Stoltenberg, «è ora che gli alleati considerino se rimuovere alcune delle poste sull’uso delle armi donate all’Ucraina (…) contro legittimi obiettivi militari in territorio russo». Tradotto: il Segretario Generale non autorizza niente – né avrebbe l’autorità per farlo; non ci sono armi Nato, ma soltanto armi fornite dai Paesi della Nato; le restrizioni sono loro e solo loro possono alleggerirle; i bersagli militari in territorio russo sono circoscritti alle retrovie dell’offensiva contro Kharkiv. Decifrato (dall’Economist): il messaggio di Stoltenberg è indirizzato a Washington dove si sta dibattendo se dare all’Ucraina più margine per colpire «basi militari e batterie missilistiche poche miglia in territorio russo». Stefano Stefanini, La Stampa.
«Fermate subito l’offensiva a Rafah». L’ordine a Israele dalla Corte dell’Aja.Repubblica.
La Corte dell’Aja interviene sulla condotta della guerra tra Israele e Hamas con una richiesta (chiamarla sentenza espone al ridicolo) oggettivamente favorevole ai capi [di Hamas]. La tribunalizzazione della guerra sarebbe una cosa bellissima [ma] si tratta, con ogni evidenza, di un’utopia tragicomica. Giuseppe De Filippi, Di cosa parlare stasera a cena.
È l’estrema destra israeliana a reagire per prima alla sentenza. Il ministro per la Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir definisce la decisione della Corte «antisemita». «La storia giudicherà chi oggi si è schierato dalla parte dei nazisti di Hamas e dell’Isis», ha dichiarato il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich. Nadia Boffa, HuffPost.
Israele si fa beffe della Corte.il Fattoide quotidiano.
Erano quattro mesi che Tel Aviv non finiva nel mirino di Hamas. All’ora di pranzo otto razzi sono stati lanciati da Rafah su Tel Aviv e sulla parte centrale di Israele, sette dei quali intercettati dal sofisticato Iron Dome, il sistema di difesa antiaerea dello Stato ebraico. Uno si è abbattuto su Herzliya, ferendo leggermente una donna che era in casa. L’attacco non è stato preceduto né dalle sirene di avvertimento né dall’allerta automatica che arriva sui telefonini. Fabio Tonacci, Repubblica.
«La storia è dalla nostra parte», «Dio è con noi». Due varianti – la prima secolarizzata e la seconda religiosamente ispirata – d’una stessa sindrome. [Entrambe] rinviano a un fenomeno politico e sociale di grande rilevanza: il fanatismo. [Oggi] entrano in gioco [anche] sentimenti antisemiti. È un aspetto, ancora compiutamente da esplorare, dell’azione dei gruppi pro-Palestina entro il mondo occidentale. Testimonia dell’incontro e dell’alleanza fra i secolarizzati («la storia è dalla nostra parte») e i religiosamente ispirati («Dio è con noi»), ossia fra un certo numero di occidentali, per lo più giovani, e i propagandisti dell’ideologia di Hamas. La legittimazione morale dell’esistenza di Israele è legata a un genocidio (un genocidio vero), ossia la Shoah. Ma se diventa senso comune l’idea secondo cui lo Stato d’Israele sia a sua volta impegnato in un genocidio, allora quella legittimazione morale viene meno: Israele non ha diritto di esistere. Angelo Panebianco, Corriere della Sera.
[Leningrado, 1970]. Benché lo abbia definito sterile, il pessimismo è comunque meglio della mostruosa, cieca e rabbiosa fede nei salvatori dell’umanità. (…) La maledetta fede nel «nulla» si annida ancora nelle menti immature, come dimostrano i ritratti appesi in alcune famigerate università occidentali. Nadeda Mandel’tam, Speranza abbandonata, Settecolori 2024.
Riporto dal Corriere della Sera, senza nulla aggiungere e nulla togliere all’incipit dell’articolo di Francesco Bertolino: «Il pendolo della storia sta oscillando da Ovest verso Est. È già successo oltre 1500 anni fa e, allora, il risultato fu la caduta dell’Impero Romano. Siamo all’alba di una nuova svolta epocale negli equilibri di forza fra Occidente e Oriente? Ne hanno dibattuto ieri Francesco Gaetano Caltagirone, presidente del gruppo Caltagirone, e Aldo Cazzullo, editorialista del Corriere, durante un evento del Festival dell’Economia di Trento». Confesso di non avere letto il libro di Cazzullo dedicato all’Impero romano, virilmente intitolato Quando eravamo i padroni del mondo, e di non avere neanche una particolare passione per il latino o la storia di Roma. A giudicare dall’articolo mi sembra però che la campagna degli industriali contro il liceo classico stia superando ogni limite. La linea di Francesco Cundari 1.
Confesso di non avere letto nemmeno il libro d’Alessandro Giuli, Gramsci è vivo, di cui trascrivo l’incipit: «Siamo figli della terra e del cielo stellato, celeste è l’origine. Le radici nazionali non possono gelare poiché s’immergono in profondità intangibili che travalicano la favola e l’intreccio storico e si saldano nel nostro genius loci meridiano espresso in una lingua universale d’assolata Concordia». Rettificando il giudizio espresso nella precedente segnalazione, comincio a pensare che abolire il liceo classico sarebbe forse il male minore. La linea di Francesco Cundari 3.
L’ultima trovata di Conte: reddito di cittadinanza in Europa. Conte a Ursula von der Leyen: «Ce sta qui un balcone pe’ annuncià l’abolizione della povertà europea?». Osho, il Tempo.
Elly Schlein: «Compagni, “Telemeloni” ce l’ha fregato. “Borgatara” e “Pesciarola” lo ha rubato alla nostra base... Qui pare che stiamo a fa’ copy per Giorgetta la Ducetta». Voce fuori campo: «Ehi, “Giorgetta la Ducetta”: fico! Usiamolo!» Elly Schlein: «Mi sa che non mi sono spiegata. Di nuovo». Makkox, il Foglio.
Vannacci separato in casa. Una campagna elettorale solitaria mentre il partito lo snobba. Repubblica.
Nell’ultima versione in scena a Londra e presto a Broadway, [proibita] agli adolescenti la più famosa storia d’amore tra adolescenti, Romeo e Giulietta. Hanno espulso dal testo qualunque contenuto che potesse suonare ansiogeno, e chissà quanto avranno dovuto lavorare di forbici per ripulire una tragedia densa di conflitti, complotti e veleni. Ma anche censurando tutto il censurabile, non potevano cambiare il finale e far partire Romeo e Giulietta per una crociera ai Caraibi. Massimo Gramellini, Corriere della Sera.
Solo gl’imbecilli vissero «felici e contenti». Roberto Gervaso.