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 2024  maggio 28 Martedì calendario

L’interrogatorio a Signorini

GENOVA Dopo poco più di due ore di interrogatorio, l’avvocato difensore dichiara che Paolo Signorini «ha riconosciuto la sostanziale inappropriatezza di una frequentazione con quello che ha sempre ritenuto un amico. Col senno di poi, ha capito che il suo non era un comportamento adeguato». Signorini è l’ex presidente dell’Autorità portuale di Genova, il suo «amico» è Aldo Spinelli, il re della logistica locale. Sono loro gli indagati intorno ai quali ruota l’inchiesta per corruzione che il 7 maggio ha stravolto la Liguria con l’arresto del governatore Giovanni Toti.
Il tempo relativamente breve in cui Signorini (l’unico in carcere) ha risposto a una lista di una dozzina di domande dei magistrati, a fronte di accuse molto pesanti e complesse, è indice che l’interrogatorio è rimasto in superficie, con l’indagato a negare di essersi fatto corrompere da Spinelli affermando, come ha detto il suo avvocato Enrico Scopesi, di non averlo mai favorito su pressione del potente governatore. Non ha convinto la Procura.
Due anni fa Signorini aveva avuto chiaro il dubbio che non fosse proprio corretto che un pubblico ufficiale andasse il fine settimana a Montecarlo a spese di un ricco imprenditore ben 22 volte, e 42 notti, nel lussuoso Hotel de Paris, compresi puntate al casinò, una borsa Chanel e un braccialetto Cartier da 7.200 euro alle sue amiche, o che accettasse la promessa di un lavoro da 300 mila euro l’anno una volta uscito dall’Authority. «Noi c’abbiamo un bellissimo rapporto, sei sicuro che qualcuno non ci tira un attacco ché noi ci vediamo?», chiedeva a Spinelli due anni fa. «Ma Paolo per quale motivo? Tu non fai niente...belin (…) se mi dicono che fai qualcosa per me io il denuncio», rispondeva con sicurezza l’armatore. Signorini: «Ma a Montecarlo se controllano il tuo conto, perché sai…». Spinelli: «Ma non controllano, a Montecarlo stai tranquillo ché lì non esce niente (...) tu non risulti, hai capito?». Li hanno arrestati entrambi. Dopo aver ottenuto la proroga della concessione del terminal Rinfuse il 2 dicembre 2021, secondo l’accusa grazie alle pressioni esercitate da Toti sul «proprio» uomo Signorini in cambio di finanziamenti (74 mila euro) di Spinelli ai suoi comitati elettorali, l’imprenditore ha costruito un rapporto personale con Signorini per ottenere altre aree del porto per le sue attività. «L’iter delle pratiche è stato regolare, non ho svenduto la mia funzione, ho operato solo nell’interesse del porto e degli operatori portuali», ha dichiarato ai magistrati rispondendo anche al gip che, facendolo rinchiudere nel carcere di Marassi, ha scritto che «ha una personalità del tutto incurante dell’interesse pubblico» con totale «asservimento» ai privati.
L’interrogatorio
È l’unico indagato in carcere: «Con Spinelli l’iter delle pratiche è stato regolare»
Signorini partecipa all’incontro con Toti e Spinelli nello yacht dell’imprenditore il primo dicembre 2021, vigilia dell’approvazione della proroga per 30 anni della concessione Rinfuse che, diceva Toti, «se vengono festeggiamo le Rinfuse a Montecarlo!». Il giorno dopo Spinelli non è ancora soddisfatto, vuole anche l’area Carbonile ma Signorini, invece di stopparlo, ironizza: «Sei ingordo».
Una delle tangenti che l’ex presidente dell’Autorità avrebbe incassato sono 15 mila euro che Spinelli ha confermato di avergli «prestato» per il matrimonio della figlia. «Non è vero, li ho ricevuti in prestito da un’amica alla quale li ho restituiti dopo una vincita di 40 mila euro al casinò», ha dichiarato Signorini ai pm. Come erano un prestito gli altri 6.600 che gli ha dato per lo stesso motivo l’imprenditore Mauro Vianello al quale, quando è diventato ad (sospeso) della multiutility Iren, Signorini ha affidato una ricca consulenza da 200 mila euro.