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 2024  maggio 28 Martedì calendario

Intervista a Nelly Furtado

Sorriso smagliante e occhi tempestati di brillantini, Nelly Furtado ha proprio l’aria di divertirsi in questo nuovo capitolo della sua vita artistica. Fenomeno di inizio millennio con hit come «I’m Like a Bird» e «Turn Off the Light», la popstar canadese prelude al suo ritorno internazionale con «Love Bites», singolo che ha realizzato insieme alla collega svedese Tove Lo e al dj SG Lewis e che, racconta via Zoom, anticipa un nuovo album.
Che cosa dice di lei il ritmo dance di «Love Bites»?
«Io ballo molto, è una delle gioie della mia vita, e sono felice di essere ripartita con questa, di energia, perché proprio i dj mi hanno riportata alla musica. Molti di loro hanno iniziato a remixare le mie vecchie canzoni e quindi ho pensato che l’universo mi stesse dicendo qualcosa».
«Love Bites» è anche un brano molto sexy, era questo l’intento?
«Sì, sono una donna adulta, ho 45 anni e mi ci sento del tutto a mio agio. Quando ho scritto il testo mi sono innamorata dell’energia femminile che sprigiona. E anche Tove Lo ci mette il suo modo di essere sexy: le nostre voci insieme quasi non si distinguono e questo mi piace molto».
Arriverà anche un album?
«Sì, ho iniziato a lavorarci quattro anni fa. Sono partita piano, ma ora lo sto finendo. È un disco pop, nella forza melodica, negli arrangiamenti e nei testi. Sono molto coinvolta in tutto il processo, dalla scrittura alla produzione, ed è una cosa di cui sono molto orgogliosa. Si sentirà davvero la mia essenza».
Come mai questo ritorno ora? Cosa c’è stato in mezzo?
«Ho tre figli: la più grande ha 20 anni e i più piccoli 6 e 5. Dopo gli ultimi due ho deciso di prendermi una pausa di quasi cinque anni e sono entrata così tanto nel ruolo di madre che ho quasi dimenticato quello dell’artista. Lentamente ho capito che avevo bisogno di ritrovare la mia voce. Ora sono così felice ed entusiasta perché sono finalmente di nuovo me stessa. Certo, anche essere madre è una gioia, ma non bisogna sacrificare le proprie passioni».
La sua primogenita è arrivata quando era all’apice del successo. È stato difficile?
«Forse sono stata una pioniera. Mi portavo la bambina in tour e credo che la gente pensasse che ero fuori di testa. Facevo le giornate di promozione con la neonata di due mesi, tra una cosa e l’altra allattavo, ma ho capito che bisogna fare ciò che si sente giusto per sé, anche quando per gli altri non ha senso. Mia figlia oggi lavora nella musica, è una tipa tosta, mi ha anche aiutata col mio disco e credo davvero che quegli anni di viaggi precoci abbiano contribuito a renderla chi è oggi».
Ha visto un cambiamento per le donne artiste?
«Assolutamente sì. Ci siamo evoluti un sacco. Mia nonna, la mia avò portoghese, all’inizio era preoccupata per me perché c’erano poche donne nel mondo della musica. Mia mamma non ha potuto suonare nella banda del villaggio perché era solo per i maschi e così ha fatto di tutto perché io da piccola suonassi. Con ogni generazione riscriviamo le regole».
Negli anni ha sperimentato molto: le è servito per capire che sound vuole oggi?
«Confesso che io uso la noia come mio strumento di navigazione. Mi è stato diagnosticato un adhd, un disturbo dell’attenzione e quindi fatico a concentrarmi, cambierei tutto continuamente. Mi annoio a cantare in inglese, allora canto in spagnolo, ci aggiungo più dance… Voglio sempre provare cose nuove».
Oggi parlare di salute mentale non è più un tabù?
«Sì e lo adoro perché io ho dovuto adattarmi molto. Soprattutto se sei donna e madre, può esserci uno stigma ad avere un adhd, tutti si aspettano che tu debba avere una casa ordinata e cose del genere. Leggere di altre situazioni simili alla mia mi ha aiutata a togliere il senso di colpa e a pensare invece a quel che mi rende speciale proprio grazie a questo disturbo. Quando sono in studio di registrazione mi aiuta molto perché magari scrivo tre canzoni insieme. Così inizi a essere più gentile con te stessa e a perdonarti, non perché tu abbia fatto nulla di male, ma proprio perché riesci ad amare ogni parte di te».
Per me è stata una grande benedizione accettarmi per ciò che sono, non giudicarmi per i miei anni o altro
Sull’età, come artista donna, avverte uno stigma?
«Non direi, perché ultimamente le donne adulte nella musica sono veramente adorate, cito solo Shakira che ha 47 anni e sta facendo la miglior musica della sua vita. Sarà un cliché ma penso davvero che con l’età si migliori. Per me è stata una benedizione accettarmi per ciò che sono, non giudicarmi per i miei anni o altro. Anche se a volte mi sento immatura come una bambina di cinque anni».